TUTTI I NOMI MADDALONI. Accusati di violenza privata nei confronti di Francesco Santucci e altri due. 10 ex operai dell’Interporto rischiano il processo
1 Ottobre 2019 - 20:28
MADDALONI – (g.g.) La ragione, e gli ex operai dell’Interporto ne hanno da vendere, la giusta rivendicazione proveniente da persone rimaste senza lavoro, compiuta nei confronti di un imprenditore, come il ben noto Francesco Santucci, una delle tante cinghie di trasmissione del sistema Barletta-Campolattano, diventano, purtroppo, torti nel momento in cui l’esasperazione, pur comprensibile, tracima, diremmo ancora meglio, usando una parola del pubblico ministero della procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere “esorbita” al di la dei confini del sacrosanto diritto di sciopero.
Li supera, entrando in un buio labirinto, ancor più buio di quello nel quale si è entrati nel momento in cui si è perso il lavoro.
Dura lex, sed lex: la legge spesso è dura, appare anche iniqua, ma è la legge e va da un lato applicata, toccando questa incombenza ai giudici, dall’altro lato osservata, e questo riguarda i cittadini perbene. Dura lex, sed lex con un’apparenza di iniquità che è solo apparenza, visto che il più delle volte la legge va a tutelare un principio superiore, più ampio di quello, pur sacrosanto, riguardante un numero più o meno cospicuo, più o meno esiguo di persone.
Dura lex, sed lex perchè se uno ogni volta che ha ragione si sente autorizzato a minacciare o a picchiare quella che considera la persona che gli ha inflitto un danno, allora sarebbe giungla. Quindi, possiamo anche dire e augurarci che il citato Santucci possa trascorrere un periodo temporale all’interno della giungla, tra le fiere che non devono rapportarsi ad un codice o a delle leggi.
Ma più di questo non si può fare. E allora, come si suol dire, 10 operai rimasti disoccupati, che manifestavano davanti ad un capannone della Sogesa, azienda nominalmente rappresentata da Santucci, si sono fatti prendere la mano. Hanno picchettato. E fin qui siamo sicuramente ad una violazione di legge, ma esistono tantissime attenuanti che un magistrato illuminato non può non valutare.
Però se al picchettaggio seguono parole che suonano come minacciose, al punto che persone in base a quelle parole, vengono costrette a non entrare nei cancelli che delimitano un’area di lavoro, ecco che la minaccia diventa violenza privata.
Ed è proprio il reato di violenza privata, che il citato pm Armando Bosso contesta a 10 persone, a 10 ex operai dell’Interporto. Nella giornata odierna sono stati notificati gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari a Francesco Gionti, 58 anni di Capodrise, Michele Ventrone, 50 anni di Maddaloni, Domenico Desiato, 56 anni di Maddaloni, Antonio Santonastaso, 55 anni di Maddaloni, Saverio Ianniello, 49 anni di Maddaloni, Clemente Cioffi, 60 anni di Maddaloni, Michele Santonastaso, 54 anni di Maddaloni, Sebastiano Carfora, 57 anni di Maddaloni, Salvatore Parato, 59 anni di Maddaloni e Francesco Santangelo, 58 anni di Maddaloni.
Violenza privata, per giunta aggravata dal fatto che queste parole minacciose sono state pronunciate da un gruppo ampio di persone e dunque, come tali, sono risultate, ai sensi dell’articolo 339 del codice penale, ancor più pericolose.
Ora, gli indagati hanno 20 giorni di tempo per produrre eventualmente documenti, per presentare memorie difensive e per chiedere di essere ascoltati dal pm. Dopo di che questi deciderà se, com’è molto probabile che accada, chiedere al gip il rinvio a giudizio dei 10, o se invocare l’archiviazione per tutti o per alcuni di questi. Eventualità quest’ultima, del tutto improbabile, statistiche alla mano.
Che dire: abbiamo detto già tutto. Le ragioni di una giusta rivendicazione sindacale o meglio ancora di una giusta rivendicazione di uno o più lavoratori che ritengono di essere stati sfruttati e poi portati via da un’impresa, è un diritto fondamentale e fondante di una democrazia che è tale se possiede gli elementi per bilanciare le disparità economiche tra le persone che possono tradursi nella impossibilità di far valere pienamente i propri diritti.
Detto questo, se uno o più persone dicono a Santucci e ad altri due operai, Antonio Fusco e Gennaro Lombardi, denuncianti e parti offese ed entrambi con la volontà di entrare insieme a Santucci all’interno di quel capannone, frasi tipo, “Non mandare a lavorare Gennaro Lombardi altrimenti ti facciamo un paliatone“. E ancora, “Sei un uomo di merda, ti faccio la faccia come un pallone” ad altre robe simili, tutte le ragioni del mondo diventano torti per il codice penale.
Appunto, dura lex, sed lex.