AVERSA. Le vergogne nel palazzo di Gennaro Pitocchi. Casertace vince il primo round, ora si lavori per l’abbattimento di solai e soppalchi. L’Ufficio Tecnico? Una vergogna

10 Settembre 2025 - 17:59

Se non fosse stato per noi e per la serietà degli organi di Polizia in questo bellissimo manufatto del ‘700 sarebbero già pronti 6 nuovi appartamenti a 600mila euro l’uno. Uno sfregio alla cultura e alle norme fondamentali del Testo Unico sui Beni Culturali. Le gravi responsabilità della Soprintendenza

AVERSA (G.G.) – Così recita un adagio tra i più noti e utilizzati: “La non curanza è il miglior disprezzo”.
Noi, in verità, spossati dall’inseguimento quotidiano di tutti gli imbroglioni che popolano gli uffici della PA casertana, avremmo voglia, qualche volta, anzi più di qualche volta, di passare oltre, di scrollare le spalle e comportarci come chi, di fronte a un caso irrecuperabile, si rassegna, perché tanto ogni parola, ogni considerazione, ogni rimbrotto, ogni critica urbana o anche aggressiva, risulta inutile, in quanto tu contro un DNA e un tessuto educativo e culturale sviluppatosi in una certa maniera non puoi fare nulla per cambiare la testa a un tizio o una tizia (in verità non mancano tra le donne, ma il tasso di imbroglioni è nettamente superiore tra i maschi, non certo solo per una struttura quantitativa) che sta lì dopo aver giurato di mettersi al servizio dei cittadini e invece l’ultimo pensiero della giornata è quello dedicato al bene comune.
Purtroppo ci tocca, sapendo bene che il nostro lavoro e la missione che obbligatoriamente ci siamo dovuti assumere, essendo la corruzione, la malagestione, il pressapochismo, l’ignoranza nei pubblici servizi il problema largamente più grave di questa provincia, da cui ne discendono tanti altri, semineranno poco ma comunque, stando anche ai riscontri che ci arrivano dal gruppo silenzioso, annichilito dalla potenza del malaffare dei fondamentalmente inetti, ci incoraggiano a continuare.
Però, a proposito di disprezzo, se proprio dobbiamo parlare e scrivere, lo vogliamo esprimere a modo nostro. All’ufficio tecnico del Comune di Aversa, in quanto tale, esprimiamo il nostro disprezzo per le modalità con cui si continua a operare con una faccia di bronzo, per non dire un’altra cosa, nonostante i terremoti giudiziari che hanno portato a diversi arresti recenti, tra cui quello del dirigente titolare Raffaele Serpico. Vi raccontiamo al riguardo una novità: grazie a Casertace, lo stato di diritto ha vinto, pardon, ha cominciato a vincere una delle tante battaglie di legalità, testimoniata con i fatti, con le battaglie, con le inchieste, con i rischi, e non con le parole dei convegni organizzati dalle anime belle.
Il

