REGGIA. Felicori ci è o ci fa? Ci fa. Quante sciocchezze sul pararowing e i dragon boat nella Peschiera. Le confutiamo virgola per virgola

22 Ottobre 2018 - 16:51

Caserta – (Pasman) Oramai Mauro Felicori, sull’affaraccio della Peschiera Grande, si è incaponito e vuole difendere l’indifendibile. Dopo che il consiglio comunale, con una unanimità più unica che rara di un quorum non certo esiguo di 22 consiglieri di tutte le sfumature politiche, ha chiesto la revoca della gara di affidamento del bacino e del complesso dei Liparoti e la segnalazione dei fatti alla commissione italiana per l’UNESCO perché veda un po’ quello che di sconcertante qui sta accadendo, il direttore fa lo gnorri.

Già aveva liquidato con noncuranza il consigliere casertano della regione Campania ed ancor più i ben quattro parlamentari grillini i quali, per la vicenda, già nelle scorse settimane avevano, rispettivamente, interrogato sul fatto l’assessore regionale competente e chiesto di correre ai ripari al dicastero dei beni e delle attività culturali.

Per gli esponenti politici dei 5 Stelle, che nel rivolgersi al ministro Alberto Bonisoli avevano affermato “Sembra che il direttore Mauro Felicori stia dando gli ultimi colpi di coda alla sua direzione affidando una parte della Reggia di Caserta, nello specifico, la Peschiera grande, in gestione alla Società Reale Canottieri Reggia di Caserta con sede in Napoli con il vincolo che la stessa può essere utilizzata per altre finalità rispetto al Monumento reale sotto l’egida dell’UNESCO. Si chiede un intervento, qualora questa notizia risponda a verità, affinché possa essere ripristinato il senso valoriale del simbolo casertano”, ricorreva

persino a quella che può leggersi come una insinuazione replicando che l’espressione “ultimi colpi di coda” [il riferimento è al bando intervenuto a due mesi dal suo pensionamento, n.d.a.], usata dai parlamentari, “…fa immaginare che il lavoro che svolgo in questo ultimo scorcio del mio servizio alla Reggia venga visto con fastidio, quando io trovo che lavorare finché si è pagati è semplicemente un dovere”. Nondimeno senza omaggiarli di una querela.

Con l’assise comunale di Caserta, Felicori fa, se possibile, di peggio. Pubblicando il post che qui riproduciamo, sbrigativamente la taccia di non aver capito nulla.

E vediamo la sua spiega. Per lui la destinazione della Peschiera e del villaggio dei Liparoti a scuola formativa – parola fatata e magica – di vela e di canoa sublimerebbe tutto.

Peccato che, a prescindere da ogni considerazione sulla natura di bene culturale del luogo, la proposta della Reali Canottieri Reggia di Caserta a base della procedura di affidamento nulla dica circa l’eventuale quota di iscrizione ai corsi che sarebbero tenuti, con il rischio concreto che tale attività simil -sportiva finisca per rivolgersi alle sole famiglie con disponibilità economiche in base al numero dei figli da avviare alla voga, con una palese discriminazione nella fruizione di un bene pubblico. Dunque, gioie repubblicane, sì, come proclama il direttore nel suo post, purché si possa pagare. Invece, che i giri in barche a remi (definito noleggio) per turisti e visitatori si pagheranno non c’è dubbio alcuno, perché fatto espressamente preveduto con un esplicito riferimento all’utenza di elezione, cioè gli studenti delle gite scolastiche, per i quali saranno anche utilizzati – viene illustrato – i c.d. Dragon Boat, termine con il quale si designano canoe tipiche fino a 20 posti “ …che daranno – come si può leggere dagli atti di gara- la possibilità a gruppi numerosi di scolaresche , di poter remare tutti assieme all’interno della Peschiera Grande”. Ossia, come nel più classico dei parchi di divertimento acquatici.

