OSPEDALE DI CASERTA. Con i soldi di UE e governo si parla di nuove assunzioni. Ma anche in questa estate situazione disastrosa in tutti i reparti. Ecco perché il Dg Gubitosa è stato un totale fallimento

19 Luglio 2024 - 16:42

Tra tutti gli esempi che potremmo fare abbiamo scelto il reparto Ortopedia. Vi diciamo solo una cosa: l’infermiere o l’Oss che va in vacanza non viene sostituito, ma quelli che rimangono sono votati al massacro. E siccome non vogliamo farci mancare niente, vi citiamo anche un esempio tragicomico: ci sono casi in cui un infermiere assente viene sostituito da un Oss. Fatto gravissimo, perché si tratta, soprattutto in reparti complessi in cui ci sono anche problemi delicati di primo soccorso, di due professioni distinte e separate

CASERTA (G.G.) – Il direttore generale dell’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, Gaetano Gubitosa, ha già inviato la lettera, richiesta dal direttore generale della Tutela della Salute Antonio Postiglione (che per un periodo fu anche commissario dell’ospedale civile di Caserta) del fabbisogno triennale del personale.

Un documento importante per la presentazione del quale Postiglione ha fissato come ultimo termine la giornata di domani, 20 luglio. L’azienda ospedaliera ha ricevuto il placet dei sindacati in sede di contrattazione decentrata e anche quello della Regione Campania.

Va precisato che la contrattazione decentrata ha rappresentato un passaggio molto veloce, durante il quale Gubitosa ha oralmente informato le sigle sindacali della ripartizione di nuovo personale del comparto, infermieri, Oss, ecc., più medici della dirigenza e assistenti sociali. Il tutto è stato pubblicato mercoledì 17 luglio nel sito istituzionale.

In questi giorni imperversano nei giornali amici, quelli di regime sostanzialmente, la figura e le parole di Lorenzo Medici, superiore in grado di Nicola Cristiani, trattandosi del segretario della Cisl Funzione Pubblica, come se questo fosse l’unico sindacato esistente.

Si sa bene, invece, che, nonostante tutti i tentativi di sabotaggio, i colpi bassi e chi più ne ha più ne metta, il rapporto di forza nella rappresentanza sindacale all’interno dell’ospedale civile di Caserta segnava ben altri numeri e la Cisl non è certo la sigla di maggioranza del comparto, ossia della spina dorsale che attiva ogni giorno il delicatissimo motore dei servizi sanitari del maggiore nosocomio di questa provincia. Si è parlato di concorsoni, che oggi potrebbero finalmente essere realizzati grazie solo e solamente ai soldi che l’UE e il governo nazionale hanno messo a disposizione delle Regioni per garantire un deciso innalzamento dell’offerta e della qualità dei servizi.

Ma questo è un discorso che ancora è prematuro fare, anche perché dovremmo esaminare bene e dettagliatamente il piano triennale di Gubitosa per valutarlo con cognizione di causa.

Il presente, al di là di tutti i discorsi sul dopo Pnrr fa, invece, parimenti schifo rispetto al passato.

Ciò significa che, se le cose miglioreranno, non sarà dovuto a una particolare abilità di quello che, con alto beneficio di inventario, possiamo definire managment dell’ospedale, ma solo perché arriverà una montagna di soldi e con quelli il manager lo può fare anche un bambino di terza elementare.

Con rispetto parlando della persona Gubitosa, un direttore bravo è in grado di risolvere i problemi e di garantire standard almeno sufficienti nei servizi quando può contare solo su scarse risorse. E su questo, stiamo parlando esclusivamente di una valutazione professionale, di un nostro punto di vista confutabile (qualora Gubitosa lo volesse fare siamo a disposizione), il direttore attuale ha fallito, nei molti anni in cui è stato alla guida dell’ospedale la sua mission.

Una dimostrazione? L’anno scorso, di questi tempi, dettagliavamo le carenze già registratesi nei diversi reparti del nosocomio casertano. Se non ci credete, andate nel nostro archivio e troverete sicuramente due o tre articoli mai contestati e mai riscontrati da alcuna replica, quand’anche questa fosse stata accoratamente richiesta da Casertace.

A 12 mesi di distanza, l’ospedale di Caserta sta combinato finanche peggio dell’anno scorso.

Prendiamo un reparto. Non a caso, ma neppure con una scelta miratissima, dato che problemi del genere si verificano quasi in tutte le unità operative. Parliamo dell’Ortopedia, che il sottoscritto ha potuto anche visitare per una decina di giorni nel periodo di ricovero di una sua congiunta.

Era ancora primavera e, in linea di massima, al di là di certi problemi facilmente risolvibili e colpevolmente ignorati dall’amministrazione ospedaliera, funzionava decentemente.

