LA NOTA. MARCIANISE. Velardi, invece di continuare a brigare contro di noi muovendo qualche omino delle istituzioni, si confronti in un pubblico dibattito in piazza. Tesi contro tesi, argomento contro argomento, naso contro naso
23 Agosto 2020 - 19:01
Abbiamo voluto aspettare la consegna delle liste, perché noi siamo persone leali. Ci sono almeno una ventina di questioni da spiegare carte in mano. Ma lui non verrà, perché gli piacciono i monologhi, le allusioni e l’alimentazione della cultura del sospetto
MARCIANISE (ginaluigi guarino) – Come ha potuto notare chi ci segue da anni nel racconto delle cose di Marcianise, fortunatamente migliaia di persone, non siamo intervenuti nella fase finale che ha preceduto la presentazione dei candidati perché teniamo molto (è una cosa che sta dentro di noi e non nella vanità dell’apparenza) a rispettare la nostra etica che ci impone di affrontare gli argomenti, di combattere contro chi riteniamo rappresenti un danno ai normali processi di convivenza civile, senza utilizzare colpi bassi, contrapponendo a tempo indeterminato, irriducibilmente, inesaustamente, gli argomenti nostri a quelli che promanano dalle strutture tossiche della sedicente politica cittadina, che sono riuscite nell’autentica prodezza di tenere Marcianise in una condizione di altissima tensione, trasformando la politica locale in una sorta di corrida al limite dello scontro fisico, con un’impudica ostentazione del proprio ego che finisce per sovrastare ogni altra ragione, ogni diritto e la necessità che la politica, quella normale, possa fare il suo mestiere di alto strumento di mediazione, con lo scopo di tentare quantomeno la difficile impresa di fare cose che servano effetivamente al bene comune, che non può essere sotteso alla pratica quotidiana di innaffiare esclusivamente la piantina dei propri interessi, delle proprie necessità materiali ed emotive.
Lo scriviamo oggi perché noi, a differenza sua, amiamo il duello frontale, faccia a faccia, naso contro naso. Ci sentiamo un po’ picarescamente, come Rino Gattuso, quando tallona l’assistente nordista di Simone Inzaghi che gli dà del terrone. Antonello Velardi è così, tira il sasso e ritira la mano. L’unica cosa che ha saputo produrre in questi anni sono stati gli insulti. Ma come l’assistente di Inzaghi, che quell’epiteto lo ha lanciato a Gattuso da lontano, scortato e protetto dagli altri componenti della panchina laziale, così Velardi non ha avuto una sola volta, dico una, il coraggio di scrivere il nome e il cognome, ritenendo (forse) che il sottoscritto si sarebbe rifugiato in una querela. Ma io sono l’antitesi rispetto a quelli del suo giornale che non avendo argomenti di replica, mostrano i muscoli del loro potere economico, assoldando avvocati di grido e pensando di farci paura facendo il verso di Golia. Io non ho mai querelato nessuno, né per comportamenti contro la persona, né benché meno per l’espressione, quand’anche insultante o calunniosa, del proprio pensiero. Siamo gente leale, noi di CasertaCe. Ci piacciono le scazzottate alla luce del sole, quelle che servono per chiarire e per bere, come succede in un degnissimo pub celtico, alla fine, tutti insieme, avendo recuperato grazie a quei pugni e quei cazzotti leali e mai scagliati alle spalle, la tranquillità dei rapporti e il rispetto delle posizioni altrui.
Velardi, invece, ritenendo di poter influire ancora chissà come, da una parte continua a lanciare insulti, dall’altra prova a muovere qualche ultima, residua pedina, la quale, immaginando di muoversi in gran segreto, come un agente del controspionaggio, pensa di compiere indagini sul sottoscritto, quando in realtà è guardato con commiserazione e anche con una certa riprovazione da tanti suoi colleghi che ben mi conoscono da anni e anni e ben sanno quello che ho voluto attraversare, come vere e proprie via Crucis, per fare questo lavoro in maniera davvero libera, senza scendere a compromessi con i poteri obliqui che pullulano di farisei di ogni genere. Perché un giorno o l’altro lo pubblico il mio estratto conto e la fotografo l’auto con cui viaggio, e così confrontiamo questi malmessi strumenti esistenziali con certe case a Roma, con la famosa villa abusiva in cui l’ex sindaco abita (non lo dico io, ma è stato l’ingegnere che lo assiste a chiedere al comune una sorta di sanatoria, dopo l’iscrizione nel registro degli indagati del Velardi da parte della Procura) e anche qualcosina nel centro storico di Napoli.
