AVERSA AL BALLOTTAGGIO. Uè, uè cerchiamo di non fare i fenomeni: se Farinaro vince al secondo turno la coalizione di Matacena potrà comunque contare su 13 consiglieri su 25

11 Giugno 2024 - 20:05

L’articolo 73 comma 10 del Tuel è una norma stupida, contraddittoria con lo spirito della legge sull’elezione diretta dei sindaci, ma questa è. Le nostre critiche dottrinali formulate da anni ma ripetiamo, questa è altrimenti non avremmo certo scritto la nota pubblicata stamattina, come proposta di lavoro a Farinaro qualora dovesse aggiudicarsi il ballottaggio del 23 e del 24 giugno

AVERSA (Gianluigi Guarino) Ci è stato riferito di alcune stravaganti interpretazioni che girano in queste ore ad Avesa della legge elettorale sull’elezione diretta del sindaco, ossia la 81/1993, trasfusa, come diverse altre leggi riguardanti gli enti locali, in un testo unico che il governo di allora ha riordinato in base ad una delega, ricevuta dal Parlamento e dunque utilizzando lo strumento del decreto legislativo, il celeberrimo 267 del 1 agosto dell’anno 2000

Negli anni della nostra professione abbiamo dovuto fare spesso i conti con le bizzarie di una legge, a sua volta troppo creativa, troppo complessa nella parte riguardante i criteri per l’elezione dei sindaci e dei consigli comunali, al punto da aver creato delle contraddizioni già al suo interno.

Se è giusto, infatti, che l’elezione diretta del sindaco rappresenti il fulcro e dunque lo stesso titolo della legge è anche vero che questa debba stabilire, anche spingendosi un po’ al di là nella premialità dell’elezione diretta di un solo uomo ossia il sindaco, in modo da garantire la governabilità a conclusione del processo elettorale

Per cui, noi non abbiamo mai lesinato critiche alla fissazione della quota del 50%, ma soprattutto all’uso che viene fatto della stessa, come barriera insuperabile per applicare in tutto e per tutto, pienamente, per l’appunto in toto, oppure per non applicare il premio di maggioranza per la formazione del nuovo consiglio comunale. Perché l’uso che della barriera del 50% relativa alla quota raggiunta dalla lista o dal gruppo di liste collegate al candidato sindaco indebolisce fondamentalmente la solamente enunciata visione presidenzialista-sindachista, che metta al centro l’elezione del sindaco e la consideri prevalente, seppur entro certi limiti, finanche su quella del consiglio comunale

Queste critiche le abbiamo espresse quando, molte volte, ci siamo trovati di fronte alla stessa condizione in cui si trova oggi Aversa col candidato sindaco Francesco Matacena che non è riuscito a conquistare la fascia sin dal primo turno, attestandosi al 49,33% dei voti e dunque non riuscendo a superare la soglia del 50% più un voto, assistendo alla performance delle liste a lui collegate che il 50% invece lo hanno varcato, riportando una somma di voti pari del 51 e passa.

Questa relazione tra numeri costituisce una debolezza strutturale della legge e, ripetiamo, ne mina, come ora spiegheremo la sua caratterizzazione presidenzialista. Tutto viene definito, a nostro avviso, in maniera sbagliata nell’ultima parte del comma 10 dell’articolo 73 del Tuel: “(…) qualora un candidato alla carica di sindaco sia proclamato eletto al secondo turno, alla lista o al gruppo di liste ad esso collegate, che non abbia già conseguito ai sensi del comma 8 (ossia dopo la ripartizione proporzionale dei seggi col metodo d’Hondt, n.d.d.) il 60% dei seggi del consiglio, ma abbia ottenuto almeno il 40% dei voti validi, viene assegnato il 60% dei seggi.”

Questo, aggiungiamo noi, si chiama premio di maggioranza. Se tu al primo turno non hai ottenuto come gruppo di liste collegate il 60% dei seggi, quindi superando dei voti di gran lunga quota 50% come coalizione di liste, io, legge elettorale ti do un premio di maggioranza e questo 60% te lo faccio raggiungere lo stesso.

Ora, attenzione, concentratevi un attimo. Ci rivolgiamo ai creativi aversani che in queste ore se ne sono usciti con qualche stramba interpretazione. Così prosegue, infatti, il comma 10 : “(…)semprechè nessun altra lista o altro gruppo di liste collegate abbia riportato il 50% dei voti validi. Qualora un candidato alla carica di sindaco sia proclamato eletto al secondo turno alla lista o al gruppo di liste ad essa collegata che non abbia conseguito, ai sensi del comma 8 (ossia sempre con il calcolo proporzionale), almeno il 60% dei seggi del consiglio, viene assegnato il 60% dei seggi (premio di maggioranza) semprechè nessuna altra lista o altro gruppo di liste collegate al primo turno, abbia già superato nel turno medesimo il 50% dei voti valide. I restanti seggi vengono assegnati alle altre liste o gruppi di listi collegati ai sensi del comms8 (ossia ancora una volta col metodo proporzionale)”

Già dal 1993, quando la legge fu varata, pur giovanissimi giornalisti, dovemmo porci il problema di romperci la testa con questo garbuglio di un articolo che allora non si chiamava 73 in quanto esisteva la legge 81 non ancora assorbita dal Tuel

Mettete un attimo il cervello a lavoro: se Matacena si aggiudica il ballottaggio, potrà attivare il premio di maggioranza e dunque i seggi raccolti dalle liste il loro 51% complessivo, diventeranno pari al 60%
Ma se a vincere il ballottaggio dovesse essere Antonio Farinaro, si attiva quello che noi abbiamo sempre definito il meccanismo del “semprechè”.

