L’EDITORIALE. Ops, Renzi lancia l’allarme per CocaCola Maricianise, finanziatrice della sua fondazione

6 Dicembre 2019 - 20:32

di Gianluigi Guarino

Esagerato, ovvero, ma che ne sa Matteo Renzi della camorra? L’ex premier ha dichiarato oggi a Tgcom che la paventata chiusura dello stabilimento di Marcianise della Coca-Cola, significherebbe fare un favore alla camorra.

L’argomentazione la cercheremo, perché riteniamo che un leader politico nazionale abbia anche un’idea precisa della relazione che ci può essere tra la chiusura della Coca-Cola e gli interessi della camorra.

“A Marcianise, allo stabilimento Coca Cola – ha dichiarato testualmente Matteo Renzi – io ci sono stato da Presidente del Consiglio, se a Marcianise chiudi anche questo stabilimento qui, fai un favore alla criminalità organizzata“.

Azz, Renzi ci è stato da Presidente del Consiglio. Quasi quasi, ce n’eravamo scordati. E’ stato lì, alla Coca Cola e nella vicina Getra, accompagnato da Antonello Velardi al tempo sindaco di Marcianise, grazie ad un vero e proprio blitz, alla completa sospensione delle norme statutarie del Pd di cui l’allora commissario provinciale Mirabelli, braccio armato di Matteo Renzi, fece letteralmente strage.

Eppure, di aziende visitabili in quell’area o anche in altre della provincia di Caserta, ce n’erano tante da vedere, visitare. Invece Renzi entrò solamente in queste due che per pura coincidenza ci ritroviamo, come abbiamo scritto nei giorni scorsi (clicca qui per leggere il nostro articolo), negli elenchi delle imprese finanziatrici della fondazione costituita dall’allora premier e segretario nazionale del Pd e blindata con i suoi uomini e con le sue donne di strettissima osservanza, Carrai, la Boschi, Lotti e compagnia.

Dunque, l’approccio, il contatto tra l’allora premier e la realtà industriale della provincia di Caserta, si chiuse con queste due visite. A guardar bene, dando per scontato, fino a prova contraria, che la decisione di visitarle non fosse legata al fatto che Cetra e Coca-Cola Italia avrebbero poi scucito bei quattrini per finanziare la fondazione e anche le spese di Luca Lotti, che aveva ampia possibilità di utilizzo della carta di credito su una raccolta di circa 7 milioni di euro, ripetiamo, dando per scontata la buona fede e l’evento di una coincidenza quasi cosmica, più rara dell’allineamento dei pianeti, dobbiamo pensare che quelle due imprese rappresentassero, al tempo in cui Renzi era Capo del Governo, la summa del settore secondario e del settore terziario dell’apparato economico produttivo di Terra di Lavoro.

In attesa di scovare un’argomentazione seria espressa dal leader toscano sulla relazione tra lavoro che muore, camorra che vive, qualcosa su questo argomento la dobbiamo pur dire, collegando la nostra analisi ad un paio di concetti di base che hanno potuto indurre Renzi a dichiarare quello che ha dichiarato.

Oggi, Renzi dichiarando che la plastic tax e la sugar tax potrebbero determinare la chiusura della Coca Cola di Marcianise con conseguente favore erogato alla camorra, conferma questa visione a dir poco ridetta e riduttiva. Negli ultimi anni, anche e forse soprattutto durante il suo Governo, le crisi industriali delle aziende nella provincia di Caserta, si sono moltiplicate: Finmek, cioè l’ex Italtel, l’ex Indesit e recentemente Whirpool, giusto per citarne poche tra tante, hanno lasciato per strada centinaia e centinaia di operai, di impiegati che si sono trovati, dopo aver usufruito di qualche tozzo di cassa integrazione e di disoccupazione, letteralmente in mezzo alla strada.

Qui dunque, la deindustrializzazione, che ha radici profonde e troppo complesse per essere trattate in questo articolo, è un disastro che dura da decenni senza che nessun Governo, men che meno quello di Renzi, abbia trovato una soluzione, un percorso riconoscendo almeno una speranza a chi un lavoro l’aveva perso e alle proprie famiglie. Se la salute della camorra si dovesse misurare in base al tasso di mortalità delle medie imprese casertane, dovremmo avere gli squadroni della morte per le strade, una violenza quasi da guerra civile.

Non è così. O meglio, non è questo certo il modo di analizzare la relazione tra la crisi industriale, generatrice di disoccupazione, e la proliferazione e il rafforzamento della criminalità organizzata. Il nesso esiste, ma Matteo Renzi l’affronta in maniera banalissima e quasi cialtronesca.

Manco a dirlo, il paradigma che fonda il suo contenuto tossico sull’equazione disoccupazione=camorra, l’ex premier è andato a scovarlo proprio nel rischio che le misure fiscali di questo Governo possano determinare la chiusura dei tre stabilimenti della Coca Cola Italia, tra cui quello di Marcianise.

Mah, probabilmente vuole mettere in piedi un’altra fondazione.