MARCIANISE. Firme false della lista di Velardi. Spuntano altri tre nomi eccellenti. Sono loro che le hanno taroccate una per una

22 Ottobre 2019 - 12:20

MARCIANISE – Un decreto di conclusione delle indagini preliminari rappresenta, sicuramente, il viatico per una richiesta di rinvio a giudizio e dunque per la trasformazione degli indagati in imputati.
Questo il destino che attendeva, al 99%, coloro i quali furono destinatari di questo particolare atto regolato dall’articolo 415 bis del Codice di Procedura Penale.
La vicenda è quella delle firme false apposte in calce alla lista Orgoglio Marcianisano.
Naturalmente, non ci mettiamo a ripetere di nuovo questi fatti, che abbiamo affrontato in cento e più articoli.
Orgoglio Marcianisano, con un Velardi sconosciuto ai più, o meglio, la cui reale sostanza caratteriale era sconosciuta alla gran parte dei cittadini di Marcianise, viaggiava col vento in poppa e dunque gli aspiranti candidati al consiglio comunale sbocciavano a decine ogni giorno che trascorreva verso la scadenza del termine previsto per la presentazione delle liste.
Di giorni ne mancavano tre, e Velardi decise di metter in piedi un’altra lista.
Tempi limitatissimi per le firme. Fatto sta che la serie di quelle comparse sotto alla lista Orgoglio Marcianisano erano in pratica sovrapponibili a quelle raccolte da Paride Amoroso prima delle elezioni del 2013.
Va da sé che con queste premesse all’interno ci fosse anche qualche personaggio un po’ vivace come Aniello Bruno, camorrista del clan Belforte, che nel 2013, tra un arresto e un altro, i tempo combaciano perfettamente, trovò il tempo per fornire la sua aurea firma alla lista civica di Amoroso.
La gatta frettolosa fa i figli ciechi e cieco diventò anche il prode poliziotto Ovalletto. Una presenza stabile nella vita di Velardi, di cui è scorta, amico e attento tutore.
Il poliziotto Ovalletto, che non a caso, è uno dei presentatori della lisa Orgoglio Marcianisano, fu colpito proprio dalla cecità dei figli della gatta frettolosa.
In quei giorni concitati, evidentemente, quella lista che lui presentava non la guardò neppure, perché è difficile pensare che un poliziotto della Questura di Caserta non si accorgesse che lì dentro c’era il nome di un camorrista di prima fascia, peraltro recluso, e dunque non in condizione di firmare una lista.

Dopo la notifica dell’atto di chiusura delle indagini, gli indagati hanno 20 giorni di tempo per chiedere di essere ascoltati dalla Procura della Repubblica, per presentare memorie difensive, per fornire elementi che possano indurre il Pm a modificare la convinzione maturata durante le indagini e a non chiedere il processo attraverso l’udienza preliminare dei medesimi indagati.

Lorenzo Ovalletto, Pasquale Bellopede (quello della “Sagra della Rana”) e Alberto Tartaglione, l’impiegato dell’Ufficio Anagrafe del Comune Raffaele Tartaglione e Assunta Foggia: sono i nomi degli indagati.
Tutti avevano la possibilità di chiedere di essere ascoltati.
L’hanno fatto?
Non l’hanno fatto?
L’ha fatto solo qualcuno di loro? E se qualcuno l’ha fatto, oltre a discolpare se stesso, ha fornito elementi nuovi per capire meglio come sia avvenuta la falsificazione delle firme?
Chissà.
Fatto sta che tre nomi di altrettanti fedelissimi di Antonello Velardi stanno girando di bocca in bocca.
E aggiungiamo anche, con modalità trasversali, perché non li stanno facendo solo gli avversari dell’ex sindaco, ma anche gli appartenenti alla sua squadra.
E d’altronde, avrà rappresentato sicuramente un obiettivo della Procura stabilire le modalità materiali attraverso cui la falsificazione è stata fatta. A occuparsene, a fare il cosiddetto lavoro sporco, a compiere dunque un grave reato, sarebbero state proprio queste tre figure.
Fotocopie della lista 2013 di Amoroso; trascrizione delle firme con imitazione, a volte riuscita altre volte meno, e indicazione delle generalità a partire dalle date di nascita, prese pari pari dai moduli di Amoroso.
Un lavoraccio che fa dei tre una cosa diversa da quello che furono Totò, Peppino e il terzo complice della Banda degli Onesti.

I tre marcianisani, infatti, hanno costituito la Banda dei Disonesti.
Perché falsificare 280 firme significa prendersi il tempo che occorre, uno spazio lungo in cui l’elemento della premeditazione viene elaborato, significato, declinato ed elevato alla massima potenza.
Per cui, non è impossibile che queste tre persone possano unirsi agli altri indagati.
Perché una cosa è certa. C’è stato chi questa roba l’ha pensata, chi l’ha accolta al Comune chiudendo entrambi gli occhi, c’è chi quella lista di nomi l’ha certificata con la propria firma, ma ci sono anche sicuramente gli esecutori materiali della falsificazione.
Staremo a vedere.