bellissimo palazzo del ‘700 di via … in Aversa forse riusciremo a salvarlo. Ma c’è voluta Casertace e la fede, in armonia con un comune senso di legalità manifestato dalla Polizia di Stato della Questura di Caserta nei nostri circostanziatissimi racconti.
Sapete cosa vi diciamo? Consideriamo l’Ufficio Tecnico di Aversa, oggi rappresentato dall’ingegnera Danila D’Angelo nel rango di dirigente capo e dall’ineffabile Leopoldo Graziano (scrivete questo nome in Google e ne leggerete di ogni colore), ancor più responsabile del vergognoso intervento speculativo avvenuto in questo palazzo e venuto alla luce solo grazie a questo giornale di Gennaro Pitocchi, un campionissimo del modello casertano, aversano, un vero proprio giocoliere e funambolo che ha dettato legge, Dio solo sa con quali metodi, in tantissimi comuni a partire da quello di Marano di Napoli, uno dei più sciolti d’Italia per infiltrazioni camorristiche, in cui Pitocchi ha potuto insegnare il suo mestiere a una vera e propria leva di tecnici tra i quali risaltano i nomi di Davide Ferriello e, per l’appunto, di Graziano.
Se Casertace non fosse intervenuta, stimolando le forze dell’ordine a indagare, la miserabile SCIA presentata da Pitocchi o da chi Pitocchi ha messo lì sui cartelli in sua vece, cioè il figlio della sua compagna Lapalomenta, che di cognome fa Pisani e di nome Alessandro, il quale è stato arrestato proprio insieme a Pitocchi nella vicenda teverolese della lottizzazione Schiavone, nonché il suo socio costruttore di Csal di Principe Giusti, oggi quel palazzo avrebbe già ospitato 5 o 6 nuovi proprietari. I solai, i soppalchi e tante altre porcherie realizzate al suo interno, in dispregio delle norme più elementari dei beni culturali (clicca e leggi), servivano a questo.
6 appartamenti a 600mila euro per un incasso di 3 milioni e 600 mila euro. Ciò è avvenuto con il Comune di Aversa e la Soprintendenza di Caserta che si sono girati letteralmente dall’altra parte.
Cosa c’era scritto, ingegnere Danila D’Angelo, architetto Leopoldo Graziano, in quella Segnalazione Certificata di Inizio Attività?
C’era scritto che in quel palazzo sarebbero stati edificati solai e soppalchi in dispregio alla sua bellezza, alle sue volte affrescate, ma soprattutto in dispregio alle norme del Testo Unico sui Beni Culturali, che, al di là di un eventuale vincolo apposto dalla Soprintendenza, considera palazzi storici tutti quelli che hanno almeno 70 anni di vita, figuriamoci un palazzo del XVIII secolo.
Quei furboni della Soprintendenza, mentendo spudoratamente e sapendo di mentire, hanno risposto in prima battuta che, non essendo vincolato da loro, il problema era dell’Ufficio Tecnico del Comune di Aversa. Ma non è così, perché la Soprintendenza, una volta saputo del disastro criminale di quei lavori, avrebbe dovuto intervenire sempre in virtù del citato Testo Unico. Sull’Ufficio Tecnico caliamo un velo pietoso. Se oggi l’autorizzazione è stata revocata a Pitocchi e i suoi familiari e quei lavori si sono fermati, ciò si deve alla caparbietà nostra e della Polizia di Stato, che in un primo momento ha incrociato un atteggiamento poco collaborativo da parte dei tecnici del Comune.
Lo Stato ha dovuto battere i pugni sul tavolo e solo quando Graziano e i suoi hanno capito che certe cose sono cambiate, che certi schemi di connivenza non esistono più, si sono mossi, perché hanno realizzato che lo Stato c’era e faceva sul serio, che non avrebbe permesso a loro di fare le solite porcherie con l’onnipotente Gennaro Pitocchi, che per noi non è mai stato tale perché tutto sommato abbiamo sempre conosciuto il suo brodo di coltura e francamente ben si coglie dal matrimonio di suo figlio con la nipote diretta del boss del clan dei Casalesi Antonio Iovine, ma soprattutto dalla decisione di questa coppia, che potrebbe ben dire di non meritare di subire le conseguenze delle scelte criminali di un parente, di rimanere ad operare ad Aversa e nell’agro aversano, dove le ipoteche, dove i sistemi costruiti anche e soprattutto da Antonio Iovine determinano ancora oggi delle rendite di posizione, di andare a vivere altrove.
L’Ufficio Tecnico non ha spedito neanche una volta un proprio addetto e un paio di vigili urbani a controllare quei lavori nonostante le fotografie indiscutibili, non confutabili, pubblicate da Casertace sin dalla settimana scorsa. L’Ufficio Tecnico, chi lo guida, ossia Danila D’Angelo e Leopoldo Graziano, si sono dunque dimostrati conniventi di fatto di quello che al momento è una irregolarità amministrativa, ma che a nostro avviso è un reato, come speriamo andrà a stabilire la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Aversa Napoli Nord, nel momento in cui, riteniamo, dovrà acquisire una informativa da parte della Polizia di Stato quando questa riterrà di trasmetterla.
Ora non perdiamo più tempo. L’UT deve far partire – e noi saremo lì col fiato sul collo – l’ingiunzione per effettuare l’abbattimento di tutte quelle opere illegittime compiute all’interno del palazzo storico che a suo tempo Gennaro Pitocchi comprò dall’allora senatore Pasquale Giuliano.

Per cui si auspicano tempi rapidi per l’ingiunzione di demolire – entro 90 giorni – dalla data di notifica del provvedimento,
a propria cura e spese e senza pregiudizio delle sanzioni penali, il manufatto edilizio in epigrafe
descritto, realizzato in assenza delle prescritte autorizzazioni, provvedendo altresì, al ripristino dello
stato dei luoghi.

Noi non sappiamo se il provvedimento di revoca sia impugnabile di fronte a un’indagine che potrebbe avere anche risvolti penali davanti al Tar. Questo farebbe perdere molto tempo. Comunque noi stiamo qua e siccome si tratta di una nostra battaglia, che reca il copyright di Casertace, non ci distrarremo.