CONSORZIO DI BONIFICA, settimo anno di commissariamento. Ente volgarmente illegale. Se Sua Eccellenza il Prefetto risponde a una domanda…

27 Gennaio 2023 - 12:45

Alla faccia dei 180mila consorziati-contribuenti, letteralmente rapinati dei loro diritti e delle loro prerogative visto che la legge, non noi di Casertace, prevedeva un termine inderogabile di 360 giorni per un commissariamento che avrebbe l’unico compito di ricreare, comunque dentro a questo termine, le condizioni per la convocazione dell’assemblea in modo che questa elegga il consiglio dei delegati, da cui a sua volta dovrebbe nascere la deputazione amministrativa e il presidente

CASERTA (G.G.) – Non una questione di uomini, anche se in verità tanto abbiamo scritto e tanto dovremmo scrivere ancora sulle cosiddette gestioni commissariali del Consorzio di Bonifica del Basso Volturno e Aurunco, sia per quanto riguarda l’ineffabile Carlo Maisto da Frignano, video-definitosi la “mano lunga di De Luca” nel Consorzio, sia dell’attuale commissario Francesco Todisco da Avellino più scaltro, più competente, più avveduto, ma non per questo meno clientelare del predecessore.
Predecessore rispetto al quale si distingue per essere uno che dispensa un po’ di mangime a tutti, a sinistra e a destra, ma che gli ordini li va a prendere a Napoli dal solito cerchio magico del governatore o da De Luca stesso.

Però, come detto all’inizio, non ne vogliamo fare, almeno per quel che riguarda questo articolo, una questione relativa al modo – a nostro avviso allucinante – con cui viene svolta la funzione commissariale.
Oggi, per noi, la priorità è un’altra e riguarda la fisiologia dell’ordinamento attuale del Consorzio, che ha fatto diventare ordinario quello che per legge, la grande sconosciuta in Campania e provincia di Caserta era e, sulla carta, resterebbe uno strumento di potestà straordinario.


Correva l’anno 2017 e Stefano Graziano, al tempo consigliere regionale del Pd, brigava fino ad ottenere la nomina dell’appena citato Carlo Maisto, un suo fedelissimo, alla carica di commissario del Consorzio, aprendo una stagione mefitica, da noi raccontata passo passo in decine e decine di articoli, contenenti decine e decine di notizie di reato, tutte sistematicamente bypassate dall’unica potestà a cui la Costituzione italiana affida, con tanto di obbligo, l’esercizio dell’azione penale.
Nel 2021 arriva la nomina di Francesco Todisco.
Oggi, 27 gennaio 2023, inizia il settimo anno di commissariamento del Consorzio.

Cosa dice la leggere regionale 4 del 2003?
All’articolo 32 comma 3 si dice sostanzialmente quella che, per logica e per senso comune, è un’ovvietà: il commissariamento è una misura straordinaria di sospensione dei diritti civili, privati, dei soci che, in gran numero costituiscano l’organo dell’assemblea che da 7 anni, conseguentemente, non è stata convocata.

Qui ci sono centinaia di migliaia di agricoltori, consorziati e contribuenti (più di 180mila) che hanno acquisito un diritto, riconosciuto, regolato e sancito a lettere di fuoco dal Codice Civile, che vedono sospeso sine die.

Naturalmente, nessuno proferisce parola, ma a nostro avviso ci sarebbero tutte le condizioni per portare la Regione Campania in tribunale, non una ma cento e mille volte.
Perché sette anni di commissariamento, istituto a cui la legge riconosce, attraverso una serie di atti ricognitivi, il solo potere di ricreare le condizioni per riattivare la legittimità dei diritti dei soci consorziati, rappresentano una modalità neanche troppo subdola, neanche troppo surrettizia, ma spavalda e arrogante, per sacramentare, istituzionalizzare un colpo di mano, cioè la trasformazione del Consorzio di Bonifica in una cosa diversa in quella descritta da una visura della Camera di Commercio, ultimo step di una fase costitutiva sancita dal timbro di un notaio della Repubblica Italiana.


