L’imprenditore Nicola Russo può morire di tumore. Clamoroso al tribunale: “I periti non hanno trasmesso la relazione”

28 Giugno 2018 - 12:06

TRENTOLA DUCENTA(g.g.) Non sappiamo quali siano oggi le condizioni di Nicola Russo, l’imprenditore di Trentola, indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso ai sensi dell’articolo 416 bis. L’altro giorno, alla sua vicenda, abbiamo dedicato un articolo che partiva dalla notizia della sua scarcerazione per gravissimi motivi di salute.

Siamo stati predenti anche se c’erano dei dati obiettivi piuttosto evidenti perchè avevamo ascoltato solamente la campana, peraltro autorevolissime, dell’avvocato difensore Giovanni Cantelli. Oggi però siamo entrati in possesso del provvedimento attraverso cui il tribunale di Aversa-Napoli nord, rappresentato nel caso specifico dal collegio presieduto dalla giudice Domenica Miele, assistita a latere dalle altre due magistrate giudicanti Debora Angela Ferrara e Maria Gabriella Iagulli, ha disposto la scarcerazione del citato Nicola Riusso, coinvolto, ma in quel caso ci fu il rigetto della richiesta d’arresto nella vicenda Jambo e poi successivamente in un’altra ordinanza del settembre scorso che ne determinò la detenzione carceraria.

I giudici di Aversa dicono due cose importantissime. La prima: che Nicola Russo, ammalato di tumore, è in imminente pericolo di vita, secondo quelle che sono le attestazioni ufficiali che nessuno dei medici del Cardarleli hja avuto paura di fare perché evidentemente la situazione è realmente molto grave.

Successivamente, come potrete vedere dal documento che pubblichiamo integralmente in calce, insieme all’istanza presentata all’avvocato Giovanni Cantelli (spedita, tra gli altri, oltre che al tribunale anche al Garante Nazionale dei Diritti delle persone detenute o private della libertà personale e al Presidente della Corte Europea dei diritti dell’Uomo), i giudici scrivono che “la relazione peritale con la quale il collegio di periti nominato avrebbe dovuto riferire circa la compatibilità del regime custodiale inframurario, seppur in reparto ospedaliero, questa non è stata trasmessa.

Non è uno scherzo, non è una cosa da poco. Se i periti, pur sollecitati dal tribunale non hanno consegnato il loro verdetto che doveva essere l’unico strumento a disposizione dell’autorità giudiziaria per decidere, costringendo la stessa a prendere come riferimento la certificazione dei medici del Cardarelli, ciò ha sicuramente determinato un danno a Nicola Russo, il quale può essere anche il più grande criminale del mondo, ma non per questo se uno stato vuole dimostrarsi meglio dei criminali deve essere sottoposto a trattamento inumano, ad avere una tac solo dopo 20 giorni dal suo ricovero nel Cardarelli, così come abbiamo scritto nel precedente articolo, con la conseguenza di una diagnosi ritardata del tumore che si sa bene gioca una partita con la vita in relaziona al tempo in cui viene erogata dalla sua diagnosi.

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