LA NOTA MARCIANISE/MADDALONI. Le mammolette dell’Interporto si sono offese. Invece di auto elogiarvi, rispondete a due o tre domande serie se avete il coraggio e la coscienza pulita che dite di possedere
11 Agosto 2018 - 18:49
MARCIANISE/MADDALONI – (Gianluigi Guarino) Ante scriptum: non affronteremo in questo articolo, la questione del maxi debito fiscale da quasi 16 milioni di euro tra l’Ise e il comune di Maddaloni, di cui il comunicato dell’Interporto tratta. Non l’abbiamo fatto per motivi di spazio e promettiamo sin d’ora un articolo a parte, cominciando a discutere su come mettere insieme l’auto proclamato successo dell’Interporto e l’impossibilità di presentare, qui e altrove, uno straccio di fideiussione a garanzia degli impegni presi.
Orbene l’Interporto Sud Europa si sente denigrato. Ma a leggere bene il comunicato, che non comprendiamo perché non sia stato spedito anche a noi, probabilmente per il timore di una replica, l’Interporto, cioè la premiata ditta Giuseppe Barletta, Antonio Campolattano e Salvatore “farfallino” Di Biasio, si sente, addirittura diffamato. Perché gli articoli di CasertaCe (non fanno il nome solo per pusillanimità, ma a scrivere siamo solo noi) produrrebbero, udite udite, tra le altre cose, “una
Mo’ delle due, l’una: o CasertaCe è un giornale di denigratori e di diffamatori, rispetto al quale, novità storica, l’Interporto è pronto “a tutelare la propria immagine in tutte le sedi opportune” (ci stiamo fottendo di paura) oppure è un giornale tanto autorevole da riuscire a condizionare il punto di vista degli opinion leaders, i quali sono stati “studenti che hanno studiato, si sono presi una “laura”“, guadagnandosi, magari attraverso percorsi accademici rilevanti, dunque attraverso altri contenuti di conoscenza acquisiti nel tempo (con tutto il rispetto, ben maggiori di quelli della triade Barletta, Campolattano e De Biasio), la possibilità di scrivere articoli o di comparire in televisione, per i giornali o nelle reti più importanti d’Italia.
Dunque, se CasertaCe condiziona il pensiero di un opinion leader, sarà ben difficile per Campolattano, Barletta e “farfallino” (non è un’offesa, nè uno sfottò, ma il modo in cui viene chiamato a Caserta per il proverbiale uso del papillon) dimostrare, davanti a un giudice che vanta una cultura almeno pari a quella di un opinion leader, che i nostri scritti sono denigratori e addirittura diffamatori.
Questi non hanno capito ancora, eppure sono tanti anni che scriviamo di loro (ma in questo caso siamo di fronte, evidentemente ad un cultural divide inespugnabile), che noi non conduciamo mai battaglie personali.
Noi non ci siamo mai incontrati, nè con il signor Giuseppe Barletta, nè con il signor Campolattano, nè con il signor “farfallino”. Conosciamo le loro facce solo attraverso le fotografie dei giornali.
Le nostre battaglie partono da punti concreti, non da chiacchiere e da slogan a buon mercato come quelli contenuti nel comunicato dell’Interporto. Per carità, di se stessi si può pensare tutto il bene del mondo. E’ naturale che questi dell’Interporto si auto elogino, però, facciamo una cosa. Come si fa con gli arbitrati, vi scegliete voi un professore ordinario di economia dei trasporti, materia con cui ho discusso la mia tesi di laurea in economia e commercio, il secondo docente ordinario della stessa materia se lo sceglie CasertaCe, il terzo lo andiamo a prendere in una prestigiosa università americana, in modo che non ci possano essere condizionamenti emotivi e tipologie improprie di conoscenza.
A questo collegio arbitrale, commissioniamo una relazione frutto anche di vostre domande e di nostre domande sulle cifre della produttività della filiera intermodale dell’Interporto, confrontata a quella di altre strutture simili che ci sono in Italia. Poi vedremo se tutto lo stivale crepa d’invidia o se invece dell’Interporto ricorda solo la parte speculativa, quella delle tonnellate e tonnellate di cemento erette in aree acquisite a prezzi stracciati per effetto di un accordo di programma pesantemente tradito e che oggi crea una condizione di vantaggio competitivo a chi vende al dettaglio in quell’area visto che tutto parte da un’acquisizione di terreni a prezzi chiaramente inferiori a quelli di mercato.
Vedremo cos’è l’Interporto. Vedremo se, come dice l’Ise, è un fiore all’occhiello, un’esperienza straordinaria di economia innovativa, o se, al contrario, come riteniamo noi, è una incredibile operazione senza precedenti in Italia , in Europa e forse nel mondo intero (una volta Filippo Fecondo era pienamente d’accordo con questa tesi), realizzata grazie ai rapporti impropri, e ci fermiamo a questo aggettivo, che l’azienda ha avuto con i comuni, a partire da quello di Marcianise.
I 3mila posti di lavoro di cui nell’auto agiografia di quelli dell’Interporto, sono, per il 90%, la necessaria conseguenza della deriva speculativa. Come si suol dire: e ci sarebbe pure mancato…
A quanto avete venduto il centro Campania agli olandesi e quali sono state le cifre del valore aggiunto? Noi non vogliamo far polemica. Ma voi ci costringete. Se rispondete a queste 3 o 4 domandine, però, ve ne saremo riconoscenti e probabilmente inaugureremo un rapporto più sereno.
