MARCIANISE. Velardi salvato, ma solo per il momento, ancora da una mancata notifica. Stamattina rinviato a giudizio solo il segretario comunale Onofrio Tartaglione
6 Ottobre 2022 - 21:41
Al suo nuovo avvocato, comunque nominato in una fase precedente a quella della chiusura delle indagini, non è stato notificato a suo tempo l’avviso ai sensi dell’articolo 415 bis del codice di procedura penale..
MARCIANISE (G.G.) – È chiaro, ormai, l’intento, assolutamente legittimo per carità, ma che non può sfuggire ad una valutazione politica in considerazione del personaggio coinvolto, perseguito da Antonello Velardi, ex-sindaco di Marcianise, di puntare ai tempi lunghi e conseguentemente, alla prescrizione dei reati di falso e truffa in concorso, a lui contestati dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che, ormai da qualche mese, sostiene le proprie tesi accusatorie durante le fasi dell’udienza preliminare, che avrebbe dovuto portare già oggi al rinvio a giudizio del Velardi per l’ormai arcinota vicenda dei permessi di lavoro falsi, grazie ai quali ha incassato centinaia di migliaia di euro, rimborsati dal comune di Marcianise, cioè dai cittadini – contribuenti allo scopo di integrare la sua astronomica busta paga di redattore capo centrale de “Il Mattino” a cui non ha mai voluto rinunciare, neanche in parte, mantenendo, sulla carta, lo status di dipendente a tempo pieno nonostante il gravoso impegno istituzionale che, pure in questo caso sulla carta, avrebbe dovuto assolvere.
La nostra valutazione sulla strategia giudiziaria di Velardi è legata agli eventi che hanno segnato le fasi dell’udienza preliminare, svoltasi stamattina al cospetto di un gup del tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Velardi, quando è stato iscritto nel registro degli indagati, insieme al suo ex-compagno di classe Onofrio Tartaglione, che lui chiamò a ricoprire la funzione di segretario comunale, nominò l’avvocato Elia come suo difensore. Successivamente, ha aggiunto, sempre come suo difensore, l’avvocato casertano Genny Iannotti. Com’è noto, una delle fasi più importanti di quella che una volta si deferiva l’istruttoria, è rappresentata dalla chiusura delle indagini preliminari, comunicata formalmente dal pubblico ministero all’indagato o agli indagati e anche agli avvocati difensori. Se non che, il provvedimento di chiusura delle indagini preliminari, in esecuzione delle azioni previste dall’applicazione dell’articolo 415 bis del codice di procedura penale, è stato notificato a suo tempo all’indagato Antonello Velardi e al solo avvocato Elia. Siccome la nomina del secondo legale è avvenuta prima della chiusura delle indagini, la mancata notifica all’avvocato Iannotti è diventata, stamattina, una ragione inoppugnabile per bloccare l’udienza preliminare per quanto riguarda la parte relativa ad Antonello Velardi, con il gup che ha invitato la procura a realizzare immediatamente la procedura completa, dunque, la notifica a uno dei due legali di Velardi dell’avviso di chiusura delle indagini.
Ciò vuol dire che la procedura prevista dal 415 bis dovrà essere rifatta, dovrà ripartire, in pratica da zero. Per cui, l’indagato avrà 20 giorni di tempo, a partire dal momento della citata notifica per chiedere di essere ascoltato dal pubblico ministero o per presentare documenti e fatti a proprio discarico.
Ora, è in dubbio che questa fase sia stata già realizzata subito dopo la notifica dell’avviso di chiusura delle indagini preliminari a Velardi e al suo primo avvocato, cioè Elia. Ma essendosi aggiunto un altro legale, questi ha comunque il diritto di avere a disposizione quello stesso documento, perché, magari, può ritenere che gli elementi in esso contenuti possano essere riscontrati da una strategia difensiva differente da quella che, in precedenza, non è riuscita ad evitare la richiesta di rinvio a giudizio da parte del pubblico ministero, con conseguente trasformazione dallo status di Velardi da quello di indagato a quello di imputato. Insomma, se in queste ore il legale dell’ex-sindaco, come riteniamo sia accaduto, ha ricevuto formale consegna dell’avviso di conclusione delle indagini, potrà presentare, di qui al prossimo 26 Ottobre, documenti o memorie difensive, ma potrà chiedere, come già detto un interrogatorio per il suo assistito ad opera del pubblico ministero o da un suo delegato di polizia giudiziaria.
I tempi si giocano sull’intervallo che separerà una eventuale richiesta di interrogatorio, formulata dall’indagato e il momento in cui questo interrogatorio, sempre eventuale, si terrà. Questo dipende dal pubblico ministero e anche dall’applicazione attiva, rigorosa, e non pigra del personale della polizia giudiziaria, eventualmente delegato.
Per quanto riguarda l’altro imputato, cioè Onofrio Tartaglione l’udienza di stamattina si è chiusa, com’era d’altronde largamente previsto, con il suo rinvio a giudizio e dunque con il pieno accoglimento del solido impianto accusatorio, portato in aula dal pubblico ministero Gerardina Cozzolino. È stata anche decisa la data dell’inizio del processo: il 3 Febbraio 2023. Non sappiamo se entro quel guorno, la procedura, ripartita oggi da zero, sarà terminata con una nuova richiesta di rinvio a giudizio per Antonello Velardi e con un suo avviamento a processo, evitato oggi per il problema procedurale largamente illustrato in questo articolo, da parte del gup.
Potrebbe essere, ma potrebbe anche non essere. È chiaro, comunque, ritornando al primo concetto esposto in questo articolo, che Velardi si comporta già da ex-sindaco, da privato cittadino che, legittimamente utilizza tutte le armi messe a disposizione della difesa, dalla procedura penale. Un vero sindaco, infatti, ha interesse che il processo si svolga nel minor tempo possibile, in quanto la dimostrazione della sua innocenza rappresenta o dovrebbe rappresentare un fattore dirimente per il mantenimento della sua funzione, visto e considerato che i fatti contestati riguardano l’esplicazione della sua funzione di sindaco, come dimostra la contestazione di un reato tipico dei delitti contro la pubblica amministrazione, qual è indubbiamente il falso.