CASERTA. LA PROVA. Franco Biondi da più di un anno è stato sospeso dall’Ordine degli Ingegneri, ma continua a firmare quintali di determine, a “prendere” incarichi da Rup e uno stipendio di 250 mila euro l’anno

14 Aprile 2022 - 07:32

Siamo venuti in possesso dei documenti che attestano l’ufficialità del provvedimento assunto il giorno 8 marzo 2021 e che chiariscono come, all’8 aprile 2022, il superdirigente del comune capoluogo era ancora sospeso. Sviluppiamo un articolo in cui, a garanzia prima di tutto dello stesso Biondi, ci auto-penalizziamo, rendendo la trattazione, in alcuna delle sue parti, complessa e apparentemente ridondante. Ma siccome nessuno deve poter fare la vittima, siccome da anni aspettiamo che Franco Biondi esprima le sue tesi in contrapposizione alle nostre, abbiamo voluto essere particolarmente precisi e pignoli, anche nell’elaborazione del discorso logico

CASERTA (g.g.)Ma daiii…, c’è qualcuno che può seriamente pensare che per il potere che, cioè quello di console, insieme a Carlo Marino, della città di Caserta, Franco Biondi abbia bisogno di relazionarsi con la sua funzione di ingegnere, rispettando leggi e regolamenti che questa relazione disciplinano?

Lo possono pensare i superficiali, lo può pensare qualcuno arrivato a vivere da poco in questa città e che, non conoscendola, non sapendo che Caserta per anni ha tenuto in vita un appalto dei rifiuti, facendo transitare la titolarità dello stesso a un soggetto giuridicamente diverso da quello che la gara si era aggiudicato negli ultimi mesi del 2012 (da

Consorzio Ecocar ad Ecocar srl), non sapendo che nell’estate di qualche anno fa, il comune di Caserta, su istanza dell’impresa fornitrice, revocò pacificamente l’impegno contrattuale assunto da un’azienda che si occupava dello stoccaggio della frazione umida della monnezza del capoluogo (Gesia), salvo attribuire lo stesso incarico per lo stesso servizio ad una società governata dai stessi soci della prima, residenti nella stessa sede della prima (Sorgeko), e che dalla prima differiva solo per il piccolissimo, stupidissimo, insignificante dettaglio di non versare in una condizione di pre-fallimento, di non stare all’interno di un concordato preventivo con continuità aziendale, gestito da un commissario giudiziale distratto, di non avere tra i piedi creditori che magari avrebbero potuto recuperare qualche euro dalle attività di questa azienda nel caso in cui la medesima e il commissario giudiziale che la governava avessero semplicemente adempiuto agli obblighi, previsti dalla legge, a partire dalle definizioni generali del codice civile, fino ad arrivare all’articolo 165 della legge Fallimentare e alle più aggiornate interpretazioni della giurisprudenza.

Il visitatore che non sa, il visitatore ignaro su questi argomenti, ma anche su altri, può pensare che Caserta sia un luogo in cui la legge conti qualcosa, non sapendo, invece, che non conta un cazzo da tanti anni a questa parte.

8 marzo 2021. L’ordine di Caserta sospende l’ingegnere Francesco Biondi. Il motivo, tutto sommato banale, il che costituisce per noi un’aggravante e non un’attenuante, è il seguente: mancata comunicazione del Domicilio Digitale, cioè la PEC.

Riteniamo, appartenendo pure noi ad un ordine professionale dello Stato italiano che da qualche anno prevede lo stesso obbligo, che si tratti di una carenza, una mancanza, una distrazione risolvibile in mezz’ora. Dall’otto marzo 2021 all’otto aprile 2022, data della nota ufficiale dell’ordine degli ingegneri di Caserta venuta in nostro possesso e che pubblichiamo in calce a questo articolo, sono trascorsi esattamente 13 mesi. Cinque giorni fa, Biondi risultava, come si legge testualmente, ancora “regolarmente sospeso“.