La variante che avete utilizzato andando a scavarla molto discutibilmente in una legge degli anni 70, riguardante gli immobili residenziali pubblici e non i centri commerciali, ha avuto, dato che è stata normalmente presentata al comune di Marcianise, l’obbligatorio via libera del consiglio comunale così come la legge impone? Perchè lo impone, caro Interporto.
E se oserai negarlo, nei prossimi giorni, te lo dimostreremo. Anche perchè non si è mai visto che un privato adotti una variante per costruire anche una stanza e se la autocertifichi, figuriamoci la nuova sede di Le Roy Merlin, peraltro illegale nelle sue distanze dalla sede stradale (CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO), più altri manufatti per milioni e milioni di metri cubi, i cui cantieri partono grazie alla sola citazione della legge da parte dell’Ise.
Seconda domanda. Questa la rivolgiamo all’Interporto e anche a quella persona straordinaria che risponde al nome dell’ingegnere Gennaro Spasiano. All’articolo 5 della convenzione firmata tra l’Ise e il comune di Marcianise, c’è scritto che solo nel momento in cui sarà stata costruita la sesta opera prevista nell’accordo, l’Interporto comincerà a pagare la prima delle 120 rate concordate, quelle per intenderci a prezzo di saldo, con terreni pagati 20 volte in meno di quanto furono pagati dai dirimpettai dell’Outlet.
Ciò vuol dire che se Ise edificherà 5 opere e per la sesta non chiederà il permesso a costruire, il comune di Marcianise non avrà un solo euro, a fronte di concessioni che fioccano, a nostro avviso, illegalmente e senza la copertura di una delibera del consiglio comunale che autorizzi la variante in base alla quale si sta costruendo.
Ecco, altro che chiacchiere, altro che contenuti denigratori, altro che cattiva pubblicità, altro che respingere gli attacchi costruiti su notizie false. Veniteci in tribunale. Ci confrontiamo lì, davanti ad un giudice. Voi con il vostro plotone di avvocati, noi con i volontari della toga che gratuitamente, siamo poverelli, i soldi non impareremo mai a farli come si fanno in questa provincia, per capire chi ha ragione.
Per il momento, va bene così. Ma nei prossimi giorni, bisognerà scrivere ancora.
QUI SOTTO IL COMUNICATO STAMPA DELL’INTERPORTO
La perdurante diffusione di notizie da parte di alcuni organi di stampa che chiamano in causa l’Interporto Sud Europa rovinandone l’immagine agli occhi di istituzioni, cittadini, lavoratori, opinion leaders, stakeholders e tutti quelli che operano nell’infrastruttura, esige una risposta chiara e netta.
Non si può continuamente tirare in ballo il buon nome di un’azienda come l’Interporto Sud Europa che, nel corso degli anni, ha ottenuto successi notevoli dal punto di vista occupazionale, dando lavoro a oltre 3mila addetti, escluso l’indotto, ed è diventata un hub importantissimo della logistica, un vero e proprio ponte che collega l’intera Europa con l’Oriente. E non è cosa da poco.
L’enorme lavoro svolto in questi decenni, tra tanti ostacoli e sacrifici ma con la costanza tipica di chi è consapevole che ce l’avrebbe fatta, ha consentito di rilanciare il territorio di una vasta area a metà strada tra le province di Napoli e Caserta e raccordarlo alle infrastrutture autostradali e ferroviarie. Oggi tutti parlano del nostro percorso imprenditoriale come modello virtuoso da seguire, compresi i potenziali e/o futuri clienti italiani e stranieri, interessati a entrare in contatto con l’Interporto, anche alla luce dei benefici delle ZES (Zona Economica Speciale).
Il brand Interporto Sud Europa è diventato garanzia di affidabilità verso tutti.
E’ recente il finanziamento, da parte di Interporto Sud Europa, di 80 borse di formazione per operatori della logistica ma quel che non va dimenticato è che Interporto Sud Europa ha cofinanziato il costruendo casello di Maddaloni dell’A30, opera in cui l’azienda crede fermamente per migliorare la viabilità, la vivibilità e i livelli occupazionali.
Abbiamo deciso di aderire alla transazione con il Comune di Maddaloni perché teniamo al bene del territorio su cui insiste l’azienda e per non continuare in estenuanti e astiosi contenziosi, pur non riconoscendo la liceità di certe tariffe applicate dall’Ente autarchico che è anche socio dell’infrastruttura. Abbiamo sempre improntato la nostra azione imprenditoriale al rispetto verso tutti.
Da talune parti, però, si continua a denigrare l’opera svolta fornendo all’opinione pubblica informazioni che non corrispondono a verità. Intendiamo tutelare la nostra immagine, che viene ripetutamente offuscata senza motivo alcuno. All’Interporto Sud Europa va riconosciuto di aver contribuito allo sviluppo di un’area del Paese tra le più depresse dal punto di vista economico.
In presenza di siffatte azioni, l’azienda difenderà il suo buon nome e i suoi interessi in tutte le sedi competenti.