KALASHNIKOV, PISTOLE e telefonate fantasma. Ecco perchè secondo il giudice il pentito Antonio Gerardi non ha detto il vero sull’omicidio di….

23 Settembre 2019 - 12:30

MARCIANISE – Non sono risultate credibili le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonio Gerardi, almeno per quel che riguarda l’omicidio di Giovanbattista Russo, consumato nel mese di gennaio 1997, nell’autofficina di Pasquale Mezzacapo, di cui ci siamo occupati in un lunghissimo focus.

Ed è il giudice a confutare le affermazioni del pentito, punto per punto, ritenendo invece convergenti quelle degli altri collaboratori Bruno Buttone (QUI LE DICHIARAZIONI DI QUEST’ULTIMO), in primis, poi Luigi Trombetta e in parte quelle di Salvatore Belforte.

Gerardi sostiene di aver saputo telefonicamente da Felice Napolitano ‘o capitone i dettagli del delitto. Tra i mandanti, sostiene Gerardi, c’era proprio il Napolitano. E questo, come abbiamo visto nell’ordinanza, non è vero perchè lo specchiettista Luigi Trombetta, sentito dall’autorità giudiziaria, aveva affermato che proprio ‘o capitone non autorizzò il delitto, quando lui, Trombetta, lo chiamò telefonicamente per avvertirlo della presenza del Russo nell’autofficina dove Russo fu poi ammazzato (LEGGI QUI IL NOSTRO ARTICOLO).

Le dichiarazioni di Gerardi vertono poi su Pasquale Cirillo, l’esecutore materiale del delitto. Sostiene che il killer gli aveva detto di aver ricevuto l’incarico omicidiario da Salvatore Belforte e Felice Napolitano. Ma, come scritto prima e come confermato dal giudice nella sua ordinanza, dalle parole degli altri collaboratori “non

è emerso alcunchè sul ruolo del Napolitano nel delitto.

Appare piuttosto anomalo che il Cirillo, nell’indicare al Gerardi i dettagli dell’omicidio, – prosegue ancora il magistrato – non faccia alcun cenno a Domenico Belforte che pure secondo le dichiarazioni dell’altro esecutore materiale, Bruno Buttone e del Trombetta, aveva un ruolo decisivo nella decisione di sopprimere il Russo, non comprendendosi neppure le ragioni di siffatta omissione.“, scrive il giudice, confutando, ancora una volta, ciò che Gerardi ha dichiarato a proposito di Mimì Mazzacane.

Infine, il pentito dice che il delitto sarebbe stato eseguito con un kalashnikov, perchè “all’epoca Cirillo sparava quasi esclusivamente con quest’arma e quindi diedi per scontato che anche in questo omicidio lo stesso avesse usato il fucile kalashnikov“. Ma come abbiamo visto, Cirillo sparò con una delle pistole che lui e Buttone avevano ricevuto da Gennaro Buonanno.

Il dettaglio lo leggete nello stralcio pubblicato qui sotto.

 

QUI SOTTO IL DETTAGLIO DELLE DICHIARAZIONI DI ANTONIO GERARDI