CASERTA. Che figuraccia il Comune sulla delibera per la fantomatica nuova scuola: confonde la data della morte di Vanvitelli

24 Novembre 2019 - 19:32

Caserta – (pasman) Non abbiamo altri indizi che la realtà, ma la questione della deliberazione di giunta comunale 168 di fine ottobre (il testo, in calce), quella che vorrebbe spostare da via Roma la scuola Radice costruendone una nuova in via Unità Italiana, in una porzione del Macrico, non quadra da nessuna parte. E senza considerare che, come sostiene il direttore di questa testata, per tutto quello che è successo e succede in questa città, i casertani hanno il diritto di sospettare di qualsiasi cosa.

Basta prendere il provvedimento e conoscere appena le vicende cittadine per rendersene conto.

Cominciamo dall’oggetto dell’atto, che recita, al netto dei fronzoli: “Interventi di sostituzione edilizia con delocalizzazione…di un plesso scolastico… ”. Ora, a parte che la voce delocalizzare è proprio dell’ambito economico ed indica lo spostamento di impianti e strutture industriali in altre aree geografiche o Paesi in cui esistono vantaggi competitivi – va bè, non stiamo a guardare il capello – ma si può parlare di delocalizzazione in senso lato per il fatto di voler spostare una scuola, da dove si trova, in un’altra area distante appena settecento metri, come avverrebbe nel nostro caso. Questo almeno per quello che appare, poiché, se finora si è saputo che la scuola interessata allo spostamento è quella dell’infanzia e primaria Lombardo

Radice, il provvedimento non la cita mai e fa riferimento più ampiamente a “plessi scolastici situati nel centro urbano”. Ciò che lascia ambiguamente aperta la possibilità che siano coinvolte anche altre scuole. E dunque, in questa incertezza, chi ci capisce qualcosa è bravo.

Ma non è tutto, perché tra le supposte motivazioni del provvedimento vi è quella che, mentre il centro urbano che è appunto interessato all’intervento di sostituzione di edilizia scolastica è caratterizzato da un “…sostenuto indice democrafico…” (ma sarà demografico), all’opposto l’area del Macrico, delimitata da via Sud Piazza d’Armi e via Unità Italiana, “…ben si presta a poter accogliere la necessaria costruzione del nuovo plesso scolastico.” La quale è un’affermazione completamente campata in aria, se si pensa alla ristrettezza di via Sud Piazza d’Armi per tutto il suo sviluppo ed alla presenza del passaggio a livello ferroviario poco distante, che causa ingorghi di traffico proverbiali.

Il frontespizio della delibera 168.

Ora, la deliberazione 168, oltre al dispositivo di approvazione da parte della giunta comunale, si compone anche di un progetto di fattibilità tecnica ed economica che si articola in diversi paragrafi, la lettura del quale è un vero spasso. Esteso per quasi 30 pagine pressoché inconcludenti, si sarebbe potuto limitare a dire all’incirca così: ” Redigiamo il presente progetto, poiché ci è stato detto di farlo” e morta lì.

Invece ecco che cosa si presenta nei suoi ben 10 paragrafi, prendendo qua e là:

Paragrafo intitolato inquadramento locale: dopo una tiritera sulla proprietà e sui vincoli del Macrico, si conclude che per poter realizzare il plesso scolastico progettato si dovrà procedere ad una variante urbanistica con la trasformazione dell’area da zona F generica a zona omogenea F6. Dei quasi trent’anni di battaglie dei comitati cittadini che vogliono l’area a verde pubblico neppure una parola. Che giaccia da mesi abbandonata a se stessa una proposta di deliberazione presentata dalle opposizioni del consiglio comunale per la classificazione del Macrico coma area F2 di inedificabilità assoluta, nulla si dice.

Paragrafo intitolato Indicazioni archeologiche e storico -artistiche: qui siamo all’autentico sproloquio. Per buttare nuovo cemento in una città che già vi affoga, si inizia la storia di essa dall’anno 847 (avete letto bene 847, non è un refuso, e neppure 1847, che già sarebbe stato una abnormità e a questo punto perché non partire dagli uomini primitivi) e poi una serie di castronerie una dietro l’altra.

Si fa morire Luigi Vanvitelli nel 1774, mente poverino volava al Padre Celeste un anno prima.

Si fanno pagare ai Borbone, per l’acquisto dello “stato” di Caserta, 89.348 ducati, mentre storicamente vennero liquidati al Caetani, proprietario del feudo, 489.348,13 ducati, cifra peraltro di gran lunga inferiore al valore reale di esso.

Si fa mutuare il nome del primo insediamento della Città detto “La Torre” da una torre feudale degli Acquaviva d’Aragona, mentre la torre era di età longobarda, ampliata e affiancata da altre fabbriche dai Della Ratta (sec. XIV-XV) e solo successivamente dagli Acquaviva (sec XVI- XVII).

Laddove si parla impropriamente del Monte Tifata e del centro romano di Saticola, si deve intendere correttamente il Monte Virgo dei colli Tifatini e il centro romano di Galatia.

Quando lo sviluppo del villaggio della Torre viene risolutamente assegnato agli Acquaviva, si liquidano bellamente i Della Ratta, i quali ne avevano già determinato la crescita con il trasferirvi il centro delle attività economiche che era il mercato.

