IL FOCUS. PRIMA PUNTATA. Ecco le prove che il Bilancio del Consorzio Idrico non è solo falso, ma anche strafottente e sbagliato

4 Novembre 2021 - 11:35

Dedichiamo due articoli, il secondo uscirà domani, all’analisi tecnica delle poste principali dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico, con incongruenze che pure uno studente di prima ragionerie coglierebbe in un attimo. Non parliamo poi della trasparenza, di una nota integrativa in pratica inesistente e di una relazione dei Revisori dei Conti totalmente assente dagli allegati presentati. Questo livello di degenerazione ha uno e un solo motivo, secondo noi. Ve lo spieghiamo all’interno dell’articolo

 

 

CASERTA (g.g.) – Giochiamo un po’, ma fino a un certo punto, con la storia e con le citazioni. Giochiamo con il valore di ciò che Emile Zola scrisse nel suo famoso articolo, da cui fu mutuato un modo di dire molto in voga nel linguaggio giornalistico europeo, francese e italiano, cioè l’ormai proverbiale j’accuse.

Lungi da noi l’idea di profanare la memoria di uno dei più grandi intellettuali di Francia e di accostare a un affaire

molto più terra-terra il suo articolo-invettiva contro l’allora presidente della Repubblica francese per quello che fu conosciuto come l’affare Dreyfuse, che fece emergere la realtà diffusa di un antisemitismo che poi avrebbe monopolizzato la storia della prima metà del 19esimo secolo seminando tragedie mai eguagliate.

Un affaire molto più terra terra che però, relativamente alle cose di questa provincia, riveste una grande importanza, un valore inquietante sia da un punto di vista materiale che da un punto di un sintomo sfociato in malattia.

Quelle che leggerete non sono infatti le cifre scritte a penna su un vecchio foglio di carta, reduce da un ritrovo natalizio degli anni ’70-’80, quando il mitico Monopoli rivaleggiava con il Mercante in Fiera e con la mai doma tombola come passatempo delle serate di festa.

Purtroppo sono cifre vere, o meglio false ma presentate come vere. Centinaia e centinaia di milioni di euro solo apparenti e messi in un Bilancio, quello del Consorzio Idrico Terra di Lavoro che all’ugualmente proverbiale marziano sceso sulla terra o allo svizzero approdato a Caserta apparirebbe come una burla. Non come un atto di gestione di un ente strumentale, cioè finalizzato nel suo oggetto sociale ad uno scopo ben determinato, a completo controllo pubblico.
Un consorzio di Comuni che sulla carta si mettono insieme per ridurre i costi attraverso la loro condivisione di servizi importanti come l’erogazione idrica, lo smaltimento di acque reflue e altro ancora.
Fatta la premessa, veniamo a quello che purtroppo non è uno scherzo, ma un atto di sfrontatezza che non è il tratto più inquietante della vicenda, in quanto questo è superato dal motivo per cui questa gente si ritiene al riparo da problemi di carattere giudiziario nonostante produca bilanci che, ripetiamo, non sarebbero buoni nemmeno per il Monopoli.
Sono tranquilli al punto che, ad oggi, il Consorzio Idrico non l’ha ancora approvato l’ultimo Bilancio, nonostante siamo arrivati a novembre; sono tranquilli perché si sentono impuniti.
E veniamo al tratto inquietante: si sentono impuniti perché lo sono in maniera evidente, perché chi avrebbe dovuto controllare la gestione di tanti danari si è girato dall’altra parte oppure, e sarebbe ancor più grave, non ha avuto la competenza per occuparsi di questo precipizio della legalità che il nostro giornale, unica voce forte ma purtroppo isolata, denuncia da anni e anni, con larghissima profusione di strutture documentali difficilmente oppugnabili.

Oggi, rispetto al lavoro fatto in passato, abbiamo voluto fare un passo avanti rendendo ancora più specifica la nostra analisi di questo bilancio-spazzatura che ci permettiamo di definire tale proprio alla luce del lavoro da noi profuso per verificarlo nella maggior parte dei suoi dettagli.

