Coppia in crisi fa il caos alla recita scolastica per gli occhiali dell’amante. Le minacce di lui, le liti al bar e su Facebook…
12 Ottobre 2025 - 13:00

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CASAL DI PRINCIPE – La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Aversa Napoli Nord ha ha rinviato a giudizio un 43enne della provincia di Caserta, di Casal di Principe, ritenuto responsabile di aver sottoposto la sua ex partner a una serie di comportamenti violenti e persecutori nel corso di diversi anni.
Secondo l’accusa, gli episodi contestati si sono verificati in un arco temporale che va dalla fine del 2017 al marzo 2021. Tra questi, figurano minacce di morte, aggressioni fisiche, atti di molestia assillante e una campagna denigratoria condotta anche attraverso i social network.
Elencando i comportamenti tenuti dall’uomo, il pubblico ministero scrive delle pubblicazioni su Facebook di post con frasi offensive e allusioni alla vita privata della donna. In diversi post, tra il 2020 e il 2021, sono comparsi riferimenti alla vita privata della donna, con accuse di infedeltà.
Ma non solo. Nell’estate del 2020, l’uomo avrebbe notato l’ex compagna in un bar di San Marcellino in compagnia della zia. Avrebbe quindi approcciato le due donne, rivolgendosi alla ex con epiteti volgari come “Zoccola, puttana”. Infine, qualche anno fa, durante una recita scolastica dei figli e di fronte ad altri genitori, l’uomo avrebbe affrontato l’ex compagna insultandola pubblicamente. La avrebbe accusata di indossare “gli occhiali da sole regalati dal suo amante”.
La difesa dell’imputato, ovvero l’avvocato casertano Achille D’Angerio, ha presentato una memoria in cui contesta la qualificazione giuridica data dai pubblici ministeri. L’avvocato difensore sostiene che, essendo la coppia già separata e non convivente nel periodo di gran parte degli episodi contestati, non si possa configurare il reato di maltrattamenti in famiglia, bensì quello di atti persecutori (stalking).
Inoltre, il legale ha evidenziato come dai fascicoli emergerebbero anche messaggi di tono minaccioso inviati in passato dalla stessa persona offesa all’imputato, dipingendo il quadro di un rapporto conflittuale e reciprocamente alterato, piuttosto che di una condotta violenta unidirezionale.