Con riferimento all’anno 1750 si parla erroneamente di Carlo III, il quale non era ancora III, poiché lo diventerà solo per la Spagna nel 1759.

I lavori di costruzione della Regga si fanno concludere nel 1774, mentre terminarono nel 1784. Si cita il 1799 con riguardo ad un supposto “avvento della Rivoluzione Francese” di dieci anni prima, mentre invece nel gennaio di tale anno ha inizio la Repubblica Napoletana, che cesserà appena sei mesi dopo. Si parla di un presunto museo archeologico casertano, che non si sa dove sia. E pensiamo che possa bastare.

Paragrafo intitolato Idea Progettuale: vi si vaneggia di una biblioteca, di un auditorium, di un’aula magna, di una palestra della nuova scuola, “utilizzabili anche in orari extra-scolastici da tutti i cittadini di Caserta”. Che sarebbe come voler dimostrare l’esistenza del quarto lato nel triangolo, considerata la gestione fallimentare delle strutture pubbliche di questo tipo già esistenti. Vi si farnetica di “una piazza a diretto contatto con il contesto urbano, che costituisce il fronte urbano del campus scolastico, concepito come uno spazio sempre vivo 24 h su 24 e 7 giorni su 7”. Balla tale da non prendere in nessuna considerazione, se non fosse per quell’assonanza con il campus universitario di ispirazione pentastellata, che a suo tempo definimmo “cavallo di troia” per espugnare con il cemento il Macrico. Quando si viene all’edificio scolastico vero e proprio si entra nella dimensione del surreale, a sentir dire:

  • di aule che si configurano come scenari d’azione, speriamo non guerresca;
  • di luoghi nei luoghi e di dinamicità degli incontri, qualunque cosa vogliano dire;
  • di spazi del pranzo e di pranzo che “…non è un momento, un luogo isolato, anonimo ed avulso dal resto della giornata a scuola, ma un contesto che, al pari degli altri, mette in gioco le conoscenze, le relazioni, le sensazioni, dialogando con le attese, le sensibilità e le abitudini di ogni individuo”. In tutto questo, chissà se i bambini riuscirebbero a digerire.
  • di palestra pensata e progettata “…come ambiente in cui coesistono ed interagiscono molte soggettività e molti linguaggi”. Che viene da domandarsi, ma se si parla quando si fanno gli esercizi fisici?

Terminiamo qui per brevità, ma vi consigliamo la lettura integrale di questa parte, perché, inconsapevolmente esilarante, supera davvero ogni immaginazione.

Il quadro economico riepilogativo, poi, va preso fideisticamente poiché le voci di costo sono prese all’ingrosso e chissà se gli assessori deliberanti hanno avuto il tempo e la voglia di verificarne la giustezza. Due cose sono tuttavia certe: nonostante lo storico e grave deficit delle casse comunali, 500mila euro sono posti a carico diretto del bilancio dell’ente, mentre la spesa per l’acquisizione per esproprio del previsto lotto di 7000 mq dell’area del Macrico è prevista in ulteriori 500mila euro, ciò che dà la misura, in proporzione, del valore che il comune assegna all’intera area del Macrico che supera i 324mila mq. nell’ipotesi di una futura acquisizione totale di essa.

Dimostrato, crediamo, che la delibera 168 è poco più di una farsa, c’è da chiedersi cosa ci sia sotto. E la domanda è ovviamente retorica, poiché la risposta è sulla bocca di tutti. Siamo nel filone da tempo intrapreso dal governo cittadino di deliberare “a quattro palmenti” nella materia edilizia, se ci è consentito questo adattamento della famosa espressione.

Ed è presto detto. Questa giunta, conscia della improponibilità di un’aperta lottizzazione del Macrico, tenta la carta della supposta opera pubblica, per giunta una scuola, alla quale chi potrebbe dire di no. E che gioca persino di demagogia, sul consenso dei famigliari degli alunni interessati, per quanto questi, allorché l’opera dovesse esser realizzata, sarebbero abbondantemente all’università.

Nel loro calore attivistico, tutte le associazioni cittadine che si battono da anni per una destinazione a verde totale del Macrico hanno ben detto, nei loro comunicati, quello che, anche secondo il nostro giudizio, c’era da dire a proposito di questo progetto. Si è andati da un “Marino e i suoi padroni sono devoti del mattone e del calcestruzzo fresco!”, al “…gravissimo comportamento dell’Amministrazione Comunale di Caserta…e si è evocato un nuovo scempio della città . Il gruppo consiliare Speranza per Caserta ha, senza mezzi termini, sostenuto che “La scelta della Giunta Comunale di trasferire la scuola media di via Roma all’interno del Macrico è una scelta politica fatta in nome e per conto della grande speculazione edilizia che ha distrutto, e continua a distruggere imperterrita nel silenzio generale, questa città diventata poco più di un grande paesone sfigurato da decine di alti palazzi mezzi vuoti”. E senza dire che tutto ciò avviene mentre non si riesce a sapere, incomprensibilmente, cosa ne sia del nuovo PUC, per quanto siano prossimi i termini di scadenza per la sua approvazione ed i progettisti lo abbiano depositato da almeno due settimane, ed il quale potrebbe porsi in antitesi con questa decisione della giunta.

Viene da chiedersi se ci sia una regia in questo. Non lo sappiamo, ma rivendichiamo il diritto di sospettarlo.

 

DELIBERA G.C. N. 168-2019 SCUOLA RADICE