Aaah, ecco, ora abbiamo capito: quando Biondi (questo vale per Franco ma anche per Giulio, il fratello che lavora al comune di San Nicola la Strada) legge una parola che possa ricordare lontanamente il concetto di legge, norma o regola, subisce lo stesso malessere che la kriptonyte provoca a Superman. Forse è questo il motivo per il quale in 13 mesi Franco Biondi non ha risolto la faccenducola con l’ordine professionale di cui fa parte. Perché se non fosse questo il motivo (ecco perché diciamo che la banalità, la bagattelarità della mtoivazione della sospensione è un’aggravante e non un’attenuante), significaherebbe che Biondi, e non ha tutti i torti a pensarlo, appartiene ad una dimensione trans-ingegneristica, trans-professionale.

Infatti, se uno è il console, badate bene, il console e non il pro-console, di Caserta, l’ultima cosa a cui pensa è quella di collegarsi alla legge e alle discipline da questa prodotte, visto che è lui stesso, per quel che gli interessa della propria vita e delle proprie attività, a fare le leggi, a determinare le discipline, così come chiaramente emerge dai due esempi fatti all’inizio di questo articolo e che rappresentano solamente due tra le centinaia e centinaia di storiacce evidenziabili nel racconto della vita e delle opere di quello che è diventato un consolato, ma che può essere definito anche un califfato, il Califfato di Caserta.

Noi ne abbiamo viste e raccontate a bizzeffe, il nostro archivio è pieno di articoli che non hanno determinato nessuna delle due conseguenze che in uno Stato di diritto avrebbero dovuto determinare e cioè l’avvio – magari almeno una volta su dieci anche la definizione – di un’indagine delle varie magistrature, contabile, penale eccetera, oppure il sindacato giudiziario dei contenuti dei medesimi articoli che in quanto falsi, dato che nessuna iniziativa giudiziaria suscitavano, nonostante le presunte notizie di reato all’interno di essi, avrebbero dovuto considerarsi largamente diffamatori, incontrando le azioni giudiziarie dovute, le querele  che lo stesso Biondi avrebbe dovuto presentare e che, invece, non ha mai presentato e chissà perché.

E allora, a differenza del neo arrivato a Caserta che non sa tutte le cose di cui sopra, “avendo visto cose che voi umani…” noi non ci scandalizziamo più di tanto se da 13 mesi a questa parte Franco Biondi ha firmato centinaia di determine di potestà e tanti atti amministrativi qualificandosi formalmente come ingegnere.

Immaginiamo già l’obiezione. Ce la scriviamo da soli perché in questo postaccio denso di scheletri riposti in armadi spesso insospettabili, il confronto democratico delle idee e delle tesi è, non a caso, un grande sconosciuto: ma ingegnere Franco Biondi resta, dato che il provvedimento di sospensione è diverso dalla radiazione. Indubbiamente è così, ma la firma che Biondi appone in calce ad ogni atto amministrativo si qualifica, anzi è quella di un ingegnere nel pieno esercizio delle sue funzioni.

E quelle funzioni derivano dal fatto di essere ingegnere, dall’essere iscritto regolarmente all’ordine perché al tempo in cui vinse il concorso ciò avvenne anche perché lui era ingegnere, ma soprattutto perché lui, non sappiamo se tramite autocertificazione, dichiarazione sostituiva dell’atto notorio (riteniamo di no, dato che questo atto entra in vigore nel 2000, mentre il concorso determina la sua assunzione nel 1997) oppure, come più probabile, ha presentato un certificato di iscrizione all’Ordine.

Quella certificazione copre dunque ogni azione che Franco Biondi compie quale dirigente di diverse aree del comune di Caserta.

Se ci fosse una legge che imponesse di ripresentare il certificato rilasciato dall’Ordine una volta all’anno, oggi Biondi potrebbe depositare un documento che, pur certificando che lui è ancora e sempre un ingegnere iscritto all’Ordine, dovrebbe necessariamente far menzione della sua attuale impossibilità a svolgere quelle funzioni che può svolgere in forza del concorso vinto e in quanto parte di un ordine professionale che garantisce la corretta relazione con le norme regolanti l’esercizio della professione specifica e delle professioni in generale in quanto collegate ad ordini professionali, dato che, giusto per fare une esempio, un giornalista sospeso dal suo ordine non può firmare un articolo, né l’azienda che eventualmente lo tiene sotto contratto può ignorare l’esistenza di una condizione di impossibilità, seppur temporanea. a svolgere la professione di giornalista, sulla base di quei requisiti che al tempo furono fondamentali per l’accordo negoziale trasfuso nel contratto di lavoro.

