LE FOTO. PSICHIATRIA DELL’OSPEDALE SAN ROCCO. Statua distrutta. Che aspettate, che ci scappi il morto?

11 Agosto 2019 - 11:44

Sessa Aurunca (Gianluigi Guarino) – Queste specifiche giornate, soprattutto quelle a cavallo della data di Ferragosto, sono anche le giornate in cui si manifestano i contrasti sociali e morali più stridenti, le contraddizioni più strutturate, più radicate nel tessuto di una parte del nostro paese.

La medaglia si raffigura nella sua parte più visibile, più luminescente, in un popolo intero sotto all’ombrellone o in qualche amena località montana.

Non esiste periodo diverso da questo in cui più implacabilmente si riscontri una maggiore difficoltà a dare uno sguardo al rovescio di questa medaglia, anche da parte di quelle persone singole e da parte di quelle associazioni di persone più sensibili ai temi dell’emarginazione e del dovere di assistere i dimenticati come merita qualunque essere umano venuto al mondo.

Tutti in ferie, tutti distratti, con i luoghi del dolore ancora più in bilico, in pericolo, ancora più dimenticati, in una sorta di sovrapposizione, di mescolanza micidiale dell’abbandono.

Quello morale della solitudine di chi in questi luoghi è costretto a stare per motivi di salute e quelli di una stato che in 73 anni di Repubblica non è riuscito mai a raggiungere, soprattuto nelle Zone del sud Italia, un minimo dignitoso nella capacità di includere l’ultimo, che poi sono per la maggior parte suoi cittadini, all’interno di un corretto meccanismo di convivenza sociale e civile.

Quello che è capitato nelle ultime ore nel reparto psichiatria dell’ospedale San Rocco di Sessa Aurunca, rappresenta quello che abbiamo appena scritto.

Se non ci fosse stato qualcuno pronto a spedirci queste fotografie, nulla si sarebbe saputo dell’ennesimo momento ad alta tensione     costituito da dinamiche in cui non esistono vittime e carnefici, vittime e rei, buoni e cattivi.

Sono tutti vittime: i pazienti, colpiti dalla sfortuna di una malattia terribile, in grado di annullare volontà e libero arbitrio, ma anche il personale, ridotto all’osso, che paga insieme ai pazienti la necessità della politica di mettere insieme l’obbligo (ne farebbe volentieri a meno se ad un passo non ci fosse il default del Paese) di tagliare le spese, di affrontare il mostruoso debito nella sanità che essa stessa ha creato nei decenni di non governo e mal governo della regione Campania, con la ragione principale dell’esistenza di un politico di professione: perpetuare se stesso e i propri privilegi.

Una cosa troppo bella, a partire dai sontuosi stipendi appannaggio di chi, diciamocela tutta, la politica l’ha fatta solo per lavorare poco e guadagnare molto.

Al netto di tutto ciò, cosa rimane della sanità campana? La propaganda, che da sempre ha costituito il virus di una democrazia mai compiuta in Italia, eccetto proprio i primi anni, quelli che vanno dall’approvazione della Costituzione alla metà del decennio dei Cinquanta.

Per cui, il governatore Vincenzo De Luca, oggi, parimenti ai suoi predecessori, Ma con uno stile roboante ed enfatico, tipica dei più abili manipolatori del pensiero debole delle masse, trasversalmente distribuiti nella storia a sinistra, ma soprattutto a destra,  inaugura reparti, parla di innovazione, afferma che la qualità dei servizi sanitari è aumentata, snocciolando dati solo superficialmente attendibili. Perché, quello che conta, sono solo e solamente i voti.

Perché se non fosse così, sarebbero stati messi quattro incapaci a capo delle Asl e delle aziende ospedaliere campane.

Perché il punto, non è la tensione verso la ragione dell’efficienza, la sfida per avvicinare la nostra sanità a quella del centro Italia e del nord, ma semplicemente di vincere le prossime elezioni.

E allora, è chiaro che uno come De Luca che proviene dalla sinistra, di cui sicuramente conosce anche la storia, preferisce tanti “utili idioti”  pronti a scattare sempre sull’attenti quando c’è da pilotare un concorso o una gara di appalto verso le necessità elettorali del governatore della sua maggioranza, che gente competente che magari sacrifichi il suo ferragosto per recarsi all’oespdale di Sessa Aurunca, fare un giro in questo cortile attorno a questa statua distrutta dalla disperazione, non certo dalla cattiveria, parlare con gli infermieri, col personale,  introitando e facendo proprio il loro disagio e, senza promettere nulla, impegnarsi comunque a fare tutto il possibile per accrescere le unità utilizzate per questa delicatissima area dell’assistenza sanitaria, garantendo, infine, che una volta ogni tre settimane lui dedicherà due ore di una sua giornata per recarsi sul posto, aprire le porte della direzione sanitaria dell’ospedale San Rocco, e fare il punto della situazione.

Senza strafare, senza promettere quello che non si può promettere, stante la scarsità delle risorse, rimanendo lì sul pezzo a sorridere agli infermieri nel momento in cui si è in grado di annunciare la possibilità anche di far arrivare un’altra, una sola unità di personale.

Una goccia in un oceano di problemi, ma un segnale di impegno e di inversione di rotta.

La proiezione finale di questo articolo rimarrà tale, perché, vedrete, il nuovo direttore generale dell’Asl, Ferdinando Russo, il direttore Sanitario Faraone, compariranno, come del resto hanno fatto i loro predecessori, solo quando ci sarà da fare una parata e solo se ci sarà da conquistare qualche voto da portare al mulino di De Luca, che così continuerà a ripagarli con assurdi stipendi da 5.000 e 10.000 euro al mese.

A Sessa Aurunca rimarranno i problemi. Rimarrà la tensione e l’esasperazione tra pazienti e personale. Altre una, due, dieci, cento volte dovranno arrivare i Carabinieri e la Polizia perché gli infermieri non avranno un’altra soluzione, non vedranno nelle risorse messe a disposizione dalla loro amministrazione un solo appiglio per affrontare il bisogno e l’emergenza.

Un buon Ferragosto dalla sanità casertana e dall’umanità dolente dell’Ospedale San Rocco di Sessa Aurunca.