IL NOME. Auto rubate nel casertano e vendute sottocosto per fregare la concorrenza: condannato titolare di una concessionaria
6 Luglio 2025 - 13:35

CASERTA – La vicenda della Mercede Classe A immatricolata a Caserta è uno degli elementi centrali che ha portato alla conferma della condanna per Lino Farace, titolare di una concessionaria di auto in Calabria ritenuto responsabile dei reati di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e reimpiego di beni di provenienza illecita, con particolare riferimento al traffico e alla vendita di autovetture rubate, che venivano reimmatricolate tramite documenti clonati.
Infatti, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di Farace, condannato per associazione a delinquere e reimpiego di beni di provenienza illecita, confermando la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro.
Come emerso dalle indagini, attraverso agenzie di pratiche auto, partiva l’iter per l’immatricolazione in Italia di auto con documentazione spagnola. Si trattava di auto rubate in Italia, per lo più in Campania e in provincia di Caserta, alle quali veniva modificato il numero di telaio in base ai documenti ottenuti dal paese iberico. Auto di fascia media alta venivano così “clonate” e rivendute, a prezzi molto più bassi rispetto a quelli di mercato
Secondo quanto ricostruito dai giudici, un’autovettura Mercedes Classe A – risultata poi rubata – fu immatricolata presso la Motorizzazione civile di Caserta. Il giorno successivo, un sodale dell’organizzazione criminale comunicò al padre di Farace che “era tutto a posto”, ossia che le pratiche erano andate a buon fine.
Subito dopo, Farace – informato dal padre – chiese di ricevere via WhatsApp i libretti dell’auto, così da poterla inserire nel circuito di vendita della sua concessionaria. Questo dettaglio ha avuto un peso determinante per i giudici, perché dimostra non solo la disponibilità dell’auto all’interno della rete dell’imputato, ma anche l’intenzione concreta di immetterla sul mercato.
Inoltre, secondo la sentenza, il fatto che la Mercedes fosse stata immatricolata proprio a Caserta, storicamente già attenzionata per fenomeni di reimmatricolazione sospetta di veicoli, ha contribuito a rafforzare la ricostruzione di un’operazione organizzata e consapevole, dove Farace non sarebbe stato un semplice venditore ignaro, ma parte attiva del meccanismo di riciclaggio.