CAMORRA, MONNEZZA & MAZZETTE/14. Mossa per mossa ecco come Nicola Ferraro, da mediatore, stava ricostituendo il suo monopolio. Quella bustarella passata nel bar Vega Food

2 Novembre 2023 - 16:33

14ESIMA PUNTATA. Il ruolo cruciale di Domenico Mimì Romano, storico socio dei figli di Lorenzo Nuvoletta. La mazzetta messa nella borsa del sindaco dentro a un bar di via Santa Brigida a Napoli. La relazione tra Ferraro e la famiglia Ciummo, implicata nella vicenda dei rifiuti tossici illegalmente sversati da Gaetano Vassallo. L’imprenditore di Casal di Principe lavorava per passare una visura della nuova società super eco nata sulle cenere di Ego Eco, ad un misterioso destinatario

CASAL DI PRINCIPE(g.g.) Continuiamo a leggere con grande interesse l’informativa dei Carabinieri relativa all’indagine su Nicola Ferraro, sul politico Luigi Bosco e su tutto quello che si è mosso nel mondo degli appalti, nel settore dei rifiuti e nel settore delle sanificazioni in ambito Asl di Caserta e Asl di Benevento.

Ci sono contenuti che dimostrano l’esistenza di rapporti tra Domenico Romano, per gli amici Mimì, con referenti di tantissimi clan, nel caso specifico citato all’interno della sezione dell’informativa, da noi letta e trattata oggi, con il clan napoletano della famiglia Mariano dei quartieri Spagnoli. Rapporti che derivano sicuramente dal retaggio ereditato anche da suo padre quel Luigi Romano, uno dei primi soci del super boss e capostipite,

Lorenzo Nuvoletta, al quale era legato anche da una fraterna amicizia. Mimì Romano è stato un continuatore diretto di queste relazioni economiche, essendo diventato socio degli eredi di Lorenzo Nuvoletta, soprattutto di quel Ciro Nuvoletta che assunse le redini del clan quando suo padre non c’era più.

Mimì Romano è diventato, negli anni, anche un grande amico di Nicola Ferraro, ma allo stesso tempo parla in maniera parimenti amichevole, così come succede in un incontro, tenutosi in un bar di Brusciano, con rappresentanti del citato clan Mariano.

In questa parte dell’informativa fa decisamente irruzione anche la figura di Vincenzo Agizza, zio di Mimì Romano.

Agizza incontra i fratelli Ferraro, Nicola e Luigi, all’interno di un bar di Carinaro teatro di molti degli appuntamenti monitorati dai Carabinieri: il Vega Sud di proprietà, come ben sanno i nostri lettori, dell’imprenditore di Frattamaggiore trapiantato ad Aversa Ferdinando Canciello, vero re degli investimenti immobiliari (sì, immobiliari, avete letto bene) all’interno delle diverse aree ASI, consorzio in cui la lettera “I” dovrebbe significare “industriali” e non “immobiliari” così come invece noi abbiamo dimostrato nelle nostre inchieste giornalistiche soprattutto in quella di Aversa Nord.

Con Nicola Ferraro in piedi, che dà le spalle a suo fratello e ad Agizza, è proprio quest’ultimo a passare a Giggino Fucone, una busta contenente presumibilmente, secondo i Carabinieri, una somma di denaro contante.

Gli interessi di Agizza, che nel corso dei decenni hanno riguardato anche il settore dei rifiuti in società con suo nipote Mimì Romano (cantiere di Marcianise, CLICCA E LEGGI) si sono concentrati, nell’ultimo periodo, sugli appalti per le sanificazioni, soprattutto dei grandi sistemi di areazione, aggiungiamo noi quelli presumibilmente attivi in ospedali e ambulatori, per prevenire la legionella. Al riguardo l’informativa non mette in relazione ad una appalto specifico attribuito la consegna di quella busta che magari Nicola Ferraro, con le sue conoscenze ancora oggi profonde e con quelle ancora vive nelle alte burocrazie delle aziende sanitarie, è possibile che abbia fatto vincere ad un’impresa di Agizza o ad un’impresa per la quale Agizza ha svolto attività di mediazione.

Per cui, l’ episodio appena narrato lo abbiamo citiamo per quello che è.