 In poche parole Farinaro vincendo il ballottaggio pagherebbe il fatto che le liste del suo competitore (“semprechè nessuna altra lista o altro gruppo di liste collegate al primo turno abbia già superato nel tur- no- me-de-si-mo il 50% dei voti validi

E qui si sono sempre innestate le nostre critiche: se tu, legislatore, vari un sistema che definisci roboantemente  presidenzialista chiamando quella legge “per l’elezione diretta del sindaco”, devi dare più ossigeno al candidato sindaco che si aggiudica il ballottaggio.  Per far questo avresti dovuto spostare in avanti, e qui usiamo una nostra ugualmente usuale definizione, “la soglia di opposizione e di bilanciamento di questo presidenzialismo.” Avresti dovuto scrivere “semprechè un’altra lista o un altro gruppo di liste non abbia superato al primo turno il 55%”

Anzi, noi propendevamo per una “cifra di opposizione e di bilanciamento” alla struttura presidenzialista e sindachista di questa legge una quota del 58%.

Ma al di la di quelle che sono state le nostre critiche, la legge questa è e dunque va applicata così, come già abbiamo scritto nella nostra nota di commento, pubblicata stamattina (CLIKKA E LEGGI)

Ora, per quale motivo il legislatore dice al candidato sindaco, vincitore del ballottaggio nonostante sia stato appoggiato al primo turno da una coalizione più “loffia” rispetto a quella che ha appoggiato il suo competitor, di non poter applicare il premio di maggioranza?

Perché una maggioranza, purchessia è comunque uscita dall’urna al primo turno nel momento in cui il candidato sindaco che non è riuscito a raggiungere il 50%  più uno lo ha invece conquistato la singola lista o il gruppo di liste.

E’ chiaro che il metodo proporzionale d’Hondt non permetta alla coalizione di liste che ha superato il 50% di largheggiare nei numeri degli eletti a meno che non abbia raggiunto cifre straordinariamente alte, vicinissime o addirittura superiori al 60%.

La mancata applicazione del premio di maggioranza al candidato sindaco appoggiato al primo turno dalla lista o dal gruppo di liste più deboli ha senso solo qualora, sempre al primo turno, una maggioranza sia uscita dall’urna nella composizione del consiglio comunale.

Corretto è, dunque, il conteggio effettuato per le liste di Matacena che attribuisce loro 12 seggi su 24. Ma il conto non è pari a 12 bensì a 13 che la legge ti attribuisce non appena la coalizione supera quota 50 per cento.

Perché se tu dai solo 12 seggi su 24 mandi in corto circuito il comma 10 dell’articolo 73 del Tuel. Perché 12 seggi non costituiscono una maggioranza mentre la costituiscono 13 seggi che tali sono in partenza con l unico vincolo prescritto o rappresentato dal fatto che sicuramente quel tredicesimo seggio sarà ad appannaggio del candidato sindaco sconfitto e dunque di Francesco Matacena che dovrà diventare consigliere comunale a sua volta, ad esito del ballottaggio perdente con Antonio Farinaro.

Per cui si crea già in origine, dopo lo spoglio delle schede del primo turno, il meccanismo del sindaco eletto al secondo turno che, ricorrendo le condizioni di cui abbiamo scritto, non ha una maggioranza perché 13 consiglieri avversi costituiranno, al contrario, una condizione numerica di partenza della coalizione del sindaco perdente.

E ciò, tornando alle critiche, da noi storicamente espresse nei confronti di questa norma, finisce per creare una gran confusione e finisce, come già detto, per indebolire la caratterizzazione presidenzialista e sindachista di questa legge.

Ma questo è e non vi fate i film. Leggetevi i passi dell’articolo 73 comma 10 da noi pubblicati e capirete che da questa condizione frutto di un fatto determinato sin dal primo turno, non si scappa. Contro questa impostazione tentò di opporsi qualche anno fa il sindaco di Maddaloni Andrea De Filippo, vincitore, in quella circostanza, del ballottaggio contro il suo competitore Giuseppe Razzano, appoggiato da una coalizione di liste che al primo turno era riuscita a superare quota 50 per cento punto Quello di corso di De Filippo altar si aggrappava ad un pronunciamento di un altro TAR, se non andiamo errati quello dell’Abruzzo, che, per la prima volta aveva un poco formulato un’interpretazione diversa dell’articolo 73. Il ricorso di De Filippo fu respinto rigettato dal Tar della Campania il quale Bise sul tavolo una serie di pronunciamenti del Consiglio di Stato che stroncavano senza remissioni e in maniera definitiva quell’unica timida sentenza formulata dal Tar dell’Abruzzo.