Quando parliamo di illegalità e di condizioni per adire all’autorità giudiziaria, non svolgiamo un ragionamento deduttivo non estraiamo una nostra conseguenza logica da premesse documentali. No, la gravità, questa gravità che si unisce alle tante altre che connotano la vergogna assoluta di tutti gli enti strumentali di questa provincia, esistenti solamente per ingrassare le falangi clientelari dei politici di turno, è rappresentata dal fatto che l’articolo 32 comma 3 della legge 4 del 2003, tu giudice, tu pubblico ministero, tu giornalista, non lo devi interpretare.


Come si suol dire là ci sta scritto: “Il commissario straordinario nel termine indicato nel decreto di nomina, termine comunque non superiore a 360 giorni, convoca l’assemblea dei consorziati per l’elezione del nuovo consiglio dei delegati e cura l’ordinaria amministrazione”.


Pensierino del buongiorno al buon prefetto Giuseppe Castaldo, anzi vogliamo fare una cosa: lo chiamiamo in causa rispolverando il vecchio appellativo di Eccellenza.
Allora, Eccellenza, le porgiamo con rispetto una domanda: ma questa da noi letta è una legge in vigore nell’ordinamento della Campania, il quale mette insieme tutte le leggi e le norme vigenti a livello nazional con quelle frutto della potestà legislativa che, per determinate materie, la Costituzione attribuisce alle Regioni, nel caso specifiche alla nostra?


Perché se lei, che rappresenta il governo della nazione, ci dice che le leggi sono una cosa diversa da quella che da millenni si costituisce come struttura fondamentale di qualsiasi tipo di ordinamento democratico o, anche antidemocratico, dove comunque esiste una parvenze, formalmente riconosciute, di legislazione – allora noi chiudiamo bottega e veramente non scriviamo più.


Ma se lei per un verso e la magistratura inquirente per un altro verso siete i custodi, i garanti delle leggi vigenti del nostro ordinamento, il fatto che non interveniate può essere legato a due motivi.

Incapacità, insipienza oppure soggezione, sussiego, vassallaggio nei confronti del presidente De Luca, Altra possibilità non c’è.


Lei, Eccellenza, dà la sensazione di tirare a campare, nascondendosi dietro alla rivendicazione di un malinteso senso dell’equilibrio che effettivamente fa dell’organismo prefettizio un equilibratore e non un agitatore tra i poteri.
Malinteso perché questa funzione si esercita nella sfera di contrasti interpretativi di una norma, che in attesa di essere chiariti o stabiliti da un organismo della giurisdizione, non devono determinare sommovimenti, contrasti tali da mettere in discussione l’esistenza, l’integrità di un ente pubblico e delle persone che ci lavorano all’interno. Ma in questo caso siamo di fronte ad una radicale, cardinale, lessicale violazione di parole normative peraltro scritte con estrema semplicità nel citato articolo.


L’articolo di oggi finisce qui perché ora dovremmo entrare dentro ai motivi che tengono in piedi questa struttura illegale. Motivi che a voler essere buoni definiamo di carattere politico.
Dovremmo parlare di consociativismo, dovremmo fare nomi e dei cognomi e l’articolo si allungherebbe troppo.
Ma sicuramente nei prossimi giorni ritorneremo sull’argomento, facendo questi nomi e questi cognomi e facendoli in funzione solo e solamente dello stato di illegalità, ripetiamo il-le-ga-li-tà, rispetto al quale oggi siamo in grado di individuare anche qualche altro elemento della scena ancora peggiore.
Peggio dell’illegalità che segna la vita del Consorzio di Bonifica del Basso Volturno, c’è il comportamento delle istituzioni che queste illegalità coprono, tutelano e concorrono tecnicamente ad affermare.

Sulla cosiddetta ordinaria amministrazione stendiamo un velo pietoso perché occorrerebbe un’enciclopedia, visto e considerato che questi qua l’ordinaria amministrazione non l’hanno fatta nemmeno per un giorno, assumendo personale e distribuendo incarichi, a dimostrazione che a tutto pensano eccetto al fatto che loro sono dei commissari, ritenendosi invece autorità monocratica senza limitazione temporale.