MARCIANISE. La gestione amministrativa “pornografica” di Velardi andrebbe portata al cospetto del governo che annullerebbe delibere e determine ai sensi del 138 del Tuel

10 Marzo 2022 - 13:23

Il fatto che imperi l’ignoranza consente a dei modelli di potere fondati solo sulla furbizia e sulla tensione verso i propri interessi particolari, di andare avanti senza grandi fastidi. Nell’ordinamento nazionale ci sono norme, come questa, che rendono piena giustizia a tutti quei nostri ragionamenti in cui scriviamo che Marcianise ha dichiarato la secessione dall’Italia. E non è per dire, leggete bene il citato 138, il cui testo integrale pubblichiamo in calce

 

MARCIANISE (G.G.) – L’ignoranza è, da sempre, un potentissimo strumento affinché altre attitudini umane, come la furbizia, la scaltrezza, un certo tipo di intelligenza, abbiano la meglio instaurando un proprio regime e ammantandolo anche con velo di sedicente legalità.
In questo caso, la famosa frase di Luigi Einaudi può essere citata al contrario, in modo da rafforzare il suo significato: se conosci, deliberi, cioè decidi, esprimi il tuo punto di vista con la piena legittimità della cittadinanza, contribuisci realmente ai processi democratici, incanalandoli nella direzione che tenta quantomeno di realizzare l’aliquota più alta possibile di bene comune, fermo restando che l’uomo, per biologia, ha un marchio individualista ed ha dunque sempre un occhio di gran riguardo per il proprio particulare; se dunque non conosci, non deliberi, non partecipi realmente al processo democratico, ritenendo erroneamente di esserne parte, e diciamocela tutta, pur sapendo che il governante è arrivato lì dove si trova grazie alla furbizia, alla scaltrezza, cioè a un certo tipo di intelligenza, ti sta bene anzi lo invidi pure, perché quelle attitudini gli hanno permesso di ottenere il massimo possibile sul terreno del

particulare azzerando di fatto la ricerca del bene comune.
Prendiamo il caso di Marcianise: tranne quelli che leggono Casertace, sono molti ma comunque in numero ben lontano dalla maggioranza della popolazione autoctona (vedete, ormai usiamo la parola cittadini con molta più parsimonia) ritengono che tutto quello che succede ogni giorno, nelle stanze del Comune, sia accettabile.
Accettabile è l’aggettivo giusto, nel senso che ormai anche chi l’ha votato l’ultima volta ha capito che Velardi non è uno stinco di santo, ma allo stesso tempo non lo considera diverso dagli altri politici, non riconosce dunque alle cose che accadono in Comune una considerazione di straordinarietà, una cifra di degrado morale e istituzionale che va ben al di là dei normali standard espressi dalla politica politicante casertana e più in generale dal modus operandi del ceto politico meridionale. Nei giorni scorsi, scorrendo per l’ennesima volta le norme riunite del Tuel, varato con il decreto legislativo 267 del 1 agosto 2000, ci siamo imbattuti in un articolo che in un passato abbastanza remoto avevamo già affrontato, ma che poi avevamo fatto scivolare nel dimenticatoio a causa della sua assoluta inesistenza anche nel cofanetto dei casi rari di applicazione del diritto amministrativo vigente. Si tratta dell’articolo 138.
Un numero che, tra le altre cose, ha un destino significativo, molto incidente nel Diritto italiano, dato che il 138 è anche l’arcifamoso articolo della Costituzione che definisce il percorso di approvazione di una nuova legge costituzionale che entri a far parte della Carta fondamentale o di una modifica dei contenuti già vigenti per effetto dell’approvazione definitiva della Costituente e per effetto di interventi successivi.
Nel caso del 138 del Tuel, pure siamo di fronte ad una norma molto importante e totalmente ignorata almeno per quel che riguarda i fatti di nostra conoscenza relativi al perimetro della Campania e della provincia di Caserta.
Chi sapeva, infatti, che il governo, nella sua funzione espressiva collegiale, rappresentata dal Consiglio dei Ministri, può annullare un atto delle amministrazioni locali nel momento in cui previo parere del Consiglio di Stato, lo valuti come illegittimo perché attenta all’unità dell’ordinamento?
Il 138 ha come riferimento la lettera p del comma 3 articolo 2 della legge n.400 del 23 agosto 1988, la quale specifica che nel caso in cui gli atti amministrativi siano erogati dalle Regioni e dalle Province autonome, oltre al parere del Consiglio di Stato, il governo dovrà introitare anche quello della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Al di là della lacuna evidente legata al fatto che il 138 non ha, nonostante lo asserisca, assorbito l’intero testo della lettera p del comma 3 articolo 2 della legge n.400 del 23 agosto 1988, resta ben incardinata nel nostro ordinamento la possibilità del governo di annullare un atto amministrativo di un Comune con una procedura molto simile a quella applicata per gli scioglimenti dei consiglio comunali e delle amministrazioni a causa di infiltrazioni della criminalità
organizzata o comune oppure ancora per una condizione di illegalità gestionale conclamata ed evidenziata da uno o più procedimenti giudiziari.
In poche parole, il Ministro degli Interni propone l’annullamento dell’atto illegittimo al CdM che, acquisito il parere del Consiglio di Stato, decide.
In caso di annullamento sarà poi la sanzione della firma che il presidente della Repubblica apporrà sotto a un suo decreto a chiudere la procedura.