Questa nostra dissertazione pone una questione che investe l’area della legalità, discriminata da un confine che ne segna la linea di demarcazione con l’area dell’illegalità.

Visto però come funzionano le cose da noi, siamo certi che questa vicenda, di cui l’ordine degli ingegneri dovrebbe occuparsi domattina, passerà regolarmente in cavalleria, andandosi ad aggiungere alla migliaia di situazioni dubbie, o anche patentemente illegali, che non hanno determinato alcuna conseguenza e che hanno creato le condizioni di una pretesa, e purtroppo fondata, in considerazione dei fatti e dello stato di impunità imperante, di intoccabilità che oggi consente a Biondi di fregarsene del fatto che l’ingegnere capo del comune capoluogo, essendo sospeso dal suo ordine, non potrebbe svolgere le funzioni fino a quando questa sospensione non sarà revocata.

GLI INCARICHI DI RUP E I CREDITI FORMATIVI

Un capitolo a parte merita quello che possiamo definire una sorta di sottoinsieme della carica generale di dirigente, cioè la funzione tra le più importanti e anche tra le più remunerate (compensi extra) che un apicale determinatore di potestà amministrativa di un comune può esercitare, quella di Responsabile unico del procedimento, o RUP, che dir si voglia.

Confessiamo che questa notizia su Biondi l’abbiamo ottenuta di rimbalzo, rispetto a tutto quello che sta succedendo, a nostro avviso con il marchio doc dell’irregolarità tipica del comune di Caserta, per il project financing targato famiglia Dresia, riguardante i futuri destini dell’area parcheggio antistante la caserma Pollio e di cui ovviamente ci occupiamo solo noi, in splendida solitudine. Naturalmente è Biondi, come capita su tutte le questioni delicate e i rapporti diretti che con certa gente da decenni intrattiene il sindaco Carlo Marino, ad aver assunto le funzioni di Rup.

Ciò che andremo a scrivere ora lo abbiamo collegato a questa particolare fattispecie, ma potrebbe essere valido in ordine alla questione più generale da noi sollevata, relativamente alla “verifica poteri” di cui abbiamo trattato fino ad ora. Da qualche anno, precisamente il 2012, è in vigore una legge, il dpr 137, che rende obbligatorio l’aggiornamento periodico degli iscritti ai diversi ordini professionali. Lo facciamo tutti, da qualche anno anche noi giornalisti. La struttura normativa si basa sul meccanismo dei crediti. Per quanto riguarda l’ordine degli ingegneri, poi, il dpr ha delegato al consiglio dell’ordine la stesura di un regolamento ad hoc relativamente all’obbligo dell’aggiornamento, che si affianca ad altri regolamenti singolarmente redatti da ognuno degli ordini professionali.

L’articolo 3, comma 3 specifica proprio per quanto la riguarda il minimo obbligatorio per l’esercizio della professione e testualmente viene riportato: “Per esercitare la professione l’iscritto all’albo deve essere in possesso di un minimo di 30 CFP [Credito Formativo Professionale]”. Siccome il regolamento degli ingegneri ha fatto partire la disciplina dal primo gennaio 2014, si è dovuto occupare anche dello status di ogni ingegnere iscritto o in fase di iscrizione all’ordine rispetto alla dotazione di crediti.  Ci soccorre il comma 8 dello stesso articolo 3: “Al momento dell’iscrizione all’Albo si accreditano […] d) in caso di prima iscrizione all’Albo dopo 5 anni dal conseguimento dell’abilitazione: 30 CFP.

