FOCUS OMICIDIO RUGGIERO. Ergastolo per Ciro Guarente. Dopo la sentenza, le parole di mamma Maria e il ricordo del presidente dell’Arci Gay

18 Maggio 2021 - 17:36

PARETE (Lidia e Christian de Angelis) – Giustizia è fatta, ma il dolore resta, una vita spezzata ingiustamente e crudelmente. Solo pochi giorni fa Vincenzo Ruggiero avrebbe compiuto 29 anni, invece non ha potuto festeggiare. Dopo l’uscita della sentenza i commenti della madre forte ed eroica che in questi anni non si è mai arresa e ha sempre chiesto giustizia per il figlio, brutalmente ucciso da chi credeva fosse un suo amico.

La signora Maria Esposito scrive: “Con oggi si è chiuso il capitolo, la giustizia ha fatto il suo corso. Oggi il Guarente sentirà il peso dell’orrore che ha creato, gli cadrà il mondo addosso e perderà quel sorriso fastidioso di sentirsi al di sopra delle parti. Ma questo non mi renderà la pace: la mancanza di mio figlio nessuno me la rende. Spero che i miei figli si rasserenino e che continuino la loro vita in serenità, che in questo anni hanno perso. Il dolore è stato immane, vorrei che si lasciassero il passato alle spalle e tornino a vivere. Questa prova che hanno subito, gli dia lo sprono per vivere giorno per giorno intensamente e che nel nome del fratello si godano la vita, Vincenzo così avrebbe voluto.”

A commentare la sentenza anche il noto attivista e presidente dell’Arci Gay, Antonello Sannino: “Era il 25 luglio del 2017, Vincenzo Ruggero era sparito da alcune settimane nel nulla più assoluto. La sera prima presi appuntamento con Heven (l’amica a casa della quale Vincenzo aveva vissuto le ultime settimane prima di sparire) per potermi incontrare con lei. Non nascondo che avevo qualche paura, non si sapeva nulla della sparizione di Vincenzo, di una misteriosa sparizione di un bravo ragazzo di 25 anni, e mentre andavo incontro da solo ad Heven, confesso di aver mandato un paio di volte la mia posizione a Danilo, il mio compagno. Avevo paura sì, ma era giusto andare, ero convintissimo di dover incontrare Heven. Arrivato suo luogo dell’appuntamento con Heven, lei mi raccontò cosa sapeva della sparizione di Vincenzo, decidemmo di andare subito dai Carabinieri di Parete. Alcune ore in caserma, controfirmai la deposizione di Heven. Tornai a casa con una angoscia enorme dentro di me. Poche ore dopo sapemmo che Vincenzo era stato ucciso da Ciro Guarente, le immagini scioccanti della telecamera di sorveglianza, l’epilogo drammatico di un omicidio incomprensibile, assurdo, brutale e cruento. Quella sera del 25 luglio non la dimenticherò mai, i sospetti erano troppo forti e stavo malissimo, non raccontai nulla a nessuno, neanche al mio compagno Danilo, tenni tutto dentro di me. Mi sentivo scoppiare, c’erano elementi chiarissimi che purtroppo lasciavano prefigurare la tragedia, quella tragedia che poi purtroppo abbiamo tutti drammaticamente conosciuto. Pensavo alla scatola di Vincenzo, con i CD della Pausini e le lettere con il padre, che l’assassino non aveva fatto sparire, perché non l’aveva trovato.

Ricordo di aver dormito poco e male quella notte dopo la deposizione ai Carabinieri di Parete. Ho saputo che Ciro Guarente in questi anni ha cercato in tutti i modi di incontrarmi durante gli incontri dello sportello per detenuti lgbt che portiamo avanti da anni alla Casa Circondariale di Poggioreale. Per fortuna i detenuti mi hanno sempre avvisato e non ho mai incrociato lo sguardo di Ciro. Finalmente oggi, 17 maggio, Giornata mondiale contro l’omotransfobia, è arrivata la consolazione dell’umana giustizia: Ciro Guarente è stato condannato in maniera definitiva all’ergastolo. Non sono contento, lo sarei solo se si potesse riavvolgere il nastro e fermare la mano criminale di Ciro, ma sono soddisfatto che è stata fatta giustizia e che questa sia arrivata in tempi rapidi. Ricorderò per sempre Vincenzo nei suoi sorrisi, l’ultimo quando lo incrociai a piazza Dante a Napoli qualche mese prima della sua morte e soprattutto il suo sorriso quando ebbi il piacere di premiarlo, sotto la pioggia, come reginetto gay a piazza Carlo III nel 2013. Un abbraccio enorme a mamma Maria Esposito, che ad ogni Pride riporta Vincenzo tra noi, al papà, alla sorella, Federica Ruggiero, al fratello e a quanti hanno voluto davvero bene a Vincenzo”.