AVERSA. Abusivi, morosi e sfrattati, ora gli ‘inquilini’ di San Lorenzo protestano, ma…
15 Marzo 2019 - 12:22
AVERSA (Lidia e Christian de Angelis) – Ondata di ricorsi al Tar per non lasciare le abitazioni occupate abusivamente e dove da anni molti soggetti sono morosi oltre che occupatori abusivi.
In questi giorni sono giunte le notifiche presso l’Ente normanno, amministrato dal dott. Lastella, commissario prefettizio subentrato a De Cristofaro. Ebbene molti degli occupanti abusivi e morosi hanno deciso di ricorrere al Tar per vedersi annullare lo sfratto posto in essere dall’Ente. Il Comune sostiene che in questi anni non ha mai ricevuto canoni, con la conseguenza di un buco di oltre 4 milioni di euro, un vero e proprio danno erariale che ricade sui solerti cittadini aversani che pagano le tasse.
Il Rione San Lorenzo è la roccaforte del clan degli Scusuti, in empatia, diciamo così, con il clan dei casalesi. Questa zona periferica della cittadina normanna abbandonata a sé stessa, di cui qualcuno si ricorda solo in campagna elettorale, come è emerso anche in rete in cui le donne del rione raccontavano di voti comprati a 100 euro.
A quanto pare, però, questa protesta non sta suscitando grande partecipazione e neppure consenso da parte degli aversani.
Inoltre va fatta anche una precisazione sul rione in questione, ribattezzato dagli stessi residenti ‘Bronx’: tale appellativo scaturisce dal fatto che è impossibile l’accesso ai non residenti visto che il rione è sorvegliato da sentinelle, in taluni casi anche minorenni, che anche in orari di scuola dell’obbligo scorazzano a bordo di motorini allertando chi di dovere ogni qualvolta riscontrino l’ingresso di soggetti sconosciuti, esattamente come accade a Secondigliano. Ma le similitudini con Secondigliano non finiscono qui dato che anche il Rione San Lorenzo è una piazza di spaccio di sostanze stupefacenti.
Ma oltre ad agire nel campo della droga, gli Scusiti sono legati anche al giro dell’usura, ed i componenti del clan sono finiti dietro le sbarre diverse volte per questo tipo di reati. Ad arrestarli furono i poliziotti del Commissariato di Aversa che, ironia della sorte, sono confinanti con il rione in questione.
In questi giorni sono giunte le notifiche presso l’Ente normanno, amministrato dal dott. Lastella, commissario prefettizio subentrato a De Cristofaro. Ebbene molti degli occupanti abusivi e morosi hanno deciso di ricorrere al Tar per vedersi annullare lo sfratto posto in essere dall’Ente. Il Comune sostiene che in questi anni non ha mai ricevuto canoni, con la conseguenza di un buco di oltre 4 milioni di euro, un vero e proprio danno erariale che ricade sui solerti cittadini aversani che pagano le tasse.
Il Rione San Lorenzo è la roccaforte del clan degli Scusuti, in empatia, diciamo così, con il clan dei casalesi. Questa zona periferica della cittadina normanna abbandonata a sé stessa, di cui qualcuno si ricorda solo in campagna elettorale, come è emerso anche in rete in cui le donne del rione raccontavano di voti comprati a 100 euro.
A quanto pare, però, questa protesta non sta suscitando grande partecipazione e neppure consenso da parte degli aversani.
Inoltre va fatta anche una precisazione sul rione in questione, ribattezzato dagli stessi residenti ‘Bronx’: tale appellativo scaturisce dal fatto che è impossibile l’accesso ai non residenti visto che il rione è sorvegliato da sentinelle, in taluni casi anche minorenni, che anche in orari di scuola dell’obbligo scorazzano a bordo di motorini allertando chi di dovere ogni qualvolta riscontrino l’ingresso di soggetti sconosciuti, esattamente come accade a Secondigliano. Ma le similitudini con Secondigliano non finiscono qui dato che anche il Rione San Lorenzo è una piazza di spaccio di sostanze stupefacenti.
Ma oltre ad agire nel campo della droga, gli Scusiti sono legati anche al giro dell’usura, ed i componenti del clan sono finiti dietro le sbarre diverse volte per questo tipo di reati. Ad arrestarli furono i poliziotti del Commissariato di Aversa che, ironia della sorte, sono confinanti con il rione in questione.