Ultimo particolare importante tanto quanto i precedenti, è che questa procedura può essere attivata d’ufficio, cioè in base alle attività di controllo che lo specifico Dipartimento del Ministero dell’Intero compie sugli atti amministrativi di un Comune o anche, badate bene, per effetto di una denuncia.
In poche parole, un consigliere comunale ma anche un semplice cittadino può presentare al governo un’istanza, correttamente redatta e possibilmente documentata, per chiedere l’annullamento di una delibera, di una determina, di un’ordinanza del sindaco, di un decreto, di un atto dirigenziale, insomma di una qualsiasi espressione del diritto amministrativo, che trova la sua fonte nella potestà dei livelli politici e dei livelli burocratici, questi ultimi fortemente valorizzati dalla famosa legge Bassanini.

Quante volte avete letto in questo giornale considerandola, magari, dopo un po’ di tempo, una battuta ripetitiva e stucchevole, che da una parte c’è l’ordinamento italiano e dall’altra parte c’è la neuro-Repubblica di Marcianise?

La nostra non è stata mai una battuta, nonostante sia stata considerata tale dalle valutazioni superficiali.

Cosa pensate, infatti, che significhi che il governo può annullare un atto amministrativo di un Comune nel momento in cui lo considera illegittimo, ma soprattutto quando questa illegittimità incide “sull’unità dell’ordinamento”?

Se c’è una legge, se ci sono norme, se ci sono fonti del diritto che gerarchicamente svolgono la funzione di elementi guida dell’ordinamento dello Stato, garantendone l’unità e dunque che tutti i 60 milioni di abitanti facciamo parte della stessa nazione, della stessa Repubblica, come puoi tu Comune fregartene di leggi nazionali a cui non concedi neppure la parvenza di una loro interpretazione, quand’anche stravagante, ma che ignori totalmente, nelle parti narrative dei tuoi atti amministrativi?

A Marcianise sono anni che vengono violate le leggi, sono anni che si producono atti amministrativi illegittimi e che, in quanto tali, violano l’unita dell’ordinamento dello Stato.
Se l’articolo 110 del Tuel sancisce in quota parte l’ordinamento dello Stato per quanto riguarda l’assunzione di figure professionali apicali a tempo determinato da parte del sindaco, e a conclusione di una procedura stabilita e fine a se stessa, come può – e lo diciamo a sua garanzia – la dirigente Franca Nubifero (della quale abbiamo anche conosciuto il dato di essere madre di un neoufficiale della Guardia di Finanza) scrivere la determina grazie alla quale Salvatore Fattore è stato assunto con la carica di dirigente di tre settori e in forza di una procedura a dir poco farneticante, altro che illegittimità tossica per l’unità dell’ordinamento dello Stato.
Una roba del genere può essere commentata solo in un modo: la città di Marcianise si è dichiarata indipendente dall’Italia e ha accompagnato la sua secessione con una nuova Costituzione ed un nuovo ordinamento.
Se non è così, atti come l’assunzione di Fattore integrano senza se e senza ma le previsioni e i requisiti dell’articolo 138 del Tuel.
Per cui i consiglieri comunali d’opposizione o un qualsiasi altro cittadino farebbero bene a denunciarli ipso facto al governo.