Velardi è sicuro che tra poche ore lo manderanno a casa. “La mia MARCIANISE”
16 Aprile 2019 - 20:32
MARCIANISE (gianluigi guarino) – Quanto dà e quanto toglie alla città di Marcianise l’eventuale conclusione di questa consiliatura e, dunque, l’epilogo dell’amministrazione comunale, guidata da Antonello Velardi?
Materia opinabile. I supporters del sindaco, in numero nettamente inferiore rispetto a quelli che sperando in un cambiamento reale, lo votarono nel maggio e nel giugno 2016, la città ci perde. Al contrario, gli avversari di Antonello Velardi, che hanno sono cresciuti esponenzialmente di numero nei quasi 3 anni che separano il tempo presente da quello delle elezioni comunali, Marcianise non ci perde, anzi, ci guadagna.
La novità di oggi è che il sindaco ha scritto un post in cui, badate bene, non rassegna le dimissioni (sarebbe stata una barzelletta visto l’epilogo delle prime) ma prevede, vaticina, con sicurezza matematica l’iniziativa di un numero di consiglieri comunali, pari almeno alla maggioranza assoluta dei componenti dell’assise cittadina, pronti, secondo lui, a recarsi dal notaio, per lasciare contemporaneamente il loro seggio, determinando, dunque, lo scioglimento del consiglio e la caduta dell’amministrazione.
Se lo dice lui è perché, evidentemente, deve essere ben informato. Sta a Marcianise e quindi certe cose, riteniamo, le sappia.
Dalla rapidità con cui il Mattino ha pubblicato un articolo, in pratica un copia e incolla del post del suo caporedattore centrale, tiene luce che forse l’idea di esprimere un pensiero accorato, una sorta di addio di un soldato valoroso, che seppur pieno di ferite, resterebbe indomito al servizio della sua comunità, possa determinare qualche ripensamento in quei 4 consiglieri che, aggiungendo le loro firme ai nove dell’opposizione ufficiale, toccherebbero la quota fatidica dei 13, condizione necessaria per arrivare allo scioglimento.
Parola d’ordine: propagare. Noi onestamente non ci facciamo appassionare più di tanto dalle prospettive politiche-amministrative di Antonello Velardi. Sarebbe stato, però, molto più interessante, più giusto a nostro avviso, che fosse un moto di popolo, una rivoluzione di indignati a buttarlo giù dal Comune e non le firme di 13 consiglieri, non le firme di quel Pd che lo ha appoggiato e che ne ha determinato la vittoria nel 2016.
Ora ritorniamo alla domanda di inizio articolo: cui prodest? Esistono dei dati che sfuggono al discrimine degli schieramenti, delle claques. Numeri che parlano da se tali da non poter essere oggetto di discussione. Materia non opinabile. E scusate se ritorniamo sull’argomento di questi giorni. Se una persona che guadagna 9mila euro netti al mese, 14mila euro e passa lordi, si candidata a sindaco della sua città, ha la possibilità immediatamente di fornire un’attestazione plastica, tangibile e non chiacchierologica di ciò che ora il piagnucolante Velardi scrive nel post odierno: per il tempo durante il quale sarà al servizio dei suoi concittadini rinuncerà allo stipendio principesco e si accontenterà di quei 3.500 euro al mese, riconosciuti come indennità. Se uno scrive, come ha scritto Velardi, “la mia Marcianise” non può poi infliggere alla “sua Marcianise” il salatissimo tributo di almeno 200mila euro, ma forse sono tanti di più, versati da tutti i contribuenti della città nelle casse de il Mattino che, sfido io che pubblica al minuto ogni scorreggina di Velardi. Altrimenti uno pensa che “la mia Marcianise” significhi un’attestazione di possesso materiale e non una mozione degli affetti che poi trova concretezza in dedizione reale, anima e corpo.
Se uno è sincero quando scrive “la mia Marcianise” non assume, con chiamate dirette e concorsi che definire tali è veramente ridicolo, amici, mogli di amici, personaggi di dubbia consistenza, nani e ballerine mettendoli tutti a carico dei cittadini della “mia Marcianise”.
Cosa c’entra “la mia Marcianise” con la vergognosa transazione, chiusa con quelli dell’Interporto, non a caso arrestati e che rappresenta una sorta di mega furto neppure con destrezza, consumato ai danni del bene comune?
Ecco cosa si fa quando si ama veramente la propria gente e la propria vita inserita nel tessuto sociale che costituisce anche quello connettivo delle proprie origini.
Il resto sono balle e fuffa. Rinnovo l’invito ai consiglieri comunali di non farlo cadere, perché abbiamo ancora la speranza che il popolo, i marcianisani si accontentino di queste grandezze aritmetiche oggettive, di questi sprechi consumati sulla loro pelle, per riappropriarsi di un destino che hanno follemente affidato a uno che non li ama e non li ha mai amati. Perché uno che ama il suo popolo non realizza l’espediente luciferino dei permessi di lavoro sistematici per porre a carico dell’intera comunità il suo stipendio da nababbo.
QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DEL POST SU FACEBOOK DI ANTONELLO VELARDI
++ ALLA MIA CITTÀ ++
Cari concittadini, sono ore decisive per il futuro dell’Amministrazione comunale di Marcianise. Ancora pochi giorni e mi manderanno a casa. Me ne vado con molto orgoglio e con la coscienza pulita, certo di aver finora amministrato solo ed esclusivamente nell’interesse della città.
Attenzione: sentirete parlare spesso in questi giorni, in queste settimane, in questi mesi, molti signori della politica che vi diranno che hanno a cuore gli interessi della città. Prima di credere a ciò che loro dicono, vi invito a riflettere e a farvi una vostra idea.
Mi mandano a casa perché non mi perdonano di aver reso il Comune più efficiente e per essermi battuto per la trasparenza. Una parte della maggioranza, il gruppo del Pd, ha annunciato che voterà contro il bilancio. È una questione di numeri: la legge impone l’approvazione, se il bilancio viene bocciato si va tutti a casa. È quello che accadrà a Marcianise mercoledì prossimo, nel corso del consiglio comunale.
Vi ringrazio molto per il sostegno che mi avete dato in questi mesi per me molto difficili. Sono orgoglioso di aver aiutato a far crescere la mia Marcianise, sono felice di aver fatto un lavoro riconosciuto dalla gente, da voi. L’ho fatto con dignità e onore, come avevo annunciato. Non avevo e non ho alcun interesse, non l’ho mai avuto. Giratevi attorno e guardate ciò che abbiamo fatto: abbiamo toccato interessi e situazioni che nessuno in trent’anni ha avuto il coraggio di toccare.
Grazie ancora. Ci sentiremo a Pasqua per gli auguri. A tutti un affettuoso abbraccio.