Lite e accuse di violenza con il figlio. Mamma ex guardia giurata perde il porto d’armi

21 Aprile 2025 - 19:30

CASERTA – Il Consiglio di Stato, con sentenza della Sezione Terza, ha confermato il divieto di detenzione di armi nei confronti di una ex guardia particolare giurata della provincia di Caserta, al centro di una “prolungata e accesa conflittualità familiare” con il figlio convivente.

Il caso risale al 2019, quando il Prefetto di Caserta aveva disposto il divieto in base all’art. 39 del Testo unico di pubblica sicurezza, a seguito di reciproche denunce tra madre e figlio, entrambe caratterizzate da accuse gravi: maltrattamenti, minacce, estorsione e calunnia.

Nonostante l’archiviazione dei procedimenti penali, il Ministero dell’Interno aveva confermato il divieto nel 2020, rilevando un quadro familiare “fortemente conflittuale”, con episodi ripetuti di aggressione fisica e verbale.

La protagonista della vicenda è una donna della provincia di Caserta, ex guardia giurata, che per anni ha vissuto con il figlio in un contesto familiare definito dalla magistratura come carico di tensioni, litigi e accuse reciproche. Secondo quanto ricostruito dal Pubblico Ministero di Santa Maria Capua Vetere, dalle testimonianze acquisite emergeva una relazione madre-figlio segnata da scontri verbali e fisici, in una dinamica che la stessa Procura ha definito “del tutto reciproca”.

Pur essendosi successivamente interrotto il rapporto di convivenza tra i due, la giustizia amministrativa ha ritenuto che le circostanze pregresse fossero tali da giustificare la revoca della licenza per armi da parte della Prefettura.

Nel rigettare il ricorso presentato contro la precedente sentenza del TAR Campania, il Consiglio di Stato ha ribadito che: “In materia di armi, non è necessaria la commissione di un reato: è sufficiente una situazione personale che non offra adeguate garanzie di affidabilità.”

La tensione familiare, il contesto di accuse incrociate, e il potenziale rischio di degenerazioni violente sono stati considerati elementi validi per giustificare il divieto di detenzione di armi, in chiave prettamente preventiva. I giudici hanno inoltre sottolineato che la “revoca della licenza può basarsi anche su fatti isolati“, purché significativi, e non necessariamente su sentenze penali definitive.

Il Consiglio ha però precisato che il mutamento delle circostanze personali – come la cessazione della convivenza o la riappacificazione tra i familiari – potrà legittimare in futuro la presentazione di una nuova richiesta, da sottoporre al vaglio dell’Autorità competente.