CASERTA. Tempi medi del comune per il pagamento delle fatture. La “boiata” di Carlo Marino e la vergogna di Publiservizi e dei Dresia
11 Maggio 2022 - 11:49
Addirittura il primo cittadino non ha letto neppure la nota al Bilancio consuntivo redatta dai suoi Revisori dei conti – abbiamo scritto “suoi” non a caso – che parlano di 42 giorni. Ma è del tutto evidente che l’illegalità divenuta sistema nella gestione degli incassi della concessionaria dei tributi e in quella estemporaneamente primitiva della famigliola che ha fatto il bello e il cattivo tempo nel parcheggio della caserma Pollio altera pesantemente il dato finale. E vi spieghiamo il perché
CASERTA (g.g.) – Il problema del giornalismo campano, ma in parte anche dell’intero giornalismo italiano è legato all’incrollabile, inestinguibile, inemendabile fedeltà ad un modello professionale originalissimo incancrenito (perché nel resto del mondo, anche in Paesi che vantano una reputazione culturale e democratica inferiore alla nostra non funziona così) che esaurisce il compito quotidiano di un redattore, di un direttore di una testata nel porgere
Attenzione, non è più tanto un problema di marchetta in senso letterale del termine, quanto di pigrizia, di incapacità di conseguire il senso, il valore, di collegarsi alle fonti di ispirazione più importanti e luminose, per evitare di fare una cosa che è esattamente il contrario di quello che ogni giornalista dovrebbe fare, cioè far coincidere, sovrapporre pedissequamente l’esercizio di questa professione con quella di impiegato di concetto o addirittura di impiegato d’ordine.
Se al TgR ospiti il sindaco di Caserta Carlo Marino, ti prepari qualche ora prima, magari ti leggi qualche articolo di CasertaCE, che potrebbe inserire una serie di sciocchezze nei suoi pezzi, ma è pur sempre l’unico giornale che, dove stanno i potenti, dove stanno le maggioranze, lui, cioè il discolo CasertaCE sta dall’altra parte a prescindere, come dovrebbe fare ogni giornale serio con chi ha poteri, grandi e piccoli, e sarebbe obbligato sulla carta, in forza di tutte le costituzioni democratiche e liberali, ad esercitarli solo a favore del popolo e dei cittadini. E invece no.
Marino parla a ruota e spara una cazzata sesquipedale sui tempi medi di pagamento con cui il comune di Caserta liquida le fatture dei fornitori di beni e servizi.
Il sindaco parla di 28 giorni, riuscendo ad essere più “cazzaro sesquipedale” degli stessi Revisori dei conti i quali, ugualmente in versione stra-cazzara, hanno scritto nella relazione di cui poi ci occuperemo (e non poco) al Bilancio consuntivo del capoluogo che i giorni indicanti i tempi medi di pagamento sono 42.
Ma non vi vogliamo fuorviare con questo tema dei 14 giorni di scarto che sarebbe significativo in un qualsiasi posto dove sia esistita e dove esiste realmente una vera opinione pubblica in grado di fare il proprio mestiere e quindi di rilevare come fatti seri anche discrasie di tale genere.
Ma figuriamoci se in questa schifezza di città, dove è stato possibile un fatto unico in Italia e cioè che da dieci anni la stessa gente gestisce la raccolta dei rifiuti solidi urbani in base ad una gara d’appalto vinta negli ultimi mesi del 2011 e che sarebbe dovuta durare 5 anni; dove è stato possibile che la società Antonio (Conzorzio Ecocar) abbia vinto quell’appalto da circa 70 milioni di euro e che questo sia stato eseguito per diverso tempo, nelle fasi infinite di proroga, dalla società Gennaro (Ecocar srl), cioè da uno che non aveva vinto l’appalto; dove è stato possibile che tutto ciò, un’illegalità clamorosa, sia passata in cavalleria anche perché totalmente ignorata dalla popolazione indigena; figuriamoci, ripetiamo, se ora questi questo popolo casertano, anzi questa somma di individui si metta a considerare come un fatto grave l’ennesima balla pronunciata dal sindaco che in verità e che stavolta, a nostro avviso, una balla non l’ha detta e si è limitato “semplicemente” a non leggere la nota dei Revisori dei conti, fidandosi di un sentito dire di quella campionessa di ogni conoscenza in tema di Finanza locale, che risponde al nome di Gerardina Martino, assessora al Bilancio per volontà di Gennaro Oliviero.
