LA NOTA che il 90% dei Casertani non vorrà leggere rimanendo non informati sui veri motivi del possibile accordo tra Carlo Marino e Pio Del Gaudio
8 Ottobre 2021 - 14:09
Per ora la pubblichiamo per intera a favore di quei pochi che magari hanno passione reale per la politica in quanto tale e ogni giorno si misurano con il problema della negazione, ormai sistemica dello stato di diritto nella città capoluogo. Dal pomeriggio, o da domani mattina ci inventeremo qualcosa per suddividere, per ridurre in pillole questo articolo in modo da servirlo a piccole dosi, favorendone la leggibilità
CASERTA – (g.g.) Anche a voler indossare i panni di una persona schierata a sinistra e tanto seria da non lasciarsi condizionare più di tanto dall’artificiosa proposta del male minore, della serie meglio un accordo con un ex di Alleanza Nazionale che con il leghista Zinzi, non ci sarebbe nulla di cui meravigliarsi di fronte alla nota, il cui testo integrale pubblichiamo in calce a questo articolo, con la quale Carlo Marino “fa la dichiarazione” con l’obiettivo di fidanzarsi con Pio Del Gaudio.
Fa un po’ ridere, anzi fa molto ridere, infatti, questa storia del fronte civico e democratico attraverso cui Del Gaudio e Marino alzerebbero un argine di fronte al “leghista Zinzi”, che a declinare questa etichetta torni di nuovo a ridere per quanto sia poco applicabile una qualsiasi consonanza e cointeressenza ideologiche fra l’attuale candidato del centrodestra, la sua famiglia da sempre centrista moderata, fondamentalmente democristiana, e la dialettica colorita e improbabilmente guascona del Salvini.
Questo accordo in nuce è nell’ordine naturale delle cose. Chi scrive, da testimone assiduo del tempo e di ogni tempo degli ultimi 5 lustri della politica casertana non può considerarla diversamente questo parlarsi fitto fitto, questa grande volontà di salvare se stessi e la propria posizione politica e di gestione. Non posso certo stupirmi essendo io lo stesso giornalista che ha scritto del fiume di danaro fatto scorrere al tempo dell’Amministrazione di centrodestra, sindaco Pio del Gaudio (al tempo contrariamente a quello che si dice oggi, dicevano che il mio cuore battesse per il centrosinistra) uscita dal patto tra Angelo Polverino e Nicola Cosentino, di cui quest’ultimo, ancora più del primo, si è pentito amaramente, agitando, comunque, le notti del rimpianto di entrambi, visto che quel patto, la scelta di chi avrebbe dovuto interpretarlo in carne ed ossa, segnò, temporalmente, ma non solo, l’inizio del declino di entrambi, divenuto poi precipizio fino alle dure, complicate reclusioni carcerarie subite da tutti e due e che oggi provocano ancora dolore, acuito dalla quotidiana visione dei due loro delfini Carlo Marino e Pio Del Gaudio in grado ancora di essere fattori della politica casertana, con grande sbigottimento dei citati Polverino e Cosentino, i quali non riescono a spiegarsi perchè loro due siano precipitati nella fossa del pubblico ludibrio, della responsabilità storica su ogni nefandezza, mentre quei due stiano ancora lì a raccontare che loro sono un’altra cosa, che sono addirittura i campioni di una società civile alternativa alla politica politicante (roba da pazzi) e che di quelle stagioni andate...boh, cosa è successo? Sicuri che noi c’eravamo?
Similes cum similibus: si unisce di nuovo oggi ciò che la natura antropologica ha già unito ab origine e che l’adesione piena e incondizionata ad un modello di vita, prim’ancora che a un modello politico, consolida ulteriormente nella prassi delle contingenze temporali. Insieme, da assessori, nel centrodestra di Luigi Falco, insieme, nell’albo d’oro dei dichiaratori formali di due dissesti devastanti per la città, di cui sono colpevoli, non tanto come sindaci, ma come convinti attori protagonisti di una stagione di vergognoso esercizio della potestà, di custodi delle pubbliche risorse, di protettori infedeli dei beni del popolo, insomma di quella stagione di Falco a partire dalla quale tutto nacque e da quando Caserta imboccò il piano inclinato che l’ha portata nel disastro, nel fondo di un dirupo in cui brancola ed è destinata a brancolare per molto tempo ancora.
