CORRUZIONE. Mazzette per i lavori in autostrada, 5 indagati. Nel mirino della Procura anche un centro di formazione casertano

30 Giugno 2025 - 10:55

L’indagine partita dalla denuncia di un funzionario che ha rifiutato la tangente e svelato il sistema

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PIEDIMONTE MATESE – La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha iscritto nel registro degli indagati cinque persone nell’ambito di un’inchiesta sulle mazzette per l’aggiudicazione di lavori lungo alcuni tratti autostradali della Campania. 

I carabinieri, nei giorni scorsi, hanno dato esecuzione ad alcune perquisizioni eseguite nei confronti di Bruno Antignani, funzionario del Consorzio Stabile Sis, concessionaria della gestione dell’autostrada A3 Napoli-Pompei-Salerno, che avrebbe ricevuto la tangente da 6500 euro in tre tranche; gli imprenditori Antonio Giardino e Tommaso Mauriello, ritenuti coloro che avrebbero dato la tangente.

Figurano poi Barbara Sposato, di Piedimonte Matese, e Giovanni Castiello, accusati invece di aver fornito, ai due imprenditori, falsi attestati per la formazione dei dipendenti, anche con atti datati e firmati dal marito deceduto di Sposato.

Tra i lavoratori falsamente formati compare anche un addetto vittima di un infortunio sul lavoro nello scorso mese di aprile, per il quale la documentazione relativa all’obbligatorio corso di formazione in realtà mai frequentato, sarebbe stata presentata da Giardino dopo l’incidente. Le accuse a loro carico sono di corruzione, turbativa d’asta e falso.

L’indagine è partita dalla denuncia presentata a luglio del 2024 da un funzionario della società Autostrade per l’Italia, Giorgio Grappasonni (coordinatore Centro Esercizio di Cassino per il VI Tronco), che ha raccontato ai carabinieri dei Nucleo Investigativo di Caserta di essere stato avvicinato in quel periodo dall’imprenditore napoletano Antonio Giardino, titolare dell’azienda “La Gardenia srl”, affidataria dei lavori di manutenzione ordinaria per 3 milioni di euro di un tratto autostradale, che gli avrebbe offerto una busta contenente banconote da 50 euro, che però Grappasonni non ha accettato.

Il tentativo di corruzione sarebbe stato fatto da Giardino per “ammorbidire” Grappasonni ed evitare che questi elevasse verso la società dell’imprenditore altre contestazioni per irregolarità nell’esecuzione dei lavori di manutenzione, avendone già redatte sei. 

Le intercettazioni telefoniche hanno fatto emergere l’esistenza di un’organizzazione guidata da Giardino e dal complice Mauriello, in grado di aggiudicarsi con le società “La Gardenia” e “MT Ecogroup srls” appalti pubblici in tutta Italia attraverso modalità corruttive.