E allora togliamo di mezzo questa storia dei 28 e 42 giorni, aspetto marginalissimo del problema.
Il tempo medio delle liquidazioni delle fatture al comune di Caserta è un valore patentemente, clamorosamente, rozzamente truccato.
Glielo andasse a dire, Carlo Marino, ai suoi colleghi dell’ANCI che lui ha permesso per anni e permette ancora oggi alla Publiservizi-Publiparking di trattenere tutti gli incassi della propria attività di riscossione, salvo poi, quando le pare e piace, rimettere al comune la parte di competenza, in violazione indiscutibile mai contestata di una legge, da noi citata tante volte da esserci venuta la nausea quando pensiamo di doverlo fare ancora, che già da diversi anni impone, ripetiamo, impone, come ad esempio fa, diligentemente, il concessionario dei parcheggi TMP, di consegnare giorno per giorno al comune gli incassi, pesando poi sull’ente pubblico l’incombenza di rimettere al concessionario le somme maturate a titolo di aggio.
Glielo andasse a raccontare Marino ai suoi colleghi dell’ANCI che ha permesso ai Dresia di incassare centinaia e centinaia di euro, sicuramente cifre superiori a milioni di euro maturati negli anni, non consegnando un solo centesimo al comune, in violazione gravissima rispetto a quello che sempre ai Dresia era stato comodissimamente concesso nei contenuti della convenzione per il parcheggio alla caserma Pollio.
Glielo andasse a raccontare ai suoi colleghi dell’ANCI che i Dresia, sollecitati con una cortese letterina che il comune gli ha inviato sotto la pressione dei nostri articoli di denuncia, hanno detto candidamente che in quei cinque anni avevano incassato una cifra complessiva che produceva un quota per il comune di 280 mila euro (il 23%, poco meno o poco più previsto dalla convenzione e dunque un introito dichiarato dai Dresia di circa un milione e centocinquanta mila euro incassati con il parcheggio).
Glielo andasse a raccontare ai suoi colleghi dell’ANCI che tutto ciò è avvenuto attraverso una mera autocertificazione, altro che Repubblica delle banane. Così, sulla fiducia, sulla parola, sull’indiscutibile reputazione sociale di questa famiglia.
Ma al di là degli introiti e dei conteggi che rappresentano a nostro avviso un fatto di gravità inaudita, noi, in questo articolo stiamo trattando delle dichiarazioni del sindaco Carlo Marino sui tempi medi della liquidazione dei pagamenti, rispeto ai quali le questioni Publiservizi e Dresia rappresentano effetti collaterali, ma non per questo meno importanti.
E allora quando il cumulo di questi movimenti finanziari, che rappresentano molta parte della somma complessiva degli stessi è così clamorosamente truccato al punto che il comune di Caserta prima paga di fatto, nel momento in cui la Publiservizi trattiene tutti i soldi incassati su un suo conto corrente, e poi riceve la fattura. Cosa registriamo come tempo medio di pagamento parziale, cioè relativo solo alla lunga, complessa dinamica dei movimenti finanziari tra il comune di Caserta e la Publiservizi? Un numero negativo addirittura? Che il comune paga dopo -10 giorni, andando a scomodare così qualche gigante del pensiero e della pittura surrealista?
E come la mettiamo con i tempi medi, nel momento in cui tutta la struttura finanziaria del rapporto tra il comune capoluogo e la Sea Services non viene neppure considerata, neppure registrata nei computi reali di cassa, al di là di ciò che può essere scritto nelle esercitazioni oniriche di un bilancio di previsione?
Naturalmente questo articolo non l’abbiamo scritto per i casertani, altrimenti sarebbe stata una perdita di tempo. Magari, ci sarà qualche persona normale fuori questa città, fuori questa provincia che considera questi argomenti un fatto serio nella valutazione di un amministratore della cosa pubblica. O magari ci sarà qualcuno nell’ANCI, qualche altro sindaco che, forse incappando nell’indicizzazione Google di questo articolo, lo potrà leggere. Insomma, lo scriviamo così come un naufrago segna il classico biglietto che affida all’alea del mare dentro una bottiglia.