IL ROGO DI MADDALONI. Si indaga anche sulla criminalità organizzata. L’incredibile serie di incendi sospetti
27 Agosto 2018 - 10:39
MADDALONI –(Tina Palomba) Può sembrare un’ipotesi suggestiva, ma gli inquirenti,che, sicuramente, conoscono cose che noi non conosciamo, non la escludono certo a priori: ci potrebbe essere la criminalità organizzata dietro gli incendi che in ferie, si sono sviluppati ultimamente in diverse zone della Campania e che hanno sempre riguardato materiale potenzialmente pericoloso, come i rifiuti di Pascarola di Caivano e, per l’appunto, quello di ieri mattina nella zona di via Napoli di Maddaloni e che ha riguardato un deposito contenente tra le altre cose anche tantissime cassette di plastica.
certo, parlare oggi di una camorra intesa come si intendeva fino a qualche anno fa è, probabilmente improprio. Però, se esiste una trama pianificata, questa sarà oggetto delle indagini della magistratura inquirente, che già ieri pomeriggio era presente a Maddaloni con il pubblico ministero della procura di Santa Maria Capua Vetere. Ovviamente, le citate indagini seguono anche altre piste. Stamattina, restano le tracce pesanti di un rogo che ha impegnato per ore le migliori eenergie dei Vigili del Fuoco di Caserta.
Uno dei due depositi di migliaia di cassette in plastica e altre in legno di proprietà di Mario Spallieri è stato in pratica ridotto in cenere compresi un tir e uno scavatore. Sul posto pure l’Arpac per accertare i danni ambientali, anche se ieri sera l’amministrazione comunale ha diramato un comunicato abbastanza rassicurante. Va anche detto che il fresco maestrale di queste ore sta sicuramente contribuendo a ripulire l’aria. Via Carrarone è circondata da giardini di aranceti e campi di verdure.ovviamente, per quanto riguarda il discorso delle indagini, bisognerà prima di tutto stabilire se l’incendio sia stato o meno di natura dolosa . Secondo alcuni testimoni le fiamme sarebbero partite proprio dal tir per poi estendersi a tutto il primo deposito. Il proprietario, che si occupa della vendita e acquisto di cassette, quasi dieci anni fa, fu vittima di un attentato del racket presso la sua abitazione. Ieri mattina, quelle fiamme hanno in qualche modo evocato le minacce di dieci anni fa, anche se è opportuno ancora essere prudenti fino a quando, ripetiamo, non sarà stabilita la natura e l’origine del rogo. Grazie all’immediato intervento dei vigili del fuoco è stato evitato che il rogo si espandesse all’altro deposito
GLI ALTRI ROGHI
Il penultimo rogo in ordine di tempo in provincia di Caserta è stato quello che ha colpito i capannoni “Birba Film” del 21 agosto a Valle di Maddaloni. L’altro è scoppiato in provincia di Benevento, precisamente allo Stir di Casalduni e poi, altri tre in quattro settimane. Il primo a Battipaglia, nella notte tra il 24 e il 25 giugno, quando è andato a fuoco l’azienda Nappi sud, sito di trattamento rifiuti. Sei giorni dopo a San Vitaliano il deposito della Brusciano Ambiente, sito di stoccaggio di materiale da imballaggio – plastica, carta, cartone – raccolto per conto del Conai, il consorzio a cui aderiscono le imprese che raccolgono e riciclano gli imballi. Il 25 luglio quello già vitato di Caivano, dove il fuoco ha distrutto buona parte delle balle depositate nel piazzale della Di Gennaro S.p.a., pure questa specializzata nel trattamento degli imballaggi. Poche ore dopo a Chiaiano è stato sequestrato un sito di stoccaggio abusivo, nel vallone dell’alveo Tirone, gestito dai titolari dell’impresa Gav, i cui impianti, a Teverola, erano andati a fuoco a febbraio. Senza parlare poi, del rovinoso incendio dell’enorme deposito di stoccaggio abbandonato, Ilside. I colpevoli sono ancora a piede libero. L’allarme diossina è continuo in Campania. Una lunga scia di fumo che per gli inquirenti non ha un’unica regia. Prima di tutto bisogna partire dal fatto se si tratta di un deposito di rifiuti o meno. La filiera dell’immondizia è un affare che porta tanti soldi e quindi ambita da tanti “poteri”. Gestire un deposito di qualsiasi natura oggi non è una cosa facile. Ci sono controlli (scattati dopo il rogo di Caivano) che un tempo non c’erano e quindi i gestori di questi impianti affrontano grandissime difficoltà.