CAMPI ROM E RAPINE. Il colpo alla Deutsche Bank di CASERTA, ma non solo: dove si nascondono dopo il raid e i ladri “a turno”. Niente camper, le case comprate e affittate
27 Agosto 2025 - 11:38

Senza parlare di predisposizione, concetto molto vicino al razzismo, esistono delle dinamiche che si ripetono in gruppi di etnia rom autori di reati. A Giugliano la base del gruppo che ha colpito su via G.M. Bosco, mentre in provincia di Caserta si sta sviluppando una situazione più stanziale
CASERTA (l.v.r.) – La conferenza stampa tenutasi ieri alla Procura di Santa Maria Capua Vetere relativa all’arresto di 6 persone coinvolte nella rapina alla Deutsche Bank di Caserta che aveva provocato anche il riferimento di due poliziotti, è stato anche un modo con cui i dirigenti della Squadra Mobile della questura ha potuto spiegare, assieme ai magistrati sammaritani, alcuni dettagli relativi al modus operandi di questa banda (e non solo), ma anche l’importanza del campo rom di Giugliano in Campania, base del gruppo.
Come spiegato nell’articolo dedicato ieri al resoconto degli arresti, le sei persone colpite da ordinanza di custodia cautelare sono di nazionalità bosniaca. Chiaramente, il paese di origine, non è particolarmente rilevante al gruppo etnico visto che ci sono milioni di soggetti di etnia Rom residenti in tutta Europa e nel resto del mondo.
Analizzare il fenomeno dei furti e delle rapine compiuti da questo gruppo che aveva la sua base nel campo Rom di Giugliano, a nostro avviso, è utile anche a capire come si sta muovendo questa parte della comunità tra Caserta e Napoli che ha deciso di non seguire le regole di civiltà e del codice penale.
Sembra una cosa ovvia, ma lo specifichiamo, chi scrive questo articolo non pensa che ci sia una predisposizione naturale, una specie di vocazione ineluttabile della popolazione Rom nel compie reati soprattutto furti e rapine. Esiste però un’antica storia di razzismo, emarginazione, ghettizzazione e auto ghettizzazione di questo gruppo etnico. Essere al confine della società per secoli ha portato la popolazione a svilupparsi economicamente con l’utilizzo di comportamenti fuorilegge. È
Premessa sociale fatta, veniamo al fatto specifico. Il gruppo che ha colpito alla Deutsche Bank di Caserta, i cui componenti avevano già precedenti per furti, era composto da persone dai 20 ai 45 anni. Secondo quanto emerso ieri in conferenza stampa, si tratta di una banda non fissa, con soggetti che si sostituiscono in caso di impegni dei titolari nella serata prescelta per il colpo.
Sono tutte persone legate da un vincolo di parentela, così come l’intera comunità che viveva nel campo nomade di Giugliano. Fatto il colpo, i sei sono tutti scappati nel proprio Paese di origine, ovvero la Bosnia ed Herzegovina.
Scoperti rapidamente dalla polizia di Stato, la procura ha dovuto aspettare mesi per rintracciarli, vista la difficoltà anche delle autorità bosniache di trovarli in un luogo specifico. Una problematica alla quale si aggiunge l’utilizzo di documenti falsi o di altre persone come parenti e amici.
Questa dinamica, ha spiegato il funzionario della Squadra Mobile della questura di Caserta, Gianluca Tuccillo, non è un unicum, anzi. In altre indagini sono emersi questi dettagli: la fuga all’estero dopo il colpo, l’utilizzo di ladri “a chiamata” nel caso in cui la banda sia carente di componenti, la provenienza unica per tutti dallo stesso campo rom.
Al dirigente Tuccillo e al collega, Massimiliano Mormone, abbiamo chiesto qual è la situazione dei gruppi rom specificatamente alla provincia di Caserta. Sull’argomento è intervenuto anche il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Pierpaolo Bruni, ed è stato specificato che, al momento, campi Rom simile a quello di Giugliano, con una base fissa di soggetti con precedenti per furti, non c’è.
Sta cambiando, nel casertano, la dinamica comportamentale. I Rom nella nostra provincia si stanno spostando di meno, scegliendo una soluzione più stanziale. Sotto i riflettori delle autorità, ad esempio, è il fenomeno che si sta sviluppando sul litorale domitizio, in particolare nella zona di Castel Volturno.
Ma non campi nomadi, con i camper come ce li immaginiamo e come, ad esempio, esiste a Capua, dietro l’area mercato e all’interno della stessa. Tanti Rom, invece, stanno acquistando case o affittandole nella zona del litorale di Castel Volturno. Minori i casi, infatti, in cui c’è l’occupazione sine titulo.
Un tentativo di normalizzare il rapporto con la società e con il territorio. L’occhio degli investigatori testa comunque acceso perché in questi gruppi ci sono diversi soggetti con precedenti penali, un qualcosa che, solitamente, rende più possibile il ritorno a compiere azioni simili.