Incarichi alla compagna del giudice indagato. Ma per i colleghi: “E’ una capra”
13 Gennaio 2019 - 17:23
AVERSA – Emergono nuovi retroscena dalle motivazioni con cui il tribunale di Riesame ha accolto il ricorso del pubblico ministero della Procura di Roma, sulla richiesta di arresti domiciliari a carico del giudice Enrico Caria (congelata in attesa del ricorso in Cassazione).
La sua compagna Daniela D’Orso, negli ultimi anni, aveva incassato una lunga serie di incarichi che avevano fatto lievitare i suoi compensi annuali: dai 16mila euro dichiarati nel 2012 era passata ai 75mila euro del 2016.
Per i giudici del Riesame non esiste altra spiegazione che quella di compiacere il compagno Enrico Caria. In una telefonata del luglio 2017, Fischetti e Colaci, due dipendenti dello studio professionale di Milano dove lavora la D’Orso, parlano della richiesta di quest’ultima di vedersi aumentare il compenso per una pratica seguita, psassando dai 5 ai 10 mila euro. E Fischetti dice: “E’ stata un mese in vacanza e in più abbiamo… ci sono mail di solleciti che lei era sparita, ha letto 4 verbali e li ha commentati in più con grande disappunto da parte di Capitini perché lei non aveva capito una sega. Vabbè, comunque non ti entro nel merito della cosa perché comunque lei è veramente una capra. Però tra me e te diamole 10mila euro e…”
L’altro dipendente, Colaci, sarebbe disposto addirittura a versare la differenza di tasca propria: “Dimmi quello che gli vuoi dare, poi eventualmente se no te lo integro io…”.