EMILIO CHIANESE TORNA LIBERO. Non vogliamo lodarci, ma certe carenze logiche dell’ordinanza le avevamo segnalate. CHI SONO I FUNZIONARI GEOECO CHE HANNO DATO GLI 81 CAMION ALL’IMPRENDITORE?

7 Novembre 2020 - 10:58

La decisione assunta ieri sera dai giudici del Riesame, sorprende solo quelli che non hanno letto o l’hanno fatto solo superficialmente l’ordinanza di Aversa

 

TRENTOLA DUCENTA(Gianluigi Guarino) Molto improbabile è che l’ottava sezione del tribunale di Napoli, che si dedica al riesame delle misure cautelari assunte o non assunte (ci possono adire gli avvocati difensori ma anche le procure e dunque l’accusa) dai giudici a carico di persone indagate, abbia deciso di annullare per motivi diversi da quelli relativi all’assenza di gravi indizi di colpevolezza, l’ordinanza imperniata sulla figura dell’imprenditore di Trentola Ducenta Emilio Chianese, suocero del sindaco di Aversa Alfonso Golia.

La decisione ufficiale la conosceremo tra qualche giorno e, di qui a un mese, leggeremo la declinazione giuridica, probabilmente ampia, di queste motivazioni il cui segno è destinato a condizionare anche il seguito della procedura di indagine e forse ancor di più i procedimenti relativi al giudizio, al processo.

I pubblici ministeri della Dda si trovano, ora, in una posizione di chiaro svantaggio, in quanto un giudice terzo è già entrato nel merito della loro indagine.

Perchè una cosa è quando il Riesame ti scarcera ritenendo che non esistano più necessità cautelari, non entrando così nel merito della formulazione di accusa, altra cosa è quando azzera l’altro fondamento che è alla base dell’emissione di un provvedimento di arresto o, comunque, di limitazione della libertà personale di uno o più indagati, cioè l’esistenza dei “gravi

indizi di colpevolezza“.

Ciò è di semplice comprensione, dato che in una fase processuale, durante un dibattimento in udienza preliminare o ancor di più davanti ad un collegio giudicante, non può non contare la decisione dei giudici della libertà, quando questa è assunta sui gravi indizi di colpevolezza, i quali non sono solo fondamento per l’emissione di un titolo cautelare, ma il punto d’inizio per costruire un’accusa nel processo, che porti alla condanna dell’imputato o degli imputati.

Insomma, cammino in salita per i pm che, beninteso, ieri hanno perso, nel momento in cui i magistrati dell’Ottava Sezione hanno accolto pienamente le richieste di Mario Griffo, avvocato difensore di Emilio Chianese, una importante battaglia, ma non hanno ancora perso la guerra. L’indagine non è, infatti, ancora chiusa. Resta in ballo, di conseguenza, il teorema accusatorio su Emilio Chianese, sul consuocero Antonio Sarracino, in merito ai presunti episodi di estorsione, perpetrati ai danni dei fratelli Luigi e Giuseppe Giuliano, quest’ultimo morto suicida dopo aver scritto una lettera nella quale, però, accusava solo il presunto strozzino Francesco Maglione, non a caso condannato a 12 anni di reclusione in primo grado alla fine di un rito abbreviato, non facendo invece i nomi di Chianese e di Sarracino.

Ora, noi non sappiamo cosa il pubblico ministero abbia portato ieri al cospetto dei giudici del Riesame per alimentare e rafforzare le sue accuse. Non sappiamo cioè se la Dda abbia già giocato tutte le carte a sua disposizione o se al contrario ci sia qualcosa che possa emergere, che possa essere utilizzata in sede di ricorso in Cassazione avverso alla decisione presa dal Riesame (presumibilmente la procura di Napoli lo presenterà), o addirittura in funzione di una nuova ordinanza.

Questi rappresentano scenari che se non sono probabilissimi allo stato delle cose, sono potenzialmente, tecnicamente possibili.