Se Velardi è un uomo, accetti un confronto pubblico nella piazza principale di Marcianise, con il sottoscritto, ma più che altro con le tesi e le argomentazioni esposte da CasertaCe. Se lo accetterà, siamo pronti a stringergli la mano e ad avere una considerazione diversa rispetto a quella avuta fino ad oggi. Davanti al popolo marcianisano, dovrà però raccontare per filo e per segno ciò che la sua amministrazione ha fatto nella vicenda, tecnicamente e ormai conclamatamene criminale, in merito agli insediamenti speculativi nell’area Interporto; dovrà spiegare perché ha gigioneggiato un mese sotto ad un ombrellone, protestando, così diceva lui, contro la struttura di trattamento dei rifiuti Lea, mentre la sua amministrazione aveva consentito a quell’imprenditore, con ampia possibilità di esposizione di atti amministrativi chiari e incontestabili, di svolgere la turpe attività. Deve spiegare perché c’è voluto un avvocato serio qual è Luigi Adinolfi, per far chiudere quell’ombrellone, con tanto di diffida affinché non sfuggisse al suo dovere di unica autorità in grado di bloccare Lea con un’ordinanza sindacale, che ha avuto sempre a portata di mano.
Esistono documenti inconfutabili. E, dunque, il dibattito lo dobbiamo fare senza svolazzare tra una supercazzola e l’altra, così come succede, invece, puntualmente, negli scritti che il Velardi affida al suo profilo social. Dovrà essere un confronto lungo perché chi scrive dovrà porre almeno una ventina di questioni riguardanti anche uno spregiudicato uso clientelare del potere, vizio che, ci pare di aver notato stamattina, lui con il suo giornale personale, sempre Il Mattino, appioppa ai suoi competitor, individuando candidati che avrebbero vinto cose all’Asl, quando si potrebbe scrivere un libro intero su ciò che è stato consentito a ben definiti soggetti, soprattutto in area Consorzio idrico. E vogliamo parlare, in questo dibattito pubblico, della decisione di non mettersi in aspettativa e neppure a part-time con Il Mattino, salvo poi finanziare le casse del giornale di Caltagirone, a garanzia del suo mega-stipendio, con delibere di rimborso di permessi che hanno consentito di trasferire nelle casse de Il Mattino più di 200 mila euro, tutti usciti, incredibilmente, un caso simile non è mai avvenuto in Italia, dalle tasche dei marcianisani.
Se vogliamo parlare, poi, delle 164 firme, formalmente disconosciute da altrettanti cittadini davanti ai carabinieri e che sono risultate, invece, discriminanti, fondamentali quanto patentemente false, per la presentazione della principale lista civica che corse per lui nel 2016 e che fu proprio Velardi a costruire pezzo dopo pezzo.
Se queste cose così precisamente elencate e descritte sono falsità, vanno confutate una per una. Se Velardi lo vuole fare in un dibattito pubblico, noi siamo pronti anche domattina. Ma siccome non è e non sarà mai D’Artagnan e neppure Athos, Porthos ed Aramis, si rifugerà dietro alla solita cortina di malevolenze, codine e vili allusioni, cercando magari di muovere ancora qualche residuo, ma proprio residuo, omino che gli gira intorno per cercare di trovare qualcosa contro di me e contro questo giornale che finalmente, però, si è conquistato con il lavoro, la trasparenza e il voto di povertà, tanti amici e tanta considerazione nella parte buona delle istituzioni di questa terra.
Faccia a faccia. Naso contro naso. Tesi contro tesi. Argomentazione contro argomentazione. Si chiama democrazia. Esattamente quella che non ha abitato a Marcianise dal giugno 2016 agli ultimi mesi del 2019.