“Quegli ingegneri del consorzio rifiuti hanno preso il formaggio”. Ecco chi sono i due professionisti dei camion rottamati. Ciccio Paolo, a cosa guardi?

11 Novembre 2020 - 13:54

Lo spaccato che viene fuori dallo stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo in calce, ci permette, al di la degli aspetti giudiziari della vicenda, di tornare a riflettere sulla figura di Emilio Chianese, suocero dell’attuale sindaco di Aversa, ma anche sulla conduzione del Cub

 

TRENTOLA DUCENTA – Ci è piaciuto stavolta dare l’idea di una lettura graduale dell’ordinanza relativa all’imprenditore di Trentola Ducenta Emilion Chianese, suocero del sindaco di Aversa Alfonso Golia. Nel senso che abbiamo commentato quello che leggevamo con una modalità live, cioè senza porci il problema di ciò che avremmo letto nelle pagine successive. In questa maniera abbiamo avuto la possibilità di formularci, noi insieme ai lettori di CasertaCe alcune domande importanti su qualche zona non ancora ben definita di questa indagine.

Oggi, finalmente, arriviamo ad uno dei due o tre noccioli del problema.

Come sempre facciamo, se occupare 10 minuti nella lettura dello stralcio integrale dell’ordinanza che pubblichiamo in calce a questo articolo, capite tutto meglio e potrete incuriosirvi ancor di più alla vicenda di cui stiamo scrivendo diffusamente. Noi ci limitiamo a cogliere qualche aspetto peculiare.

La questione è quella dei 70, 80, non è che si sia capito benissimo, insomma dei camion dismessi dall’ex consorzio Ce2-GeoEco nella dotazione del consorzio unico di Bacino in cui il Ce2, insieme al Ce1, al Ce3 e al Ce4 si sono fusi. Ci siamo chiesti più volte come potesse Emilio Chianese, avere la disponibilità delle chiavi dei camion. Lo si capisce dalla lunga intercettazione video audio che i fratelli Giuliano fanno con il loro telefonino, di una conversazione intercorsa con il loro concittadino Antonio Sarracino, consuocero di Emilio Chianese, in quanto sua figlia Maria Grazia ha sposato Pietro Chianese, anche lui noto a CasertaCe per essere il titolare di quell’altro “guaio passato” che risponde al nome di albergo La Sosta che, in quel di Teverola, lungo la 7bis ha in pratica costruito le proprie strutture facendo scomparire, sotterrando letteralmente, i binari della ferrovia alifana o ex alifana che dir si voglia.

In questa conversazione, i fratelli Giuliano, spiegherà poi Luigi Giuliano ai magistrati a scopo di provocazione con l’obiettivo di far sbottonare Antonio Sarracino, esplicano quello che poi definiranno “un sospetto” e cioè che due ingegneri ex consorzio Ce2, oggi consorzio unico di bacino, “abbiano preso il formaggio” per mettere a disposizione di Emilio Chianese una torta interessante, a forma di camion e piena di quattrini, cioè a forma di tutti i veicoli parcheggiati manco a dirlo non lontani dalle proprietà del Chianese e buoni per produrre soldi, moneta nel momento in cui fossero stati rottamati.

Gli ingegneri in questione sono Antonio Zivolo e Andrea Improta. Ci siamo posti qualche domanda relativa al loro status in questa inchiesta, visto che sono considerate persone informate dei fatti, dunque testimoni che la Dda ha considerato utili per la costruzione degli elementi di riscontro per la formulazione delle accuse a carico di Emilio Chianese ed indirettamente di Antonio Sarracino. Nell’ordinanza, infatti, si pone un particolare zelo nell’affermare che Luigi Giuliano non aveva avuto alcuna prova del fatto che i due ingegneri sapessero dei 55mila euro versati dai fratelli di Villaricca a Emilio Chianese a titolo di estorsione sull’operazione.

Non avevano prove anche se il sospetto c’era in loro. Ma con i sospetti non si costruiscono accuse credibili. Però una cosa a questo punto la vogliamo aggiungere: nello stralcio che pubblichiamo facciamo anche riferimento ad un appuntamento in carne ed ossa, si direbbe in questo periodo, in presenza. Nel gennaio 2017 racconta Luigi Giuliano, i soliti Emilio Chianese e Antonio Sarracino erano andati da lui a proporgli l’affare relativo alla rottamazione degli 81 camion. Qui non si capisce benissimo la relazione tra il posto in cui è avvenuto l’appuntamento tra i citati fratelli Giuliano, gli ugualmente citati consuoceri Emilio Chianese e Antonio Sarracino e gli appena citati ingegneri Zivolo ed Improta. Si parla di una zona prospiciente al carcere di San Tammaro-Santa Maria Capua Vetere. insomma, prospiciente alla statale 7 bis. Non è comprensibile se in quel luogo stazionassero anche i veicoli da rottamare. Se fosse così, non avremmo compreso neppure noi bene nella prima parte dell’ordinanza che le proprietà di Emilio Chianese, prospicienti all’autoparco dei camion, non erano in realtà quelle di Trentola Ducenta, vicino allo svincolo di Aversa sud dell’aex statale oggi strada provinciale che connette Marcianise alla città normanna, bensì l’albergo La Sosta che dal carcere di San Tammaro non dista certo moltissimo.

Comunque, al di la di questo, se l’incontro è avvenuto ci dovrebbero spiegare gli ingegneri Zivolo ed Improta ma a questo punto anche il commissario liquidatore Ciccio Paolo Ventriglia che ormai da anni e anni sta lì e intasca anche un lautissimo stipendio, quale fosse il motivo ma soprattutto quale fosse l’opportunità che due ingegneri del Cub peraltro uno, Zivolo, direttore commerciale e responsabile dello smaltimento del Cub e l’altro, Improta, responsabile amministrativo per gli automezzi del bacino, andassero a discutere del destino di pezzi di patrimonio del Cub in maniera informale con dei soggetti che fino a prova contraria non avevano alcuna relazione con il Cub nel senso che nè Emilio Chianese, nè Antonio Sarracino avevano firmato contratti, convenzioni con il consorzio per svolgere magari consulenze finalizzate allo smaltimento di quei veicoli con modalità utili all’unico obiettivo attuale del Cub che è quello di tutelare i suoi creditori e nè i fratelli Giuliano avevano partecipato ad un avviso pubblico, ad una gara d’appalto, cioè a quella che dovrebbe essere l’unica modalità legale per effettuare quello smaltimento.

Forse ciò non è sufficiente per inquisire i due ingegneri, ma è stra-sufficiente per far scrivere a noi che il Cub è mal gestito, è mal diretto. Ci dispiace per Ciccio Paolo Ventriglia che è un buon professionista, ma questa roba è proprio una schifezza e lui dovrebbe stare molto più attento a ciò che fanno i suoi dirigenti.

Per il resto, con buona pace delle cariche di Zivolo ed Improta, furono i fratelli Giuliano a  scoprire che molti di questi camion, più di una decina, non erano rottamabili, nonostante l’operazione aum aum per la quale spingeva Antonio Sarraicno che aveva indicato il nome dell’impresa di Acerra, in quanto su di essi gravavano fermi amministrativi e contratti di leasing non estinti.

Alla fine, ma questo lo vedremo prossimamente, i fratelli Giuliano per risparmiare dopo aver subito il salasso dei 55mila euro, li portarono da un tal Mezzacapo di Santa Maria Capua Vetere.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA