Il pentito anomalo. Quando Luigi Cassandra vendette una super Mercedes senza dire nulla ai comproprietari, l’architetto Francia e Saverio Misso
20 Ottobre 2019 - 17:58
TRENTOLA DUCENTA – Luigi Cassandra è tornato all’apice delle cronache giudiziarie dopo la sentenza, che abbiamo definito clamorosa, che ha portato alla confisca di tutto il suo patrimonio ma soprattutto all’applicazione di dure misure personali di prevenzione, che, ed è questo il dato originalissimo, dovrà osservare nella località protetta dove, a spese dello Stato, risiede, conservando pienamente lo status di collaboratore di giustizia.
Allora è normale che, in questi giorni, saltino furi altre storie, anche perché il personaggio è sufficientemente versatile da aver avuto una significativa visibilità, sia nel campo degli affari, quale custode di fatto di un business immobiliare che in realtà era nelle mani del boss Michele Zagaria, sia come politico, attività che svolse arrivando fino a coprire la carica di assessore comunale a Tremola e a candidarsi, addirittura, con l’allora Udc, alle elezioni provinciali del 2010, alle quali poi non partecipò dopo aver annunciato il suo ritiro dalla competizione all’indomani della prima pesante informazione di garanzia che lo colpì nell’indagine della Dda sul complesso polifunzionale Night
Si narra che Cassandra sia stato un ottimo giocatore e questa sua abilità, anche nella gestione emozionale del rischio, gli sarebbe servita molto negli affari e anche nella politica.
Ovviamente non gli giovava alla tasca.
E allora, ecco l’aneddoto che si lega alla sua passione per il gioco: quando divenne assessore nel 2007 e dunque gli arrivò il primo stipendio, per la precisione la prima indennità, quei soldi furono immediatamente pignorati da un decreto ingiuntivo pienamente ammesso dal tribunale presentata dall’Edilizia Tulipano di Aversa, per debiti relativi a pagamenti arretrati non onorati per forniture di materiali edili che gli servivano per esercitare la sua attività di imprenditore del cemento.
Risale, invece, ai primissimi anni 2000, una cooperativa che Cassandra mette in piedi quando era un incensurato, e dunque nulla impediva a chicchessia di farlo diventare proprio socio, con il dipendente dell’Asl di Caserta Saverio Misso e con l’architetto Vincenzo Francia.
Naturalmente l’oggetto sociale era rappresentato dall’unica attività imprenditoriale che sembrava possibile in quei tempi nell’agro aversano: la costruzione di immobili.
A questa cooperativa si deve la costruzione degli appartamenti in via De Nicola. All’interno di uno di questi abita ancora oggi l’architetto Francia.
Era un sodalizio solido al tempo, quello costituito da Cassandra, da misso e dall’architetto.
Gli affari andavano bene e i tre si fidavano l’uno dell’altro, al punto che Cassandra condivideva con i suoi soci anche la proprietà di una Mercedes ML.
Le alterne vicende del versatile imprenditore-politico lo indussero, allo scopo di incassare soldi che evidentemente gli servivano in quel momento, a mettere in vendita la sua amata Mercedes, presso la concessionaria di Casal di Principe ubicata sulla circonvallazione, la cui proprietà era controllata direttamente dall’allora capo clan Nicola Schiavone, figlio di Sandokan.
Si narra che, mostrando un certo coraggio, l’architetto Francia, che non era stato avvertito da Cassandra sui suoi propositi, lo denunciò per la cessione arbitraria della berlina tedesca a Nicola Schiavone.
Una delle impronte più ricordate e narrate, a Trentola, impressa da Luigi Cassandra, è costituita da una variante in corso d’opera da 70mila euro riguardante i lavori di rifacimento di via Romaniello, sempre in quel di Trentola Ducenta.
L’appalto, inizialmente, si esplicò attraverso l’importo di 200mila euro.
Ma l’allora assessore ai Lavori Pubblici, Cassandra per l’appunto, dette evidentemente il via libera e così quel prezzo lievitò fino a 270mila euro.
Esecutore di quei lavori, il cognato casertano dei Balivo, altra famiglia imprenditoriale risultata poi intimamente connessa agli affari di Michele Zagaria.
Tante le storie, tanti i racconti.
Cassandra era uno che stava in giro 14 o 15 ore al giorno.
Dunque, ne ha fatte tante. Chissà se ha avuto il tempo e il modo di raccontare tutto, ma proprio tutto, ai magistrati della Dda.