La città di Caserta, però, sembra a suo agio nel brancolare. Anche qui siamo di fronte a un problema di tipo antropologico: è come se i casertani fossero contenti, appagati, come se si sentissero adatti e dunque soddisfatti rispetto alla dimensione attuale del luogo in cui vivono. Ovviamente, è normale che se è così, l’esito dell’urna elettorale del 17 e 18 ottobre, non potrebbe non arridere a quello che tutto sommato sarebbe un accordo coerente, normale, logico, per l’appunto, naturale. Questa prospettiva, è considerata negativamente da noi e dai pochi come noi che, nell’elenco telefonico di questa città, credono, realmente e non a chiacchiere, nell’applicazione fedele e onesta delle leggi, nel rispetto letterale e integrale del codice degli appalti. Insomma, credono, ma sono larga minoranza, in uno stato di diritto che è tale solamente se è in grado di far rispettare gli strumenti regolatori della democrazia a partire da quello supremo della legge, nella definizione e nella missione a questa attribuita dalla carta costituzionale. Come abbiamo fino ad oggi combattuto contro questo sistema, siamo pronti con tranquillità, con un nuovo, pacificato fatalismo, non contraddittorio con la motivazione ad andare avanti nel nostro lavoro, a continuare a farlo dopo il 18 ottobre sperando sempre, con grande fede, nell’appena menzionato stato di diritto affinchè questo possa battere un colpo, affinchè questo possa riconquistare il posto che gli tocca, attraverso una rinnovata opera delle magistrature inquirenti, finalmente affrancate dallo stato di totale stordimento che le ha connotate negli ultimi anni, quando si è trattato di indagare sul serio relativamente alle cose del Comune di Caserta. Uno stordimento, una sconnessione di cui i marpioni delle gestione hanno approfittato per fare letteralmente il bello e il cattivo tempo sia durante le amministrazioni di Luigi Falco, con la sola eccezione dell’indagine della dda sui servizi sociali e sullo sposalizio orgiastico tra l’imprenditore marcianisano Angelo Grillo, l’allora vice sindaco e super assessore Enzo Ferraro e il dirigente Gianmaria Piscitelli, sia durante quella di Pio Del Gaudio, colpito a vanvera, ingiustamente e sconsideratamente per una storia inesistente e comunque largamente priva di riscontri, quando invece ci sarebbe stato tanto altro su cui indagare sul fronte delle possibili turbative d’asta, sia infine durante l’amministrazione ultima di Carlo Marino, durante la quale di fronte anche alla vanificazione, allo sgonfiarsi di indagini serissime e delicate, come quella, giusto per fare un esempio tra tanti relativa all’appalto da 116 milioni di euro per la raccolta dei rifiuti, vinto dalla Energetika ambiente, sponsorizzata dal faccendiere di Forza Italia, Carlo Savoia e” brookerata” dal solito Pasquale Vitale, ogni freno inibitore è stato azzerato al punto che sfrontatamente ci siamo trovati a raccontare, anche e finanche, di affidamenti tolti per finta ad aziende in concordato preventivo prefallimentare e attribuiti a soggetti giuridici che cambiavano solo nel nome della loro ragione sociale conservando la stessa compagine societaria, le stesse sedi legale ed operativa con sommo giubilo dei creditori di quella sostituita che diveniva dunque con la complicità del Comune di Caserta una scatola vuota. Siamo preparati a quello che per noi rappresenta il peggio, ma che tale non è evidentemente per le persone che brancolano con il piacere di farlo. Oggi, guardiamo, infatti con sensi pacificati, visto che per noi, tornando a quel cittadino ipotetico della sinistra illuminista, riformista e galantomista, arrabbiarsi, indignarsi, non serve a nulla, e fa solo il gioco dei lestofanti ma possiamo solamente, in ossequio alla vita che ci siamo scelti, ai valori che, grazie a Dio, per noi bastano a loro stessi, non fomentando alcun rimpianto per quelle che avrebbero potuto essere scelte di abilità in grado di riempire il nostro conto corrente quanto in grado di svuotare specularmente la nostra anima, continuare la nostra azione di testimonianza.
Piccola, minoritaria ma colma di una passione che riempie la vita, così come mi hanno insegnato le mille battaglie, ardentemente e volutamente combattute contro i mulini a vento, da quello straordinario uomo che è stato Marco Pannella e che, come qualcuno meno distratto nella lettura dei miei articoli, ha inteso come uno dei punti di riferimento dell’ispirazione liberale mia e di questo giornale.
Come si può capire, mi stupirebbe e ci stupirebbe se il 17 e il 18 ottobre, di fronte a questa unione un tempo patente nella giunta Falco, poi per molti anni latente quando le strade di Marino e Del Gaudio si sono divise ognuna alla ricerca della propria area di potere, divenuta non conciliabile con quella dell’altro, e oggi di nuovo naturalmente e ovviamente rimanifestatasi, ripetiamo, mi stupirebbe e ci stupirebbe se i casertani dimostrassero di aver capito, di aver semplicemente inteso la storia degli ultimi 20 anni della città in cui abitano.