Oggi invece, 19 luglio, il personale infermieristico versa in condizioni di gravissimo affanno. Parlare di sottodimensionamento è poco. Oltre all’assistenza ordinaria ai 30 pazienti del reparto, lo stesso personale infermieristico deve saltare continuamente anche nella funzione di Pronto Soccorso che, come è facile immaginare, in un reparto Ortopedia è impegnativa e soprattutto serratamente costante, dato che ci sono gli incidenti stradali, domestici, poi ci sono gli interventi d’urgenza erogati anche il sabato e la domenica grazie all’abnegazione di medici indubbiamente capaci.

In pratica, chi sta in ferie non viene sostituito, il che può andare bene per Casertace, un piccolo giornale che deve fare ogni giorni di necessità virtù.

Ma se parliamo di un’azienda ospedaliera di rilievo nazionale, è mai possibile che se a luglio, non ne parliamo proprio di quello che succederà ad agosto, va in ferie un infermiere, un Oss, quella casella rimane vuota?

Quando parliamo di incapacità manageriale, ci riferiamo a questo. Tu direttore non puoi far finta di non vedere che vivi una condizione di ospedale da prima guerra mondiale.

Se c’è personale in ferie e lì si creano dei vuoi non colmati, non puoi giocare sulla pelle dei pazienti e del personale ancora in servizio pretendendo di mantenere tutti e 30 i posti letto con il 25%/30% del personale assente.

Noi possiamo scrivere 2,5,10 articoli in meno, lei Gubitosa potrà constatare nella sua Montemiletto che magari il pastore organizza gli orari per la gestione del suo gregge di pecore in maniera più flessibile. Tuttavia lei non si occupa di articoli di giornale o di pecore, ma della carne viva dei pazienti.

E durante quei dieci giorni in cui il sottoscritto ha assistito una congiunta, la sofferenza l’ho toccata con mano.

Ho ascoltato i lamenti delle persone, le disabilità neurologiche di qualche paziente ricoverato. E ho visto un personale che si è mosso sempre in maniera corretta e ineccepibile. Dunque anche questa storia dei lavativi, dei fannulloni, esiste fino a un certo punto.

Ma siccome si tratta di persone, di famiglie, è chiaro che l’infermiere sottoposto a pesantissimi stress con turni lunghi, raddoppiati, accumuli anche un timore di sbagliare un movimento, il semplice spostamento di un paziente in un letto, di un femore che deve essere ancora manipolato con la massima attenzione.

Ma lei, Gubitosa, c’è stato seriamente in un reparto, magari mettendosi in una stanza defilata, provando a non farsi vedere dal personale e dai pazienti per capire come funzionino veramente le cose?

Se lei fosse intellettualmente onesto, ripeto intellettualmente onesto e non altro, entrerebbe con l’idea di beccare qualche unità di personale in flagranza mentre non assolve in maniera ineccepibile al suo dovere, ma uscirebbe dal reparto chiedendosi se è giusto o se è giusto fino in fondo che lei di professione faccia il direttore generale e guadagni quanto guadagna?

Perché noterà che ogni magagna non è frutto tanto di un errore individuale di questa o quell’altra unità di personale, ma di un’assoluta carenza di organizzazione e programmazione perché, cavolo, questa estate arriva ogni anno e lei ogni anno si fa sorprendere in questa situazione.

E allora, delle due l’una dicevano i latini, tertium non datur: o lei è incapace professionalmente di assolvere al proprio ruolo, oppure non ha una sensibilità per i problemi del prossimo, né inteso come lavoratore né come paziente.

Il che, in un paese civile, non in Campania per carità, qui contano altre qualità e requisiti, porta esattamente alla stessa conclusione della prima ipotesi, cioè l’impossibilità di esercitare un ruolo tanto importante, tanto delicato, tanto impegnativo, sulla carta tanto responsabilizzante, come quello che lei esercita.

Quello che abbiamo scritto per l’Ortopedia è solo un esempio. Dipartimento per dipartimento, unità operativa complessa per unità operativa complessa, unità operativa semplice dipartimentale per unità operativa semplice dipartimentale, unità operativa semplice per unità operativa semplice, fino all’ultimo centralinista, fino all’ultimo posto di guardiania, l’estate dell’ospedale vivile di Caserta è una stagione in cui il farmaco decisivo, quello realmente salvavita, è costituito dalla preghiera.

2024: siamo di nuovo qui a scrivere e a congedarci con lo stesso articolo scritto nel 2021, nel 2022, nel 2023.

E se l’anno prossimo la direzione strategica dell’Aorn di Caserta rimarrà questa, sapete qual è il metodo di prevenzione di Casertace per accorciare i suoi tempi di lavoro?

Mo’ facciamo un bel “copia” di questo articolo e programmiamo un “incolla” per il 19 luglio del 2025.