L’EDITORIALE. PARTE PRIMA. Patti chiari e amicizia lunga: non servono gli inviti a cena e i messaggeri. Spieghiamo al neo sindaco Antonio Trombetta quali sono le coordinate per avere un buon rapporto con CasertaCe

27 Maggio 2023 - 09:30

Abbiamo diviso questo articolo in due parti. Nella prima esprimiamo soprattutto linee di principio. Nel secondo, che pubblicheremo tra stasera e domani, entreremo nel merito con schiettezza e franchezza, parlando di Giovanni Zannini, Gabriele Trombetta, Consorzio Idrico e potenziali conflitti di interesse

di Gianluigi Guarino

Molta parte della politica marcianisana ritiene, bontà sua, che CasertaCe costituisca un fattore importante, se non addirittura dirimente, nella definizione degli esiti di un progetto di governo della città.

Bontà sua, perché riteniamo non sia così. Ma meglio sarebbe dire, forse, che non dovrebbe essere così.

E, completando lo scioglilingua, se è così, ciò è dovuto solamente alla debolezza della politica locale, alla sua costante e perpetua ricerca di percorsi finalizzati prima di tutto a sviluppare in un certo modo la funzione economica, motore fondamentale di un’azione di governo. E quando scriviamo “in un certo modo”, vogliamo dire nel modo sbagliare, cioè un modo (e sono tre!) che

punta ad alimentare la rendita clientelare, che poi non è altro che una forma più sfumata, meno leggibile, più diluita, del voto di scambio.

Per fare un esempio, se a Marcianise un sindaco ha dovuto fino ad oggi riqualificare una piazza, dotandola di un nuovo arredo urbano, di qualche albero e di altre cose per abbellirla, è accaduto che quello stesso sindaco, direttamente o attraverso un suo assessore, abbia dedicato il 20% dei suoi pensieri e delle sue preoccupazioni al problema su come doveva venire realmente quella piazza, e su come questi lavori di restyling sarebbero stati valutati e giudicati dai cittadini. La parte importante, nettamente prevalente, cioè l’80% dei suoi pensieri e delle sue preoccupazioni, invece, il sindaco e i suoi delegati – non parliamo nemmeno dei dirigenti dell’Ufficio Tecnico – l’hanno dedicata a tutte le dinamiche relative alla gara d’appalto, ai partecipanti della stessa, a un bando da costruire in una certa maniera. E la “certa maniera” si salda con il “certo modo” di cui prima.

E non c’è dubbio che almeno 4 volte su 5, ripetiamo, almeno, nella testa di un sindaco di Marcianise – parliamo naturalmente di quelli avvicendatisi negli ultimi anni – c’è stata quasi sempre anche un’idea sufficientemente precisa del costruttore ideale, dell’impresa “ah come sarebbe bello se questa gara la vincesse tal dei tali”, in uno sforzo augurale che, come capitava a certi sciamani, è talmente denso di motivazioni e speranze che – della serie i sogni son desideri – si tramuta in realtà grazie a questa energia emotiva.

Ed è proprio ciò che determina la preoccupazione per quello che potremmo o non potremmo scrivere nei nostri articoli sulle cose di Marcianise; è proprio ciò che porta a sovrastimare il ruolo di un giornale che per normalissime motivazioni editoriali si è occupato, si occupa e si occuperà di Marcianise solo in quanto terza città della provincia per popolazione e solo perché si tratta di quella a più alto peso specifico per gli insediamenti produttivi che accoglie.

Durante gli anni di Antonello Velardi, se si eccettua Angela Letizia che ha avuto sempre un rapporto di devozione ancillare nei confronti di quel sindaco, la preoccupazione causata dagli articoli di CasertaCe si è impadronita dell’entourage costituito dagli assessori e da larga parte dei consiglieri di maggioranza.

Lo stesso timore non si è impadronito, al contrario del Velardi, ma qui il discorso valutativo andrebbe spostato su fattori di tipo psico antropologico, che per giunta abbiamo declinato mille volte, e che, dunque, come capita durante i grandi simposi, ci limitiamo a depositare la relazione agli atti del convegno consultabili tranquillamente e agevolmente nel nostro archivio.

Oggi c’è un altro sindaco che si chiama Antonio Trombetta, il quale, al di là di qualche contributo estemporaneo fornito in passato, non si è occupato mai di politica, ma ha svolto la propria attività di medico di base.

