IL PENTITO a cui la Dda crede di più rivela: “Ora vi racconto com’è organizzato il nuovo CLAN DEI CASALESI”. Poi fa i nomi e…

22 Agosto 2019 - 16:00

PARETE(g.g.) Siamo ragionevolmente certi, persuasi che i diversi “omissis”, apposti dai magistrati della dda di Napoli, all’interno delle dichiarazioni, rilasciate dal collaboratore di giustizia Salvatore Orabona, non sono una rimanenza archeo documentale, ma qualcosa di vivo, che appartiene al presente. Omissis che nascondono identità collegate a inchieste in atto e che probabilmente si concretizzeranno di qui a qualche tempo.

Perchè Salvatore Orabona, non è un pentito come tutti gli altri. Nel senso che la lucidità delle sue ricostruzioni, la dovizia di particolari, la disponibilità a fornire riscontri solidi e credibili già in sede di propalazione, gli attribuisce una cifra importante nella scala di incidenza dei collaboratori che di questi tempi si confrontano spesso con l’autorità giudiziaria.

Tra le altre cose, le dichiarazioni di Salvatore Orabona non sono remote, ma risalgono a circa due anni fa e sono il contributo senz’altro più attuale, più fresco, riportato all’interno dell’ordinanza da cui è scaturito, qualche mese fa, l’arresto di Enrico Verso,

cognato di Raffaele Bidognetti e di altri esponenti del clan dei casalesi.

Non scriviamo una cosa originalissima riportando l’idea di fondo espressa da Orabona: il clan dei casalesi non è sconfitto definitivamente, ma ha solo cambiato pelle. Intanto, ha fronteggiato il problema del numero dei propri adepti, superando l’antica ripartizione tra fondamentali gruppi familiari. Oggi, dunque, il clan dei casalesi non è più una confederazione tra gli Schiavone, i Bidognetti, gli Iovine, gli Zagaria che si sono spartiti territori e ricchezze, ma è un unicum, un solo clan in cui tutti hanno accettato di privarsi della propria identità primordiale.

Perchè Orabona è interessante. Perchè, oltre a spiegare, a riconcettualizzare la struttura organizzativa del clan, fa anche degli esempi pratici. E così dice che nel nuovo clan dei casalesi sono entrati, non chiamandosi più bidognettiani, i vari Claudio Virgilio, Vincenzo Cirillo e, per l’appunto, Enrico Verso, cognato di Raffaele Bidognetti, figlio di Cicciotto e mezzanotte.

L’identità familiare è sfumata. Restano gli affari e gli introiti che si possono raggranellare incutendo timori e paure negli imprenditori, e utilizzando il danaro per corrompere tutto ciò che c’è da corrompere nel sistema degli appalti.

Perchè, aggiunge ancora Salvatore Orabona, il clan dei casalesi considera anacronistico il discorso degli omicidi e delle strutture militari. Al contrario, focalizza il suo agire “nel settore imprenditoriale e nelle attività da cui trarre lauti guadagni.”

Per quanto riguarda Verso in particolare, il pentito Orabona conferma il controllo, da parte del cognato di Raffaele Bidognetti, dell’area storica di Parete, insieme ad un altro esponente del clan, coperto da uno dei diversi omissis di cui scrivevamo all’inizio.

E’ chiaro che, pur avendo creato un diverso rapporto di appartenenza con un clan dei casalesi unitario, Verso ha utilizzato persone che comunque sono state bidognettiane, proprio sulle aree storiche di Parete e Lusciano. Ovviamente Salvatore Orabona, i nomi di queste persone li ha fatti, ma naturalmente non sono elencati in questa ordinanza.

Ecco perchè riteniamo che nei mesi prossimi qualcosa di serio potrebbe verificarci.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA