SPARANISE non dimentica. Inaugurato il monumento in memoria dell’eccidio nazista del 22 ottobre ’43

22 Ottobre 2018 - 22:00

SPARANISE – Il 22 ottobre di 75 anni fa, la città di Sparanise si trovò a vivere uno degli eventi più tragici e drammatici della sua millenaria storia.
La seconda guerra mondiale si apprestava a mettere in scena quelli che verranno ricordati ai posteri come i suoi più tristi titoli di coda soprattutto, perché il conflitto smise di essere regolato dai codici militari e assunse i toni della vile rappresaglia. Nel breve volgere di qualche settimana l’esercito tedesco, in ritirata verso la linea Gustav, lasciò alle sue spalle una lunga scia che macchiò di sangue innocente tutta l’alta Campania.
Il 22 ottobre del 1943, a Sparanise, i tedeschi
trucidarono 39 civili inermi che avevano solo la colpa di trovarsi lungo una strada, quella che è stata poi loro dedicata, scelta dai soldati agli ordini di Hitler per la ritirata. A Sparanise un contadino ferisce mortalmente, un tedesco e ventisette persone sono massacrate sotto gli occhi dei loro congiunti ai margini del paese in via De Renzis.
Tale testimonianza la ritroviamo negli Atti Parlamentari del 17 dicembre 1954, ove si legge testualmente:
“A Sparanise il ferimento di un nazista rapinatore portò alla rappresaglia contro 27 cittadini, tra cui donne e bambini”. Quindi per Graziadei i morti per la rappresaglia di via De Renzis erano solo 27. Corrado Graziadei riconduce le cause dell’eccidio di Sparanise ad una rappresaglia in seguito a colpi di fucile di un contadino contro un soldato tedesco. Tale testimonianza serve anche per confutare l’ipotesi della storica napoletana Maria Gabriella Gribaudi, la quale si mostra convinta che le cause dell’eccidio del 22 ottobre 1943 vanno ricercate nell’aiuto fornito dalle donne ai prigionieri del Campo di Concentramento tedesco di Sparanise, ma l’ipotesi della Gribaudi si fonda su testimonianze poco attendibili di cittadini timorosi di affrontare un tema così delicato, spinoso, doloroso per la comunità. Anche le testimonianze degli Americani concordano con la tesi di Corrado Graziadei di una rappresaglia contro la fucilata di un contadino che, però sottolineano, non aveva ferito nessuno. Graziadei, con il suo scritto, ci è di aiuto anche nel definire il numero delle vittime di via De Renzis, ossia 27 cittadini e non 39, secondo testimonianze prive di fondamento. Anche nella mostra documentaria allestita dalla Regione Campania del 1975 si fa riferimento a 27 persone. Tale numero è confermato da storici quali Aldo De Jaco nel libro “1943, la Resistenza nel Sud” e dai lavori di Giuseppe Capobianco “La giustizia negata” e “Il recupero della memoria”. Aldo De Jaco, che si occupò anche lui dell’eccidio di Sparanise, scrive testualmente:
“Sparanise: Persone uccise per brutale malvagità numero 26 ed una donna che allattava un bambino di 4 mesi”.

Nella strada intitolata all’eccidio è stato eretto un monumento in marmo nel 1974 che l’incuria e la vetustà hanno reso assolutamente non decoroso e idoneo a rappresentare la memoria di quel tragico evento.  Un’artista locale, Vitaliano Ranucci, ha rappresentato su tela questo tragico evento che attraverso la pittura ci fa rivivere con la stessa carica emotiva i fatti accaduti più di 70 anni fa: “Nel 1973, in occasione dell’anniversario dell’eccidio che i tedeschi commisero il 22 Ottobre 1943 – commenta Vitaliano Ranucci -, mi sentii profondamente scosso dall’accaduto tanto che, recandomi sul luogo del tragico evento, ebbi un fremito che mi trasportò, annullando il tempo, fino al giorno degli accadimenti. Vissi così intensamente l’episodio che mi sentii coinvolto in prima persona e, di getto, immaginai la tragica scena. Essa fu così reale che, impressionata nella mia mente, la riportai su una lastra di incisione così da renderla ancor più indelebile. In questi ultimi anni, in occasione delle celebrazioni, ho cercato, nel limite delle mie possibilità, di prodigarmi per far rivivere quell’avvenimento regalando le stampe di quell’incisione. Sono molto grato all’amministrazione che, dovendo procedere ad un nuovo impianto monumentale, abbia scelto questa mia opera”, conclude l’artista.