Rispetto a questa realtà modificata, abbiamo già avvertito da segnali concreti che le preoccupazioni per quelle che potranno essere le posizioni assunte da Casertace si stiano impadronendo anche il primo cittadino.

A dire il vero e a nostro avviso, ciò sta accadendo più per un’induzione attivata dal carattere simpatico, ma perennemente stressato, di Nicola Scognamiglio, dal cui cilindro è uscito fuori il nome di Trombetta, che per un effettivo stato d’animo del neosindaco che, dobbiamo ritenere, in base a qualche reazione avuta nel riscontro a un paio di articoli che gli abbiamo dedicato agli albori della campagna elettorale, non sia stato mai un lettore di questo giornale.

I consiglieri comunali eletti con Antonio Trombetta sono stati, invece, molto più sul pezzo di lui. Nel senso che hanno fatto politica attiva negli ultimi anni. Qualcuno l’ha fatta all’interno delle istituzioni cittadine, qualcun altro vi ha dedicato, pur non essendo impegnato direttamente in giunta o in consiglio comunale, molti pensieri, determinati da un background familiare solido di militanza, così come si può dire, ad esempio, di un Raffaele De Martino, tornato in campo ed eletto in consiglio grazie ad un cospicuo bottino di preferenze personali.

Insomma, avvertiamo, intorno a noi, un clima di preoccupazione.

Non è una percezione epidermica, ma, ribadiamo, la presa d’atto di una serie di contatti informali di cui siamo stati oggetto negli ultimi giorni. Possiamo dire che nella compagine di Trombetta abiti quello stesso sentimento che connota tutti coloro i quali, riproducendo il metodo un po’ borbonico e un po’ post-borbonico ma gattopardesco, sanno di essere vulnerabili soprattutto rispetto alle loro intenzioni e dunque si agitano di fronte a un giornale che prima di scrivere un articolo si informa, si documenta, lavora con le fonti in maniera analitica, meticolosa e soprattutto conosce la storia degli ultimi 25 anni di Marcianise.

Se, infatti, un sindaco, un assessore, un consigliere comunale, possedesse la sicurezza e la granitica consapevolezza del fatto che ogni sua azione, più o meno segnata dall’errore (il problema non è questo), sarà sviluppata in buona fede e sarà al 100% finalizzata al bene comune, tutto dovrebbe fare, eccetto che preoccuparsi di CasertaCe.

È normale altresì che, al contrario, se tu in campagna elettorale hai conquistato 400/500 o 1000 voti, oppure, come nel caso di Trombetta, 11mila e passa, anche grazie all’aiuto di strutture, di gruppi imprenditoriali, di centri di potere locali, titolari di interessi di tipo privato e/o privatistico, dovrai occuparti del loro ristoro, attivando la modalità dell’80% a fronte del 20% di cui prima.

Chi ha girato intorno a noi negli ultimi giorni ha provato, come si dice, a menare il can per l’aia: inviti a cena, altri inviti ad incontri riservati.

Dunque, la riproposizione di uno schema da parte di chi, pur avendo a che fare con noi da decenni, sembra essere irreversibilmente incapace da un punto di vista culturale di apprendere, una volta e per tutte, che non saremo certo noi di CasertaCe – pur non essendo dei fondamentalisti, pur sapendo che la politica per sua genetica è e sarà segnata da tratti deteriori e da compromessi inconfessabili – a cambiare la storia del mondo, dell’Italia e del Sud Italia, ma che, nonostante ciò, in base a questa consapevolezza, non abbandoneremo mai le battaglie per i valori in cui crediamo.

Questo nostro tratto di flessibilità e tolleranza nella valutazione delle cose della politica è sconosciuto ai lettori disattenti di questo giornale.

Chi invece è stato attento, ben ricorda le volte in cui proponevamo una sorta di pragmatico patto alla politica politicante, offrendole una forma di tregua: okay, dato che la magistratura è totalmente frastornata, truccate pure il 70% delle gare, ma almeno il 30% fatele in pubblica piazza, redigendo bandi onesti e non ritagliati su misura sin dall’inizio per le necessità della ditta che auspicate vincitrice, cioè compiendo un’evidente violazione, destinata purtroppo a rimanere totalmente impunita, dell’articolo 353 bis del codice penale (CLICCA PER LEGGERLO).