IL PERIMETRO DI ANALISI – Abbiamo avuto la possibilità di consultare:
– bilancio 2020;
– bilancio 2019;
– nota integrativa;
– relazione sulla gestione;
– relazione del Collegio dei Revisori dei Conti (non presente).

Non stiamo certo a spaccare il capello, notando che nemmeno i numeri progressivi sono stati stampati sulle pagine. Ma questo è l’ultimo dei problemi.

I NUMERI AGGREGATI – Dall’esame della documentazione elencata il bilancio presenta i seguenti risultati sintetici:
(La prima cifra si riferisce al 2020, la seconda al 2019).
Attivo Stato Patrimoniale = 206.578.330/223.095.597
Passivo Stato Patrimoniale = 206.578.330/223.095.597
Patrimonio netto = 1.278.562/19.601.239
Totale crediti = 195.108388/213.804.871
Totale debiti = 198.807.331/236.393.209

Il Conto Economico presenta i seguenti risultati:
Totale Valore della produzione = 15.414.516/18.813.898
Totale Costi della produzione = 14.773.118/18.807.763.

GLI IMPUNITI DEL CONSORZIO: STATO PATRIMONIALE E CONTO ECONOMICO – Rispetto a tali dati non possono che riportarsi le stesse considerazioni già esposte sul bilancio del precedente esercizio, aggravate dal fatto che alcune poste e certe movimentazioni restano del tutto incomprensibili a chi legge il bilancio alla luce dei più elementari principi ragionieristici e contabili.

Se il bilancio, così come conosciuto dall’economia produttiva del mondo intero si basa ancora oggi su un modello classico che da un lato lo suddivide in due parti fondamentali, cioè lo stato patrimoniale e il conto economico o profitti e perdite (così come insegnavano i vecchi professori di ragioneria) ci sarà anche un perché.

Noi che dal liceo classico ci siamo dovuti reiventare ragionieri alla facoltà di Economia e Commercio abbiamo letto nel mitico manuale del professore Amodeo che lo Stato Patrimoniale e il Conto Economico sono strutture distinte ma intimamente legate, interdipendenti, in pratica l’una riscontro dell’altra.

Tenete presente, alla scuola media, quando in aritmetica insegnavano la prova del 9? Il concetto è lo stesso. Se i numeri del Conto Economico non sono causa e/o conseguenza dello Stato Patrimoniale, due sono le cose: o il Bilancio è sbagliato o è falso.

Ma al Consorzio Idrico hanno fatto di più, riuscendo a costruirlo sia falso che sbagliato. Vediamo come.

In presenza di cifre contraddittorie tra Conto Economico e Stato Patrimoniale, una nota integrative completamente inutile ed omissiva e una relazione sulla gestione generica e striminzita, un
approfondito esame del bilancio avrebbe richiesto di poter esaminare anche la contabilità, la documentazione e le schede contabili, ma anche leggere la relazione dei Revisori dei Conti, che non
risulta tra gli allegati.

Avete letto bene: manca anche la relazione dei Revisori dei Conti.

Ora, anche un bambino della scuola elementare ti domanda, di fronte a 200 milioni di euro di residui attivi e ad altrettanti residui passivi: scusi, signor Consorzio Idrico, ce ne elenchi almeno due o tre? Magari giusto pro-forma, dato che si tratta di cifre iperboliche.

No, nella nota integrativa, documento che esiste a garanzia della trasparenza dei Bilanci degli enti pubblici, non c’è nulla. O meglio, ci sono dati sbagliati rispetto a quello che hanno scritto in Bilancio.

Un tale quadro finanziario, patrimoniale ed economico, ripetiamo, avrebbe richiesto una nota integrativa molto
dettagliata ed una relazione sulla gestione con un piano altrettanto dettagliato e credibile di
risanamento.

Per oggi, visto che non si tratta di un articolo molto semplice, ci fermiamo qua. Il resto, e che resto, lo scriveremo nella seconda e ultima puntata di questo ennesimo focus che dedichiamo a quell’autentico verminaio rappresentato dal Consorzio Idrico.

I cui componenti, sono meno colpevoli di chi gli ha consentito di arrivare a questo grado di degenerazione. Poi, fate voi e individuate quali organismi dello Stato avrebbero dovuto garantire i dovuti controlli di legalità.