Zannini controlla 40mila voti. Patto scellerato in vista con Cangiano e Roma. Un consiglio per gli altri 7 di Fdi: si ritirino

17 Agosto 2025 - 22:59

Non c’è nulla da scherzare su questa ipotesi. Un concetto elementare di utilità marginale può consentire, infatti, al mondragonese di arrivare a eleggere 4 consiglieri sugli otto che toccano alla provincia di Caserta. E ve lo dimostriamo

CASERTA (g. g.) – Se qualcuno è in grado di affermare, ma, soprattutto, di dimostrare che in Italia esista un altro posto dove un tizio riesce a gestire personalmente e direttamente circa 40mila voti, di cui può disporre a piacimento spostandoli di qua o di là come se i loro titolari nominali fossero tutti servi della gleba di un feudatario latifondista, si faccia avanti.

Noi, di fronte a questa prova saremo pronti a emendare, a modificare le nostre convinzioni, che ci conducono, al momento e con un gradiente sempre più granitico, nel buco nero del disonore del sistema istituzionale casertano, violentato da questa folle anomalia che ha ridotto in brandelli la politica in questa provincia, voltandosi costantemente dall’altra parte di fronte alle denunce leopardianamente “matte e disperatissime” di questo giornale.

Non ci sono semidei invincibili, è bastato truccare la partita e “addomesticare” l’arbitro.

Diciamo a quelli che ritengono ormai che si tratti di un potere percorso dai tratti epici dell’invincibilità che un potere di tali dimensioni non è impossibile da costruire e quindi, nel momento in cui è accaduto, ciò sia dovuto a facoltà e a poteri soprannaturali. Basta essere spregiudicati, basta porre le ambizioni al di sopra di ogni regola, di ogni comportamento da gentiluomini.

Basta cioè giocare la partita in undici contro cinque, taroccandola, tramortendo e rinchiudendo gli altri sei della squadra avversaria negli armadi degli spogliatoi, ma soprattutto basta avere non comuni capacità, non certo appartenenti alla sfera della nobile contesa sportiva, di fare in modo che l’arbitro parteggi chiaramente per chi ha sequestrato negli armadietti degli spogliatoi la democrazia e il diritto.

Un arbitro che, dopo aver sentenziato che in undici contro cinque la partita è regolare, si siede esso stesso, dopo che la contesa è finita dieci a zero, alla tavola spartitoria come chiaramente abbiamo visto in occasione dei concorsi più scandalosi della storia d’Italia, ci riferiamo per chi non l’avesse capito, a quelli banditi (mai participio passato fu più preciso e adatto per la bisogna) dall’Amministrazione provinciale e ci riferiamo pure a qualche nomina recente, operata dalla Regione Campania, la quale getta un’ulteriore ombra di disonore su quella che dovrebbe essere la fondamentale istituzione che esiste affinché nessuno abbia la possibilità di giocare, nella vita, le sue partite, truccando e manipolando le regole del gioco.

Mettetevelo, anzi “schiaffatevelo” in testa, cari lettori, se questi articoli li considerate lunghi e narcisi, cambiate canale, cambiate giornale. Non potrà mancare mai, infatti, questa premessa, costi quel che costi, a dispetto degli insulti, delle calunnie e delle querele che incassiamo ogni giorno, quando scriveremo di Giovanni Zannini, di lui, ma soprattutto del suo sistema.

Lo Zannini del 2020 e lo Zannini di oggi, quello dei 40mila voti

Entriamo ora nel merito: il 20 settembre 2020, Zannini ha raccolto, alle elezioni regionali, più di 21mila preferenze personali. Ora, ripetiamo il giochino di inizio articolo perché serve a capire bene la questione: c’è qualcuno in grado di affermare, dopo averlo dimostrato, che Zannini, da allora, si è indebolito?

Fino all’ottobre 2024, quando ha subito la nota perquisizione e gli avvisi di garanzia per concussione e corruzione, una magistratura distratta, con gli occhi infilati di prosciutto davanti alle tonnellate di articoli, mai concettualmente apodittici, al contrario, sempre densi di documentazione probatoria, pubblicati da questo giornale, gli ha consentito di tutto, gli ha consentito ciò che a nessun politico italiano è stato mai consentito nella storia della Repubblica, e non scherziamo dato che la storia dei partiti e della politica nazionale del ventesimo e del ventunesimo secolo la conosciamo e anche molto bene.

Potremmo parlare e scrivere ore e ore per dimostrare in maniera inconfutabile l’incredibile sospensione, attuatasi nella nostra provincia, di un dovere impresso a lettere di fuoco nell’articolo 112 della Costituzione, che definisce come obbligatorio l’esercizio dell’azione penale da parte del pubblico ministero.