Non c’è dubbio che Biondi, che oggi ha 61 anni ed è iscritto dal 1987, vada inserito in questo caso. Dunque, il primo gennaio 2014 l’Ordine gli consegnò un gruzzoletto di trenta crediti. Ora, siccome il regolamento, come abbiamo già scritto prima citando il comma 3 dell’articolo 3, fissa proprio in 30 crediti il minimo indispensabile per “esercitare la professione” e siccome, sempre il predetto articolo 3, specifica al comma 6 che alla fine dell’anno solare vengono sottratti sempre 30 crediti, in modo da avere la garanzia sul fatto che l’ingegnere partecipi effettivamente ai corsi di aggiornamento richiesti, vuol dire con certezza solo una cosa: Franco Biondi, nell’anno 2014, si è aggiornato secondo i criteri previsti dal regolamento, altrimenti già alla fine di quell’anno solare, perdendo i trenta punti, avrebbero sicuramente perduto anche il diritto all’esercizio della professione.

Siccome non sappiamo bene come funzionano questi corsi tra gli ingegneri e dunque non sappiamo il numero totale di CFP cumulabili da un singolo professionista, non possiamo sapere cosa sia avvenuto dal 2015 ad oggi. Sarebbe necessaria un’indagine nei documenti dell’Ordine di Caserta per saperne di più. Si sa che il massimo dei crediti cumulabili per le attività ogni anno è pari a 120.

Quindi se in un anno di corsi di aggiornamento, un ingegnere accumula 120 crediti, potrà stare tranquillo per i prossimi 3 anni, dovendo scalare 30 crediti per ogni anno solare. Tutto questo ragionamento, che noi rendiamo minuzioso a garanzia dei nostri lettori e a garanzia dello stesso Biondi, serve a dire che dal punto di vista dei crediti non si può stabilire oggi quanti ne abbia il dirigente dell’area tecnica (e non solo) del comune di Caserta.

Possiamo invece affermare che ne ha persi già trenta lo scorso 31 dicembre. Ritornando, invece, a quello che non possiamo stabilire a priori, è impossibile sostenere che, perdendone certamente trenta, il provvedimento di sospensione che l’ha colpito non gli abbia permesso di recuperare nessun credito, visto e considerato che Biondi è sospeso a partire dall’8 marzo 2021 e non si può escludere, ripetiamo, a priori che dal 2 gennaio al 7 marzo abbia potuto partecipare a qualche corso.

Conclusione: questa storia dei crediti l’abbiamo associata alla delicatissima funzione di Rup perché in questo caso il tema della formazione, della preparazione, della certificazione di qualità diventa un’urgenza e una cogenza diversa per importanza, rispetto alla firma che si appone sotto una determina, spesso frutto di un processo più che altro burocratico. Va precisato, però, che la possibilità o l’impossibilità di svolgere la funzione di Rup non è certo legata solo alla questione dei crediti, visto e considerato che le Linee Guida n° 3 del 2016, erogata dall’Anac, al tempo presieduta dal già magistrato della Dda di Napoli e oggi procuratore della repubblica a Perugia, Raffaele Cantone, disegna con chiarezza una linea di demarcazione. C’è l’articolo 4, comma due, lettera B delle Linee Guida a spiegare chiaramente che il Responsabile unico del procedimento, nei casi di appalti e concessioni per importi pari o superiori a un milione di euro deve essere in possesso di una laurea triennale e dell'”abilitazione all’esercizio della professione. Il che restringe il perimetro dei requisiti ed esclude qualsiasi possibile giochino su un’abilitazione comunque esistente legata agli studi tecnici superiori.

Pur valutando come applicabile il problema dei crediti anche alle altre attività svolte da Biondi nel comune di Caserta, l’abbiamo voluto in qualche modo estrapolare, dato che, non esistendo una prova provata sul fatto che lui non possegga i crediti previsti dalla legge, non avendo per giunta potuto partecipare ai corsi di aggiornamento dall’8 marzo 2021 almeno fino all’8 aprile 2022, avremmo potuto creare confusione nella seguente valutazione di ordine generale assolutamente pregnante: un professionista sospeso dal suo Ordine continuia ad esercitare la sua professione, nell’esplicazione di una funzione pubblica, grazie alla quale il dirigente Biondi si porta a casa all’incirca 250 mila euro l’anno.

 

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