Facciamo sconto o quasi, ai nostri lettori, di un altro passaggio dell’informativa da noi attraversato oggi e relativo alla presunta consegna di una mazzetta da parte dell’imprenditore e patron della CZeta, Aniello Ilario, al sindaco di San Giorgio del Sannio, Angelo Ciampi. Soprassediamo quasi perchè di questo episodio abbiamo già scritto in uno dei nostri precedenti articoli, che integriamo solo con una nota relativa al posizionamento degli attori dello stesso: il passaggio della busta tra Aniello Ilario e Angelo Ciampi avviene davanti e dentro ad un bar di via Santa Brigida, una delle strade storiche di Napoli, che rappresenta anche uno degli ingressi della galleria Umberto I e che si trova ad un passo da Castelnuovo o Maschio Angioino, o che dir si voglia, da via Toledo, da piazza Trieste e Trento, dal teatro San Carlo e da Piazza Plebiscito. Angelo Ciampi reca cons e una borsa e di questa apre, a un certo punto, la chiusura lampo. Al suo tavolo esterno si siede Aniello Ilario che a un certo punto prende quella borsa, va all’interno del bar e nella parte aperta dalla lampo, ripone la busta che gli inquirenti ritengono molto probabilmente oggetto del pagamento di una mazzetta. Subito dopo i due si allontanano e il sindaco di San Giorgio del Sannio raggiunge la casa della sua compagna, Amalia Casertano.

Ultimo fatto, quello più rilevante, riguarda la figura di Carlo Ciummo, imprenditore ciociaro dell’area del frusinate figlio di quel Vittorio Ciummo più volte implicato in inchieste di camorra riguardanti il clan dei casalesi e ampiamente raccontato nelle dichiarazioni dell’imprenditore di Giugliano Gaetano Vassallo, divenuto collaboratore di giustizia ed ex affiliato alla fazione Bidognetti del clan dei Casalesi che ha utilizzato per anni la sua mastodontica discarica di Giugliano per sversare clandestinamente e illegalmente e sotterrare rifiuti speciali, spesso velenosi, consegnati segretamente agli autotrasportatori di Vassallo, da decine e decine di imprese, alcune delle quali impiantate nel nord Italia, ma anche provenienti da entità societarie delle nostre zone. Tra queste imprese c’è stata anche la Ego-Eco, con sede a Cassino, di cui è stato titolare proprio Vittorio Ciummo, che secondo Vassallo si avvicina strutturalmente al gruppo Bidognetti, con il quale concorda, tra le altre cose anche il pagamento di una tangente di 5mila euro al mese, poi divenuti 2.500, per un appalto da 450mila euro al mese aggiudicato alla Ego Eco in un Comune del nord napoletano dell’area sud dell’agro aversano dove, come si sa, la famiglia Bidognetti ha esercitato la sua influenza per anni, a Lusciano e a Parete in particolare.

Di Vittorio Ciummo parla anche l’altro pentito Giuseppe Pellegrino, reduce da una lunga esperienza criminale nel clan Mallardo, egemone a Giugliano e in tutta l’area confinante con quella casertana, controllata dai Bidognetti, di cui i Mallardo sono stati sempre storici alleati.

Ed è proprio Pellegrino a fornire tutti i dettagli ai magistrati della Dda su questo appalto e sui referenti con i quali Ciummo si è collegato. Tutti nomi omissati, speriamo con la prospettiva che poi di qui a qualche tempo anche questa vicenda possa essere rivelata dentro ad un’ordinanza di emissione di misure cautelari.

Nicola Ferraro e il suo amico di sempre Mimì Romano parlano al telefono, in una delle poche comunicazioni intercettate su smartphone moderno, cioè al di fuori di quelle due schede dedicate inserite in vecchi Gsm non collegabili dunque alla rete di internet, con cui Ferraro e Romano comunicavano abitualmente per rendersi più complicatamente intercettabili.

L’oggetto della conversazione è l’acquisizione di (qualcosa della Camera di Commercio), quasi sicuramente una visura camerale riguardante Carlo Ciummo, messo a capo delle attività economiche di famiglia allorquando la Ego Eco, per la cui attività Vittorio Ciummo, papà di Carlo (questo lo aggiungiamo noi) ha rimediato una condanna definitiva in Cassazione a 5 ann, non è più assolutamente spendibile.

Carlo Ciummo fonda al posto di questa impresa ormai da rottamare, la Super Eco, ed è proprio questa società in ballo nella conversazione tra Nicola Ferraro e Domenico Romano. Questa visura serve in quanto deve essere inviata ad una persona che Ferraro indica con il cognome Bagnari.

Insomma, l’imprenditore di Casal di Principe trapiantato ad Arienzo e il vecchio socio dei Nuvoletta si muovono alla grande nel settore rifiuti, adottando per Caserta la CZeta di Aniello Ilario, già presente nei comuni di Casapulla, Arienzo, Portico di Caserta, Ailano ed Alife, e forse per la zona del napoletano proprio la Ego Eco.