Parlavamo di attività simil -sportiva poiché, come già abbiamo osservato in una precedente nota sulla questione, nessuno degli spazi di gara previsti per tali discipline nautiche trova riscontro nelle acque della Peschiera Grande, che ha misure ben inferiori e soprattutto uno sviluppo non confacente, cui bisognerebbe malamente adattare la pratica atletica snaturandola. Anche il Pararowing che paradigmaticamente viene previsto dalla proposta di contratto e come da essa stessa evidenziato prevede percorsi di mille metri, a fronte della lunghezza massima di 270 metri della vasca. E pensare ai doppiaggi di essa sarebbe come rimescolare le carte.

L’altra idea affermata dal direttore, che si tratti di un recupero filologico e di un restauro del bene architettonico, che non viene compreso, più che una forzatura sembra una battuta. Sostiene, ossia, che si possa ora remare nel bacino come il reuccio Ferdinando si dilettava con le battaglie navali dei velieri in miniatura. A parte la stentata conseguenzialità, dunque, con lo stesso ragionamento, sarebbe lecito avviare una piscina poiché il regnante non avrà mancato darsi ai bagni nelle estati. Quanto al restauro del complesso dei Liparoti, esso costerebbe – senza che nulla venga previsto per la sorte della bacino, con invaso, prode, parapetti e con lo stesso isolotto della pagliara che versano in stato di estremo degrado – al privato, come dai preventivi da esso predisposto, poco oltre i 40mila euro, che non si sono trovati nei 12 milioni di euro stanziati per opere pubbliche di restauro annunciate a settembre, tra le quali proprio alcuni “…per il recupero del verde storico nella zona della cosiddetta “Peschiera Grande”, voluta da Ferdinando IV nel 1769 per inscenare piccole battaglie navali e usata anche per l’allevamento di pesce destinato alla mensa reale”, come testualmente annunciato da Invitalia, agenzia del Mef per investimenti e sviluppo, centrale di committenza e stazione appaltante per gli interventi strategici sul territorio e dunque anche per questi stanziati per la Reggia.

L’altro argomento speso è quello – si deve ammettere, suggestivo muovendo a pietismo – che in tal modo, grazie alla concessione “… Caserta avrà un servizio in più per i suoi ragazzi”, poverini, aggiungiamo noi.

Se fosse questo il punto, mancando la città di tutto nell’ambito delle strutture sociali, una sola Reggia non basterebbe, ma ce ne vorrebbero due.

Ma come Felicori stesso ha sostenuto per il Parco Reale, che ossia esso non può essere considerato il parco pubblico che Caserta non ha, lo stesso argomento vale per ogni utilizzo improprio del complesso vanvitelliano, che è innanzitutto degli italiani, che hanno il diritto di goderne in quanto monumento storico, non piegato ad uso di palestra o di chiunque sia.

La conclusione è poi strepitosa, laddove si viene informati che la procedura di gara è trasparente e competitiva, perché viene subito da dire e ci mancherebbe altro.

Il sindaco Marino, mentre nel frattempo pentastellati di cui sopra hanno anche presentato un’interrogazione parlamentare a risposta scritta, intervistato sulla decisione del consiglio comunale, anziché assicurare l’esatta ed immediata esecuzione del mandato ricevuto, ossia quello di chiedere la revoca, per conto della città, della gara di affidamento, ha iniziato ad arrampicarsi sugli specchi. Vorrà invitare il direttore della Reggia in assise perché chiarisca e chissà che non risulti convincente. E poi vorrà approfondire l’argomento perché lo conosce solo dagli atti, benché le carte parlino chiare da sole e siano di un’autoevidenza solare. Campa cavallo.

Ed a fronte di uno scenario così sconfortante, in cui si consuma il vilipendio del nostro patrimonio storico ed architettonico nella deriva consumistica più piena, alle persone rette non resta che la protesta e la testimonianza. Persino ad Jolanda Capriglione, docente di classicismo del nostro ateneo, ma soprattutto presidente del centro Unesco di Caserta, che a Norma Naim, la consigliera di Speranza per Caserta che ha patrocinato l’approvazione della delibera comunale contro la gara di affidamento della Peschiera Grande e che ne dava comunicazione attraverso i social, risponde così:Non ci pare che si debba dire di più.