Giusto per fare un esempio, allargando il discorso, pur perdendo la partita sul titolo cautelare, la Dda potrebbe portare davanti ad un gup in sede di udienza preliminare, una sostanziosa integrazione. E’ successo, ricorriamo ad una citazione esemplificativa, durante l’udienza preliminare a carico degli imputati della cosiddetta tangentopoli trentolese (l’ex sindaco Andrea Sagliocco, Saverio Griffo e compagnia), quando l’accusa, cioè, nel caso specifico, la procura della repubblica di Aversa-Napoli nord, ha depositato ulteriori mille e passa pagine di elementi investigativi del tutto diversi, originali ed evidentemente integrativi rispetto a ciò che era scritto nell’ordinanza cardine. Questo grazie al lavoro dei pm di Aversa, ma anche grazie alla presenza attiva in questa indagine, di un detective di comprovata qualità (inchieste sulla sindaca di Maddaloni Rosa De Lucia, su quello di San Felice a Cancello Pasquale De Lucia), qual è il capo del Reparto Investigativo del Gruppo Carabinieri di Aversa, il tenente Diego Montella.

Come ci è indubbiamente gradito fare, continuando ad illuderci che in questa terra ci siano molte persone a cui piace arrivare fino alla fine di un articolo impegnativo come questo, la notazione più stuzzicante la inseriamo alla fine. In verità, già nell’ultimo articolo, da noi dedicato all’ordinanza-Chianese, abbiamo iniziato a porci qualche domanda sugli 81 auto-compattatori marcati GeoEco che in pratica Emilio Chianese aveva a propria disposizione in un’area prospiciente alle sue strutture ricettive e commerciali.

Sono gli 81 auto-compattatori, la cui rottamazione viene affidata ai fratelli Giuliano, i quali sono chiamati a corrispondere, secondo le dichiarazioni di uno di loro, cioè del sopravvissuto Luigi Giuliano, somme pesantissime a titolo di estorsione, a Chianese e a Sarracino, con conseguente necessità di rivolgersi, con tanto di indicazione formulata loro dai due consuoceri, allo strozzino di cui sopra, Francesco Maglione.

Quei camion, ci siamo già chiesti e ci chiediamo di nuovo stamattina, a che titolo erano parcheggiati in quel terreno? A che titolo Chianese aveva la possibilità di determinarne il destino, scegliendosi l’impresa che li avrebbe dovuti rottamare in cambio di un lautissimo corrispettivo? Fino a prova contraria, non ci risulta che il Consorzio Ce2-GeoEco abbia venduto a chicchessia quei mezzi e nè ci risulta lo abbia fatto il Consorzio Unico di Bacino, decotto e in liquidazione da una vita e che oggi fa la gioia solo del liquidatore, il sempre simpatico Ciccio Paolo Ventriglia da Santa Maria Capua Vetere.

Allora, non è che c’è stato qualcuno che del Consorzio GeoEco ha fatto parte, magari come funzionario, come dirigente amministrativo, che ha gestito, diciamo così, la movimentazione di quei camion? Forse l’ordinanza di 55 pagine che stiamo esaminando non è sufficiente per rispondere a questa domanda. Allora ci informeremo in giro perchè una delle carenze di questa indagine, così come la medesima è stata esposta nell’appena citata ordinanza, è rappresentata, a nostro avviso, dai diversi nessi logici mancanti tra un fatto e la sua conseguenza.

Questo lo abbiamo scritto, dedicandoci un articolo specifico: per capire a cosa ci riferiamo, CLIKKATE QUI PER LEGGERE

. Aggiungiamo ai dubbi già da noi sollevati anche questa vicenda dei camion. La costruzione dell’accusa non può prescindere, a nostro avviso, ma su un piano logico, che prescinde, almeno in partenza, da quello giuridico, da una compartecipazione al reato di gente che appartiene al Consorzio GeoEco che non può non essere indagata e non può, a nostro avviso, godere, eventualmente, del comodo status di persone informate dei fatti.

Questa storia, anche alla luce di ciò che è successo ieri sera al tribunale del Riesame di Napoli, ci interessa sempre di più.