Ciò non scriviamo perchè necessariamente riteniamo che questo processo di coscienza e di ri-consapevolizzazione storica e automaticamente civile, morale debba poi portare ognuno di quelli che hanno capito cosa è stata Caserta dalla fine del secolo scorso ad oggi, a non votare Carlo Marino e la sua unione più o meno ufficiosa, più o meno dichiarata con Pio Del Gaudio, in una piena riproposizione, stavolta senza la tutela del padrinato politico di quello che è stata, per Caserta, la giunta di Luigi Falco, la giunta di centrodestra, la giunta di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, del Pdl, al tempo tutti felicemente alleati di una Lega che non era certamente come quella odierna, perchè dai grugniti che Umberto Bossi emetteva in canottiera da un ristorante di Pontida, prima di celebrare il rito pagano dell’ampolla riempita alla sorgente del Po, venivano fuori parole di autentico odio, quasi razziale nei confronti del Meridione d’Italia, al punto che anche un critico durissimo come è stato e resta il sottoscritto, del modo con cui si vive qui al Sud, del modo in cui si opera per costruire la struttura socio professionale di queste contrade, anche uno convinto del fatto che ci meritiamo quello che dicono di noi, scriveva che, va bè, è vero che siamo dei piagnoni, è vero che abbiamo la nostalgia della Cassa per il mezzogiorno, però, cavolo, l’insulto che non è strumento, ma fine di una propaganda violenta e senza alcun senno, a cosa mai può servire se non ad attestare una forma di odio umano che poi effettivamente evoca momenti tremendi della storia italiana, europea e mondiale?
Quando io scrivevo queste cose, Carlo Marino e Pio Del Gaudio frequentavano i parlamentari del centrodestra di quel tempo, i quali stavano a Roma e gestivano il potere anche grazie all’alleanza con quella Lega che a loro, cioè a Carlo Marino e a Pio Del Gaudio, andava bene perchè era utile a mantenere in piedi la mangiatoia. Oggi leggiamo un comunicato, sempre quello che pubblichiamo nella sua versione integrale in calce a questo articolo, in cui non c’è una sola parola, una sola sillaba declinata che abbia seppur lontanamente a che fare con la sostanza delle cose, promuovendo il racconto surreale di una società civile, di un popolo della democrazia da mobilitare affinchè si alzi un argine contro la Lega, contro le destre eccetera eccetera.
Scusate, ma quale civismo, quale adesione ad un modello di partecipazione alla politica costruito dal basso ci può essere in una persona che, può piacere o non può piacere, che può essere simpatica o antipatica ma che di certo è un politico, che, peraltro non è una brutta parola di per sè.
Del Gaudio è un politico esattamente come Carlo Marino. Cosa c’azzeccano le liste civiche, i contenuti di un protagonismo di chi fino ad oggi non ha voce se stiamo parlando di un potenziale accordo tra due persone di cui una è stata a lungo assessore della destra, è stato per 4 anni sindaco della destra alleata della Lega, mentre l’altra, cioè Carlo Marino è stata a lungo assessore ai lavori pubblici per Forza Italia, mandatario, rappresentante delle campagne elettorali di Nicola Cosentino ed alleato dei ferro della Lega di Umberto Bossi, che reggeva a Roma una struttura grazie alla quale anche Carlo Marino campava e campava alla grande da signore delle preferenze e da assessore ai lavori pubblici.
Cosa c’entra la società civile l’impulso orizzontale che arriva dal basso, dalla base con la decisione assunta da Marino di lasciare Forza Italia, che gli aveva negato la candidatura a Sindaco, alle elezioni del 1006 per abbracciare il partito alternativo, cioè quel pd all’interno del quale partecipò il 29 dicembre 2012, alle primarie per conquistare un posto in Parlamento. Cosa ‘entra la società civile e la filosofia della liste civiche con il Carlo Marino che, dopo aver firmato le proprie dimissioni, causando la caduta di Del gaudio diventa sindaco del Pd e diventa dunque anche punto di riferimento politico di questo partito, perchè, con Pina Picierno ancora a Bruxelles, a Strasburgo e comunque volutamente un po’ defilata dalle dinamiche politiche di questa provincia, Carlo Marino è l’effettivo numero due del partito democratico in provincia di Caserta.
Il numero due secondo solo al presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero, eletto con più di 20mila preferenze personali nel settembre del 2020.
Per cui, sarebbe stato utile evitare anche questo sforzo nostro, raccontando alla città di Caserta quella che dovrebbe essere assimilata da tutti, senza alcuna didascalia esplicativa come una ovvietà : Marino e Del Gaudio si parlano, e lo fanno agevolmente perchè arrivano dallo stesso produttore genetico, per mettere insieme, allo scopo di ripararli, due problemi, due debolezze, in modo da poter salvare la loro posizione politica. Carlo Marino sa bene che la città è contro di lui e punta dunque a determinare una situazione per la quale in tantissimi, soprattutto quelli che si sentono di sinistra che andrebbero a votare contro di lui, più che per Zinzi, affinchè questi qua rimangano a casa il 17 e il 18 ottobre, attraverso la futile, puerile e immaginifica narrazione dello Zinzi-leghista.