Zannini ricopre da cinque anni la carica di presidente della commissione del Consiglio regionale sui rifiuti. Oltre che sull’Amministrazione provinciale, suo feudo ieri e ancor di più oggi con Colombiano, ha incardinato il suo controllo assoluto su tutti gli enti di sottogoverno, ottenendo da De Luca che il Consorzio Idrico, un carrozzone di nefandezze e ruberie, con 200, sì avete letto bene, con 200 milioni di euro di debiti, ottenesse la gestione full dei servizi idrici in tutti e 104 i Comuni della provincia di Caserta, prima di portare i libri in tribunale per tentare di fregare ancor di più, con un concordato in continuità, praticamente un vero prefallimento, i creditori, prima fra tutti la Regione Campania, il che rende ancor più assurda e paracriminale la concessione ricevuta da De Luca sotto la spinta di Zannini.

E poi, controllo totale degli Ato dei rifiuti e delle risorse idriche, del Comune di Mondragone e influenza pesante su almeno settanta dei 104 Comuni della provincia, senza contare poi l’ampia possibilità di azione nei due Consorzi di Bonifica, in quello del Gas dell’Alto Casertano e nelle Comunità Montane.

Nel 2020 non era assolutamente così. Zannini non aveva tutto questo potere, fidatevi. Ora sì. Per cui, CasertaCe non la sparerà certo grossa quando afferma che oggi Zannini, grazie alla partita che ha potuto giocare con un arbitro che indossava fino a un po’ di tempo fa la maglietta della sua squadra, possa disporre di 40mila voti.

Il non improbabile patto scellerato con Cangiano e Roma. Fdi in svendita,

Con 40mila voti, applicando l’aritmetica grezza, può rieleggere se stesso e anche un altro candidato al Consiglio regionale, ossia il 25 per cento della quota di otto consiglieri che tocca alla provincia di Caserta. Ma l’aritmetica non è l’unica scienza e quella elementare serve solo per accedere a quella più complessa, a quella che usa ad esempio la microeconomia quando costruisce e consolida il concetto di utilità marginale.

Zannini, in un sistema che non è riuscito a costruire anticorpi alle sue scorribande, può arrivare addirittura a far eleggere quattro consiglieri su otto e a mettere, ad esempio, pesantemente il naso nel partito di Fratelli d’Italia grazie alla complicità bolsa, misera del presidente provinciale Gimmi Cangiano, il quale a tutto pensa eccetto che al risultato complessivo dei meloniani di Caserta, men che meno a un partito che sappia rispettare tutte le sue componenti, tutti i suoi uomini, tutte le sue donne.

Pensa solo a Luigi Roma, a un soldatino che vuole mettere a Napoli a fare il consigliere regionale e che conosce bene al punto da sapere di star di fronte a uno che possiede addirittura meno ingegno di lui. Uno, dunque, che non gli creerà mai problemi. Ipotizziamo che oggi il consigliere regionale uscente Alfonso Piscitelli possa ancora godere di un vantaggio potenziale di circa mille voti su Roma, dunque qualcosa in più di quello che separò Piscitelli da Cangiano all’epoca candidato, alle elezioni regionali del 2020.

Quello che si è visto alle ultime elezioni provinciali è illuminante: il “sacro patto” dell’agro aversano, a cui Cangiano ha partecipato sputtanando letteralmente Fratelli d’Italia, come già fece all’epoca delle elezioni comunali di Aversa quando Zannini lo umiliò letteralmente chiedendogli di cancellare il simbolo di FdI dalla contesa elettorale, darebbe, a un segnale di ok del mondragonese, il via libera a Colombiano a San Marcellino, a Nicola Esposito a Lusciano, a Vincenzo Caterino a San Cipriano, i quali, senza il minimo sforzo, spostando una minima aliquota del mare di voti che hanno dimostrato di controllare alle elezioni europee e alle ultime comunali di Lusciano, regalerebbero un bonus di duemila preferenze a Luigi Roma.

La doppia opzione con la Camusso e senza veto. La mostruosità: Zannini ne può eleggere 4 su 8

L’utilità marginale, ossia la cifra minima che occorre per raggiungere l’obiettivo di scavalcare Piscitelli, renderebbe quasi irrilevanti le conseguenze aritmetiche sul voto di preferenza direttamente attribuito a Zannini e a un altro candidato fedelissimo che sempre Zannini collocherebbe in una lista diversa dalla sua, da curare in modo che questa ottenga il seggio.

Questo capiterebbe sia se Zannini riuscisse a convincere, attraverso Stefano Graziano, la commissaria del Pd Susanna Camusso a rimuovere il veto posto da quest’ultima su una sua candidatura nel perimetro del centrosinistra, sia in caso che lo Zannini, stante il veto, fosse costretto a candidarsi nella lista di Forza Italia, dove il senatore Silvestro, caso tipico di similes cum similibus, lo alletta ancora promettendogli un seggio sicuro in Parlamento alle prossime elezioni politiche del 2027.

Sintesi finale tra aritmetica e utilità marginale

Ricapitoliamo: 40mila voti, due eletti diretti. E ancora, intervento determinante in FdI e in un’altra lista attraverso il sistema dell’utilità marginale che, con differenziali potenziali di partenza minimi tra i competitors, permetterebbe di spostare la bilancia a favore di coloro con cui Zannini si è accordato sottobanco, utilizzando un modesto contributo di voti sottratti al suo bottino personale.