Allo stesso modo abbiamo detto: okay, se dovete assumere 10 persone, mettete 7 incapaci o comunque 7 in cui l’elemento della competenza e della preparazione è irrilevante rispetto all’esito concorsuale. Ma 3, benedettiddio, 3 li prendiamo capaci, 3 dovranno essere assunti in quanto effettivamente meritevoli, ammesso e non concesso che le commissioni insediate nei Comuni incubino al proprio interno competenze in grado di stabilirlo.

Perché, cavolo, i cittadini che vanno ad uno sportello non possono sempre incrociare un demente messo lì solo perché è figlio di, nipote di, raccomandato da e che non è assolutamente in grado di assolvere al proprio compito, con la conseguenza che la pubblica amministrazione italiana e meridionale sviluppa oggi livelli di efficienza e produttività che il Benin al confronto, pare una banca svizzera.

Insomma, non è possibile (e francamente ci siamo rotti le scatole) che un giornale da sempre definitosi liberale, debba ogni volta preoccuparsi di spiegare che non è editato dagli ayatollah iraniani di area fondamentalista sciita o dai discendenti del mullah Omar del fondamentalismo talebano sunnita. Noi cerchiamo di scrivere articoli che riproducano i nostri bagagli culturali, morali, ecc. Onestamente, non possiamo preoccuparci di valutare se sono scritti in maniera troppo complicata e inaccessibile al livello medio della cultura indigena.

Qualche sforzo in proposito lo sto e lo stiamo facendo, ma non possiamo trasformare un nostro articolo in un vivavio di banalità, frasi fatte e luoghi comuni.

A proposito di sforzi, ad esempio, è tale quello compiuto nell’articolo che state leggendo, in cui mi sono anche un po’ violentato, non doppiando mai o quasi mai il limite delle cinque righe per la lunghezza di un periodo.

E poi abbiamo deciso scindere l’articolo in due parti, perché questa premessa che traccia la nostra linea editoriale per quello che sarà il modo con cui seguiremo le vicende di Marcianise è doverosa, visto che Antonio Trombetta merita, da sindaco appena insediato, di farsi lui direttamente un’idea, avendo anche dimostrato di non essere stato un lettore di CasertaCe in questi anni, dei contenuti, dei temi che accetteremo come strutture di un eventuale confronto tra il nuovo primo cittadino pro tempore di Marcianise e il quotidiano online casertace.net.

Antonio Trombetta merita anche di apprendere quello che è un nostro mantra, un marchio di fabbrica della nostra essenza editoriale, sconosciuto a lui per i motivi di cui sopra, cioè per non essere mai stato un vero lettore di questo giornale: a noi di Casertace non serve nulla, facciamo i giornalisti e basta.

Non dobbiamo raccomandare, né una ditta; né un professionista perché venga nominato nel Nucleo di Valutazione od Organo Indipendente di Valutazione del Comune che dir di voglia; non dobbiamo raccomandare nessuno per un’assunzione.

Dunque, ad Antonio Trombetta possiamo mettere a disposizione solamente l’unica qualità che, scusate la falsa modestia, ci riconosciamo: l’onestà intellettuale.

Noi combattiamo e combatteremo leggendo ogni bando di gara, sillaba per sillaba. E se intravederemo anche una traccia che ci porti a pensare che quel bando contenga in sé una direzione di marcia prestabilita verso l’aggiudicazione di un lavoro a un’impresa già decisa a priori, che fa parte di quel pacchetto di soggetti attivi, di finanziatori di campagna elettorale da ristorare, Antonio Trombetta sarà trattato, al netto di quei connotati psico-antropologici di cui prima, alla stregua di Antonello Velardi.

La cui ombra, a dire il vero, abbiamo intravisto in certe sinistre assonanze della prosa utilizzata dal neosindaco Antonio Trombetta nei suoi primi post pubblicati su Facebook, che, peraltro, se uno fosse un minimo scaramantico, mai e poi mai se li farebbe scrivere o ispirare da Velardi, visto l’esito determinato dai circa 7 anni in cui questi ha monopolizzato la politica marcianisana, accumulando un alto numero di pesanti inchieste giudiziarie ai suoi danni, una doppia detronizzazione da sindaco e un licenziamento in tronco, deciso e attuato da Il Mattino e sostanzialmente confermato dal giudice del lavoro.