False fatturazioni, scartata l’aggravante mafiosa. Pene ridotte per Caliendo e Iorio.
16 Aprile 2025 - 21:23

Mentre per Nicolino Iorio, è intervenuta l’assoluzione con formula piena «perché il fatto non sussiste».
CALVI RISORTA / NAPOLI – Si è conclusa con una sentenza emessa dal Gup Carla Sarno del Tribunale partenopeo la vicenda giudiziaria relativa a un presunto sistema di false fatturazioni che vedeva coinvolto l’imprenditore Antonio Caliendo e altri soggetti. Il magistrato, al termine del rito abbreviato, ha disposto condanne inferiori rispetto alle richieste formulate dalla pubblica accusa, rappresentata dai sostituti procuratori della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) Fabrizio Vanorio e Roberto Pascot, rigettando contestualmente l’aggravante del metodo mafioso.
In particolare, Antonio Caliendo è stato ritenuto responsabile e condannato alla pena di 4 anni di reclusione, a fronte di una richiesta accusatoria di 7 anni. Analogamente, Antonio Luca Iorio ha ricevuto una condanna a 3 anni di reclusione, significativamente inferiore ai 10 anni sollecitati dai Pm.
Pene detentive sono state inflitte anche a Ersilia Carano, segretaria di Caliendo, condannata a 3 anni e 6 mesi, e a Gaetano Marrapese, la cui pena è stata dimezzata rispetto alla richiesta, attestandosi a 3 anni. Alfonsina Russo ha subito una condanna a 3 anni, mentre per un altro imputato, Nicolino Iorio, è intervenuta l’assoluzione con formula piena «perché il fatto non sussiste», in accoglimento della stessa istanza avanzata dall’accusa.
Diverso l’esito per Maria Di Gaetano, nei cui confronti il Gup ha dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione del reato.
Le indagini avevano ipotizzato un meccanismo di emissione di fatture per operazioni inesistenti tra il gruppo di imprese facenti capo a Caliendo e la società Ambienta Srl, di cui Marrapese e Antonio Luca Iorio erano amministratori.
Si attendono ora i 90 giorni previsti dalla normativa processuale per il deposito delle motivazioni della sentenza, che chiariranno il ragionamento giuridico alla base della decisione del giudice monocratico.