LA NOTA. Cirielli dà del deluchiano a Giosi Romano, ma Gimmi Cangiano ha svenduto Fdi e la Meloni a Zannini-De Luca per una mollica avariata di pane. Il povero Paccone…
14 Agosto 2025 - 19:27

Francamente poco credibile la linea del viceministro degli Esteri, roba da pazzi ma lo è veramente, il quale non vuole candidarsi lui a presidente della Regione, ma vuole tagliare le gambe allo sviluppo di una proposta politica concettuale, di contenuto, del partito solo perché teme che uno come Giosi Romano possa in futuro fargli concorrenza. Ora, se Giorgia Meloni continua a ritenere che qui in Campania le cose funzionino come gliele raccontano Cirielli e Iannone, se ritiene che i voti presi alle Europee da Alberico Gambino siano consensi di qualità destinati a incardinare FdI come partito di progetto e innovazione, sta solo creando le condizioni per il suo declino
CASERTA (Gianluigi Guarino) – Giorgia Meloni ha dimostrato di essere un discreto Presidente del Consiglio e un politico accorto a bassissimo margine di errore e di gaffe.
Questi esiti non erano certo scontati nell’ottobre del 2022 e questi esiti, che costituiscono una valutazione non circoscritta, ma tarata sulla spalmatura di tre dei cinque quinti della legislatura, diventano repertorio solido per una persona che può consentirsi, adesso ,di sfuggire al rilevo dell’autoreferenzialità ee dell’autocelebrazione, nel momento in cui ritiene di essere diventata una vera leader politica, guardata con significativo rispetto da tutte le Cancellerie europee e non solo europee.
Ma l’ascesa della Meloni, come spesso abbiamo ribadito, non è accompagnata da una speculare curva di crescita della rappresentatività e del prestigio del suo partito, unici ingredienti per realizzarne un duraturo radicamento. Anzi, in alcuni casi e in alcuni luoghi, chi vota o simpatizza per Fratelli d’Italia deve auto iniettarsi cinque o sei video post della premier, per evitare di cadere in una condizione di pesante disillusione.
Il nostro orizzonte, che comunque proviamo quasi sempre ad inserire all’interno di una cornice nazionale, così come abbiamo fatto anche nell’incipit di questo articolo, è quello della Campania e, ancor più concentricamente, quello della provincia di Caserta.
Per quanto riguarda la dimensione regionale, ci piace ricordare che Giorgia Meloni ha più volte affermato che i voti non valgono solo per quanti sono, ma anche per come sono. E allora attenzione a non sopravvalutare, come al contrario la Meloni sembra invece aver fatto, regalando una poltrona di sottosegretario ad Antonio Iannone, autentica protesi di Edmondo Cirielli, il risultato raggiunto da Alberico Gambino alle ultime elezioni europee.
Oltre all’effetto traino della stessa Meloni, capolista in tutte e cinque le circoscrizioni, la costruzione del consenso di Gambino è stata infatti frutto dell’adozione di vecchie logiche e di metodi post partitocratici, che ha utilizzato il Governo Meloni come mera struttura di attrazione di appetiti clientelari, così come lo erano stati un qualsiasi Governo Andreotti, il Governo di Bettino Craxi un po’ tutti quelli del pentapartito, guardati come il fume negli occhi dalla destra galantomista di Giorgio Almirante, che per una Giorgia Meloni post adolescente cistitui’ un modello di ispirazione e di scelta politica. .
Uno come Gambino è un prototipo. Quello di chi insegue il potere, lì dove questoabita pro tempore. Oggi attraverso Fratelli d’Italia, domani chissà, dopodomani collegandosi eventualmente anche ad un partito o a un movimento, più o meno improvvisato, di centrosinistra. Ciò si chiama trasformismo e ci sembra che Giorgia Meloni lo abbia sempre condannato senza se e senza ma. Gambino e il modo con cui ha condotto, insieme a Cirielli, la campagna elettorale sono lo specchio esatto di cos’è al momento Fratelli d’Italia in Campania.
Ora può anche darsi che Giorgia Meloni vada anche lei, come è successo a tanti in Italia (un nome per tutti Matteo Renzi) in overdose da potere.
In questo caso, allora, siano uno-dieci-cento-mille Cirielli, uno-dieci-cento-mille Gambino. Ma ciò costituirebbe, per diverse ragioni che solo per ragioni di brevità non andiamo a declinare, l’inizio del declino della parabola del premier, che oggi gli italiani votano in quanto la considerano ancora una novità, una persona diversa dai politici ricottari che affollano i territori.
