IL NOME. Fa il “palo” nell’omicidio di camorra, ora può avere uno sconto di pena

26 Ottobre 2025 - 13:00

NON DIMENTICARTI DI SEGUIRE CASERTACE NELLA COMMUNITY WHASTAPP
CLICCA QUI -> https://chat.whatsapp.com/DAgb4AcxtG8EPlKwcTpX20

CASAL DI PRINCIPE – La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza con cui la Corte d’assise d’appello di Napoli, il 27 maggio 2025, aveva rigettato l’istanza di riconoscimento della continuazione tra più reati avanzata da Bartolomeo Cacciapuoti, 52 anni, ritenuto affiliato al clan dei Casalesi.

Il ricorso, presentato dal difensore di fiducia, riguardava la richiesta di applicare il vincolo della continuazione tra:
la partecipazione all’associazione mafiosa (clan dei Casalesi – fazione Schiavone), per la quale era stato condannato nel 2013 e nel 2016; e la condanna a 20 anni per l’omicidio di Crescenzo Laiso, avvenuto il 20 aprile 2010, in concorso con altri membri del clan.

Secondo la Corte d’appello, i reati non erano frutto di un disegno criminoso unitario, in quanto Cacciapuoti sarebbe stato coinvolto nell’omicidio per ragioni estemporanee, solo la sera prima dell’agguato, in qualità di “specchiettista”.

Diversa la ricostruzione del difensore, secondo cui Cacciapuoti, in qualità di “capozona” del clan, avrebbe partecipato alla pianificazione dell’omicidio, rientrante nelle funzioni violente che gli erano affidate per mantenere l’ordine interno all’organizzazione. La motivazione dell’ordinanza, sostiene la difesa, avrebbe travisato i fatti e ignorato prove decisive, come le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.

Accogliendo il ricorso, la Cassazione ha rilevato gravi lacune motivazionali nella decisione dei giudici di merito, i quali non hanno adeguatamente esaminato le allegazioni difensive né valutato in modo coerente il ruolo di vertice del ricorrente nell’organizzazione criminale.

La Suprema Corte ha quindi disposto l’annullamento con rinvio alla Corte d’assise d’appello di Napoli per un nuovo esame, da svolgersi con una diversa composizione collegiale, come previsto dalla giurisprudenza costituzionale, per evitare ogni possibile pregiudizio nel giudizio di rinvio.