Dall’altro lato, cerca di consolidare il suo voto di apparato. Sa bene Marino che se la percentuale di quelli che si recheranno alle urne al ballottaggio dovesse superare il 45% lui perderebbe perchè il vantaggio che ha grazie al suo apparato, grazie a certi voti presi dai vari Emiliano Casale, Gianni Comunale eccetera, che a guardar bene i dati hanno assorbito gli stessi elettori che in passato votavano per altri candidati e che la volta scorsa servivano a Marino per essere eletto sindaco, verrebbe vanificato dalla comparsa sulla scena di un voto di opinione che per esempio al ballottaggio di 5 anni fa latitò completamente.
Sa bene Marino che la mobilitazione che potrà attuare un Del Gaudio sul suo nome potrà essere solamente indirizzata verso pezzi di società casertana che in passato erano a loro volta apparato, che oggi sono usciti dai giochi e a cui Marino, parlando la medesima lingua offre spazi di potere, per esempio offre a Del Gaudio la poltrona di presidente del consiglio comunale e a Roberto Desiderio la possibilità di indicare il nome di un assessore o di entrare lui stesso in giunta.
Ecco di cosa si sta discutendo, altro che contenuti dei progetti civici. Civico è Raffaele Giovine, peraltro insidiato in questa sua identità dai troppi voti presi, nelle sue liste, dai signori dello Sprar che fatalmente non potranno non votare Carlo Marino nel ballottaggio; civico a suo modo è Romolo Vignola, che pur facendo parte di quella sedicente area della sinistra illuminata, che fa un po’ il verso, in scala uno ad un milione, ai radical chic così definiti dal grande Indro Montanelli, è comunque una persona che ha sempre militato nella stessa area politica. Carlo Marino e Pio Del Gaudio, se si metteranno insieme andranno a rappresentare senza se e senza ma, un’alleanza di centrosinistra con il secondo che a qualche anno di distanza dal primo lo segue nel Pd o nelle aree satellitari del Pd, con una finalizzazione di auto conservazione.
Questo è il senso rispetto al quale si può anche esprimere un consenso, una modalità di validazione democratica, come si può esprimere al contrario il biasimo che fronteggia una forma di trasformismo. Non si può invece, a mio avviso e a nostro avviso considerare questo potenziale accordo così come, in maniera furbastra e manipolatrice, Carlo Marino lo racconta nel suo comunicato stampa. L ‘appello alle liste civiche e in maniera ancor più impegnativa alla società civile e al civismo, che argina una destra violenta ed arretrata, impersonata, pensate un po’ da Gianpiero Zinzi, è, infatti, già una barzelletta di per sè, figuriamoci se a raccontarla sono Carlo Marino e Pio Del Gaudio insieme alla loro storia che ha attraversato gli ultimi 25 anni della politica cittadina.
QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DELLA NOTA
“Queste elezioni hanno dimostrato la forza dei valori sostenuti dalle forze civiche. Pezzi di città che, non riconoscendosi più nelle ideologie e nei partiti, si fanno carico di battaglie ‘civiche’ e ‘sociali’ che devono essere ascoltate dalla politica. Le proposte, poi, che la coalizione che ha sostenuto Pio Del Gaudio ha avanzato sono più che condivisibili.
Una parte di quelle proposte, mi sento di dire, sono già parte del programma che la mia coalizione ha sottoposto ai casertani: l’attenzione verso la grande infrastruttura del Policlinico, le politiche per la sicurezza, la volontà di rilanciare la vocazione turistica e culturale della nostra città per contribuire ad una nuova crescita commerciale urbana, la voglia di costruire una città più accogliente e vivibile.
Tanto condivisibili che alcune di queste sono nell’agenda amministrativa del Comune e ci stiamo lavorando da anni: come la nascita dell’azienda speciale dei servizi sociali, l’istituzione di società in house per la gestione dei servizi pubblici essenziali e ancora la realizzazione di un grande parco urbano dei Colli Tifatini e della foresta urbana nell’area ex Macrico per cui è stata confermata la destinazione urbanistica F2 anche in questa consiliatura.
Perfino lì dove sembra esserci contrasto, come sul tema del biodigestore, basta leggere le mie dichiarazioni: ho già dichiarato più volte la mia ferma volontà di dialogare con la città per discutere la localizzazione dell’impianto e sono, fin d’ora, disponibile a non realizzarlo nell’area Asi di Ponteselice.
Io auspico solo che il confronto che si aprirà nei prossimi giorni, nell’esclusivo interesse dei casertani, sia un confronto serio che possa approdare ad una collaborazione istituzionale leale e proficua”.