E veniamo a Caserta: per parlarne seriamente dobbiamo respirare profondamente per concentrarci e non farci assalire dalla tentazione goliardica di buttarla in macchietta. Dobbiamo cioè operare lo sforzo supremo di considerare Gimmi Cangiano colui che realmente è, non in una comica di Stanlio.e Ollio, ma quale legale rappresentante del partito del presidente del Consiglio Giorgia Meloni in provincia di Caserta.
Operato lo sforzo e controllato a vista il cervello affinché non inneschi lo stimolo della risata di chi sta assistendo a un film o una gag di Checco Zalone, proviamo a dire qualcosa: Gimmi Cangiano è stato il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia quando questo partito arrivava a stento al 3% e a Caserta a malapena superava 2%, proprio a causa delle macerie lasciate da Gianfranco Fini, il quale aveva affollato i territori con uno-dieci-cento-mille Cirielli e con uno-dieci-cento-mille Gambino. Più che lo scandalo di Montecarlo, era stata questa dinamica costitutiva della classe dirigente ad aver polverizzato in un intervallo record di tempo Alleanza Nazionale.
Cangiano si trovava perfettamente a suo agio in quel nuovo partito, nato sulle ceneri di quello di Fini, che a Caserta valeva il 2%, poco più o poco meno.
E se non fosse per il fatto, che, diventando un partito del 30% ciò ha determinato l’evento autenticamente prodigioso di un su ingresso in Parlamento, lui vorrebbe che Fratelli d’Italia tornasse al 2%. Un partito bonsai, piccolissimo, con lui deputato: questo è il paradiso che Cangiano sogna.
Per arrivare di nuovo a Cangiano e al partito di Caserta occorre, però, riaprire leggermente la dimensione territoriale oggetto di analisi Valutiamo un attimo, al riguardo, gli avvenimenti di questo ultimo mese e mezzo: Edmondo Cirielli, che non è stato mai un militante della destra come lo è stata la Meloni, ma che si è mosso in AN sempre da democristiano decadente, ha concepito un piano che si basa su due elementi: lui non vuole candidarsi a presidente della Regione perché di “Gambini” in Campania, ne ha a disposizione solo uno. Per cui rimedierebbe una scoppola memorabile da Raffaele Fico, ossia da una mezza nullità che alla seconda proposizione subordinata viene, di solito, colpito da attacchi di panico.
Detto questo, Cirielli non vuole assolutamente che il partito cresca e non vuole che cresca soprattutto a Napoli. Cirielli vuole continuare a succhiare le ruote alla Meloni, magari selezionando qua e là qualche piccolo o medio ricottaro, qualche trasformista di professione pronto a sposare la sua causa e a sfruttare le insegne del partito più alla moda in Italia in questo momento storico. Cirielli non vuole che Fratelli d’Italia cominci a proporre qualche idea vera, moderna, attuabile e possibilmente impermeabile a condizionamenti camorristici, affinché il PIL della Campania cominci a issarsi realmente assorbendo il reddito pro capite sotterraneo dell’economia in nero che da una parte sostenta, dall’altra parte nell’economia globale di oggi, ci condanna definitivamente a un destino di minorità e di arretratezza.
In poche parole Cirielli il vero obiettivo attuale di Ciriello non è quello di candidarsi lui, ma di non far candidare Giosi Romano alla carica di governatore della Campania, partendo dalla sua posizione strategica e di alta cognizione di capo della Zes, l’ennesimo tentativo -speriamo quello buono – di iniettare sviluppo pulito e creativo per un Sud fino ad oggi frenato, per secoli, dalla mentalità delle sue classi dirigenti.
Cirielli dunque non pensa al bene del partito, ad una vera presentabilità della proposta socio-economica di FdI. Cirielli, insomma, pensa ai cavoli suoi.
