SANITA’ E COVID. De Luca ha chiuso gli ambulatori delle Asl e delle Aziende Ospedaliere. Alt ai ricoveri non “acuti”. Ma anche in questo caso, è solo show. ECCO COME, a nostro avviso, si sarebbe potuto fare

19 Ottobre 2020 - 11:13

Non esiste, al momento, un solo motivo per bloccare l’80% dell’assistenza sanitaria pubblica nel giro di 24 ore. Il tutto poteva essere programmato diversamente in base alla progressione epidemiologica e alla sua collocazione nei tre cluster ormai canonici

 

CASERTA – (Gianluigi Guarino) In questo momento, probabilmente il covid sta rendendo principali quelli che fino a qualche mese fa erano considerati degli effetti collaterali. Importanti sicuramente, ma non certo al pari dell’emergenza sanitaria direttamente attinente alla salute fisica delle tante persone colpite dal virus. Oggi, invece, al di la dei melodrammi televisivi, si assiste ad una manifestazione del covid significativamente diversa rispetto a quella della prima ondata, registratasi a fine inverno e sviluppatasi per tutta la primavera scorsa.

Poi, è buono e giusto che il sistema sanitario vada tenuto sotto stretto monitoraggio, è vero che qualche numero degli ospedalizzati cominci a crescere. Ma questo sta accadendo perchè il volume del contagio, cioè l’epidemia, è molto più grande rispetto a quello della prima volta. Valutando infatti le percentuali di incidenza dei vari cluster sui contagiati quotidiani, uno può sparare tutti i titoloni del mondo, far partire i tg da una voce ben impostata da un punto di vista teatrale per comunicare l’enfasi di una emergenza preoccupante, ma i numeri sempre numeri sono e quelli

segnalano una percentuale superiore al 90% degli asintomatici, in Campania addirittura in certi giorni, anche superiore al 95%.

Con tante persone risultate positive è comprensibile che ci sia un’attenzione particolare al problema della prevenzione. In poche parole che ci si prepari ad ogni evenienza, anche perchè se i volumi del contagio dovessero rimanere invariati, pure quel 7, 8% al giorno di positivi con sintomi, trattandosi di un 7, 8%, su cifre di 10.000 o 11.000, comincerebbe a dar fastidio ai numeri della disponibilità dei posti letto.

Niente lockdown, dunque, perchè con il 90 e più per cento degli asintomatici, sarebbe una autentica follia che meriterebbe una risposta rivoluzionaria, ma ci sentiremmo di condividere i provvedimenti in grado di allertare e di attivare comunque un processo di preparazione degli ospedali della Campania in modo che possano non lasciarsi sorprendere da una eventuale crescita strutturale, anche se non quotidianamente cospicua, dei ricoverati con sintomi covid e, seppur in misura minore (perchè qui i numeri sono ancora più piccoli), da un incremento dei pazienti bisognevoli di terapia intensiva.

Detto questo, considerando, numeri alla mano, che siamo ancora sufficientemente lontani dalla soglia di attenzione, cioè da quei numeri che in Campania metterebbero in difficoltà il già precario sistema sanitario locale, è totalmente errato ordinare, come invece De Luca ha fatto ieri, la chiusura immediata di ogni attività ambulatoriale ospedaliera e di ogni forma di ricovero programmato o di elezione, che dir si voglia. Sarebbe bastato studiare la progressione dei flussi di contagio, stilare una media dell’incidenza dei pazienti che finiscono in ospedale e si sarebbe potuta programmare una chiusura di questi servizi che solo sulla carta non sono urgenti, perchè qui c’è gente in attesa di sottoporsi ad una visita specialistica nelle strutture pubbliche da 6 mesi.

Ma per realizzare un piano del genere, occorre gente competente, preparata e soprattutto piena nella conoscenza dell’importanza della funzione svolta al servizio del bene comune e non centro quella combriccola di raccomandati e di immeritocrati, fondamentalmente ignoranti, di cui De Luca si circonda, come fanno tutti gli egocentrici strutturali ai quali non piace essere contraddetti e ai quali non piace confrontarsi con gente competente che magari li può mettere in difficoltà nell’attuazione di strategie lottizzatorie e clientelari.

Insomma, poteva essere individuato un punto critico relazionandolo alle progressioni dei casi di positività relazionati, ancora e a loro volta, a quelli ospedalizzati in covid ordinario o in terapia intensiva e magari si sarebbe arrivati alla seria ed equilibrata conclusione che dal 3 novembre, 4 novembre gli ambulatori delle strutture pubbliche sarebbero stati chiusi e, contemporaneamente, sarebbero stati sospesi i ricoveri non urgenti, magari strutturando anche l’operazione attraverso una eventuale diversificazione dei due interventi.

Come avrebbe fatto De Luca a sfamare la sua ormai irrefrenabile e onnivora necessità di notorietà? Come avrebbe fatto a stare in prima pagina di un giornale, come avrebbe fatto a mantenere la propria offerta di autentico uomo di spettacolo, di risorsa di share nella sua ennesima comparsata nei talk show televisivi o anche nei notiziari e nelle pagine dei media stranieri, in quest’ultimo caso sollecitati dal suo cazzeggio su Halloween che poi, a questo punto, non si capisce perchè, quel video intervento del venerdì pomeriggio non lo faccia fare direttamente a Maurizio Crozza, così lui si riposa.

Insomma, un’altra decisione sbagliata. Ma il punto, per il governatore, non è mai quello di porsi il problema della validità maggiore o minore di un atto di governo; non è mai quello di soppesare le conseguenze di una ordinanza, di una delibera, di una determina che magari aggiusta una cosa e ne scassa altre due. Questa è roba, è prerogativa di quei rarissimi (in Italia) amministratori della cosa pubblica che occupano le ore della propria giornata a pensare al bene comune e non a come colorare l’ennesima ruota di un pavone a cui la superficialità valutativa dei media italiani garantisce, diventandone complice, la vetrina e la falsa certificazione dando ad intendere che quella roba lì, in quanto tale, sia il buon governo, quando in realtà è il nulla totale quando va bene, ed è danno pesantissimo quando, invece, va male.