Ieri durante l’incidente probatorio. Dividiamo la trattazione in diverse parti

12 Aprile 2018 - 00:00

CASAPESENNA – Ieri sera, in un articolo sintetico, abbiamo dato conto del lungo incidente probatorio di cui è stata protagonista M.T., sorella di A.T. la ragazzina 13enne vittima dei presunti esorcismi, tramutatisi in violenza pura, di don Michele Barone, ormai da tempo in carcere.

E sinteticamente abbiamo scritto che in 4 ore di interrogatorio a porte sigillate, la ragazza ha confermato tutto qullo che aveva raccontato ai pm durante le indagini. E allora non è difficile risalire ai contenuti che sono ben visibili nella seconda ordinanza a carico di don Michele Barone e del poliziotto Luigi Schettino, in questo caso per il reato per lesioni permanenti.

Ecco cosa ha detto ieri durante l’incidente probatorio la sorella della bambina sottoposta alle presunte sevizie di don Barone.

M.T. è partita dal momento in cui la propria famiglia ha fatto la conoscenza di don Michele Barone, sacerdote presentato da Rosa Corazza. Già l’obiettivo era consultarsi con don Michele per i problemi della sorella minore.

Successivamente M.T. ha raccontato dei problemi di salute di A.T. Già a nove anni soffriva di qaulche disturbo alimentare e successivamente si era aggravata. Un nutrizionista l’aveva indirizzata verso uno psicologo dell’ospedale Bambin Gesù, il meglio che c’è in Italia per la pediatria. Lì rimase ricoverata per una settimana dopo esserci entrata con le gambe bloccate e lo sguardo nel vuoto. Le fu diagnosticato un disturbo di conversione e prescritta una cura, e particolare importantissimo, questa cura riuscì perfettamente perchè, ha dichiarato M.T. in fase di indagine, confermandolo ieri durante l’incidente probatorio, la sorella minore 2non usava più il catetere e camminava sulle sue gambe. Insomma si era ripresa.”

Poi la lite coni il padre: motivo, quest’ultimo non voleva che sua figlia continuasse a intrattenere rapporti con le altre ragazzine conosciute al Bambin Gesù, afflitte a suo dire, da malattie ben più gravi. E qui, aggiungiamo noi con un breve inciso, già si omprende quale fosse il contesto familiare in cui queste ragazze dovevano vivere.

“Da quel litigio in poi, evidentemente per una forma di somatizzazione, mia sorella – così racconta M.T. – ricominciò a star male e le si bloccarono di nuovo le gambe. A quel punto volevamo portarla in ospedale io e l’altra mia sorella (quella che ha denunciato tutto a Le Iene, n.d.r.) ma ci fu impedito perchè i nostri genitori temevano il racconto sui motivi di quel rinnovato malessere.

Il clima in famiglia era quello che era. M.T. racconta che A.T. era molto legata alla terza sorella, cioè a N.T. e rimaneva sempre molto scossa quando questa aveva forti discussioni con il padre, Una situazione che indusse la psicologa del Bambin Gesù a dirci, quando fummo ricevuti tutti da lei, di evitare queste discussioni in presenza della bambina. M.T. svela un particolare importante: la sorella N.T, quella che poi cominciò a denunciare i fatti recandosi in questura, nella Curia di Aversa e scrivendo poi a Le Iene, non era contraria ad un coinvolgimento spirituale di don Michele Barone nella situazione di salute della sorellina.

Tanto è vero che fu lei a chiedere a Rosa Corazza il contatto con don Barone. Altro particolare importante, un segno che forse in in contesto di arretratezza che forse ha fatto aprire una spia nella testa dei genitori, il fatto che la bambina rimase fuori dal Tempio mentre molti altri familiari entrarono per partecipare alla messa. M.T. spiega che questo avveniva in quanto la bimba aveva mostrato avversione per tutto quello che era religione e aveva anche detto ai genitori di non voler fare il corso per la cresima in quanto si dichiarava non credente.

Naturalmente una situazione del genere ben si adatta ad una costruzione fantasiosa e assolutamente gratuita su eventuali situazioni di possedimento da parte del diavolo. Il primo vero tarlo nella testa dei genitori fu inserito da un certo Mario il quale partecipava insieme a loro, a delle messe di guarigione che si tenevano nel Santuario di San Michele a Maddaloni. In quelle occasioni questo Mario avanzò l’ipotesi che la bambina potesse essere posseduta dai demoni.