Questi non consistono nel promuovere se stesso, ma nel porre veti nei confronti di Romano. E sapete quali strumenti dialettici utilizza? Attacca Romano in quanto questi è stato un deluchiano. E qui torniamo alla pratica zen, respiriamo un attimo per non ridere, in quanto ci stiamo per trasferire di nuovo nella dimensione casertana: Romano, quantomeno, è stato un deluchiano al quale Fratelli D’Italia ha avuto il coraggio di riconoscere indubbie competenze in tema di politiche industriali, tanto da averlo voluto a capo della Zes, perché se uno è bravo è bravo e basta anche se ha vissuto la clandestinità nelle foreste boliviane con Che Guevara. Ma i fedelissimi casertani (e non solo) di Cirielli con De Luca ci stanno oggi, in questi giorni, svendendo la dignità del partito e di Giorgia Meloni per un’infima, miserabile mollica di pane.
Ed è qui che salta fuori l’attitudine di un mestierante piccolo piccolo (Cangiano) che sta a suo agio in un partitino con percentuali risicatissime. In questi casi, le partite del potere, della piccola lottizzazione, vengono giocate dall’invisibilità di una presenza politica che esiste solo nominalmente e ci vuole la mentalità di un partito del 2% per svenderlo ad Anacleto Colombiano e Giovanni Zannini, che oggi sono ancora saldamente legati al governatore De Luca, tanto è vero che recentemente Zannini lo ha accompagnato in un giro politico-istituzionale in più di un comune della Provincia di Caserta, a partire da Castel Volturno, dove i due si sono anche intestati il progetto per la realizzazione della nuova cittadella scolastica pianificato e maturato, al contrario, durante l’amministrazione comunale precedente a quella dello zanniniano Raffaele Marrandino.
Gimmi Cangiano, con una formula che ci induce ancora una volta a trattenere la quasi irrefrenabile voglia di chiudere questo articolo con due o tre pernacchie, ha prima detto di lasciare libertà di voto alle elezioni provinciali a consiglieri comunali del partito che in provincia di Caserta si contano forse sulle dita di una mano, salvo poi affermare che lui, che di Fratelli d’Italia è il presidente provinciale – non si sa come ma è così – avrebbe votato proprio per Anacleto Colombiano, dunque per Giovanni Zannini, dunque per Vincenzo De Luca. Come se il voto del presidente provinciale di un partito possa essere espresso a titolo personale.
E tutto questo perchè? Per ottenere, udite udite, la nomina a responsabile di un ente fantasma, invisibile, che non ha mai prodotto nulla e che probabilmente oggi verrà gratificato da una manciata di euro, anzi da una mancia di pochi euro, da Colombiano e Zannini solo allo scopo di garantire una piccola prebenda al povero Raffaele Paccone. Un amico d’infanzia di Cangiano che pare abbia una ditta edile in quel di San Marcellino, ossia nel vice-ombelico del mondo preceduto per centralità universale solo da Mondragone Caput Mundi.
L’ente si chiama (lo conosciamo in dieci in tutta la provincia) Innovazione e Sviluppo Integrato Provincia di Caserta S.c.p.a. Era stato del tutto dismesso, ripetiamo dismesso, ed è stato riesumato solo per realizzare questa operazione misera e miserabile.
Cangiano non solo vota e fa votare per un’area politica legatissima al governatore De Luca, dato che oggi, 14 agosto, Zannini è una delle punte avanzate della maggioranza del ras salernitano e presiede da 5 anni a questa parte una delle commissioni più influenti e ambite del consiglio regionale, quella che si occupa del settore lucrosissimo Ambiente-Rifiuti.
Cirielli che fa, accusa Romano di essere un deluchiano mentre i suoi reggicoda di Caserta si avventano su una mollica anche mezza avariata di pane lanciata loro con un sorrisino di scherno dall’uomo forse più vicino, ripetiamo – oggi, 14 agosto 2025 – a Vincenzo De Luca?
Ecco perché da tempo riteniamo che il partito di Fratelli d’Italia in Campania sia sostanzialmente impresentabile, ma anche pericoloso, in quanto fuori controllo, per la Meloni, la quale siamo sicuri non conosce neppure il 5% di queste vicende. La premier farebbe bene a dotarsi di qualche persona che magari crede in lei, che le vuole bene e vuole bene alla dignità che ha dato alla proposta alternativa a quella del centrosinistra e che non abbia in testa solo e solamente le proprie ambizioni personali. Un consigliere senza stipendio, senza rimborsi spese, senza richieste, che le illustri il proprio punto di vista su come vanno le cose in Campania solo con l’obiettivo di servire la causa del partito.
Occorre un androide? Una persona che abita l’iperuranio platonico? Può darsi, ma può darsi anche di no.