LA FOTO CASERTA. Città senza dignità. Due imprenditori mettono i soldi propri per abbellirla e al primo giorno gli rubano piante e fiori
9 Dicembre 2019 - 11:36
CASERTA – (g.g.) Neanche questo si può fare a Caserta. Per la città vola una mosca bianca, un imprenditore che a proprie spese, utilizzando lo strumento dell’adozione di spazi pubblici, assume sotto le sue cure quella che dovrebbe essere un’aiuola e che invece è solamente un ricettacolo di erbacce e rifiuti, nell’incuria della disamministrazione, ripetiamo (speriamo per lui che non lo sia pure in famiglia), l’anaffettività di un sindaco totalmente disinteressato, freddo e cinico, rispetto ad una città che muore giorno per giorno.
I due giovani imprenditori, titolari del ristorante e della pizzeria Sunrise di via Roma ci spendono dei soldi per ridarle dignità, per fornire il proprio contributo ad una città che ha bisogno, tra tanta bruttezza materiale e morale, che proviene e che parte dai palazzi del potere, di una bellezza, per carità, non grande, non di un film sull’estetica dei luoghi, ma di un semplice cortometraggio chiamato “la piccola bellezza”.
In quell’angusto spazio piantano fiori e alberi. Ci mettono gli olivi per auspicare forse una pace con se stessa e Caserta non ha in quel quotidiano tutti contro tutti che trova l’esplicazione massima in quello che succede tra gli automobilisti e tra questi e i pedoni nella più vergognosa arteria cittadina d’Italia, cioè via Roma.
Quando tutto è pronto per l’inaugurazione, fissata per stasera, la mattina dopo i due giovani imprenditori trovano uno spazio totalmente divelto. Scomparso. Hanno rubato le piante e i fiori. Il rischio c’era visto che quell’aiuola dovrebbe insistere a pochi metri di distanza dalla stazione ferroviaria, il vero luogo dell’anaffettività del sindaco Marino, il vero luogo dell’abbandono in cui storie di vista di pasoliniana memoria incrociano la povertà, il degrado e una delinquenza più sconsiderata rispetto a quella nata dal bisogno e dalla fame.
Qualcuno aveva pensato, non noi, che di fronte alla “piccola bellezza”, a quel seme affettivo, piantato lì come un proverbiale fiore nel deserto, coloro i quali lavorano (si fa per dire) nel bidet di Piazza Vanvitelli spendessero uno straccio di risorsa, un vigile urbano, un vigilante per tutelare quei fiori e quegli alberelli.
Qualcuno potrà obiettare: ma questo succede dappertutto. Intanto, non è così e poi la specificità di Caserta è legata ad una considerazione dei fatti che non può limitarsi alla scena di semplice microcriminalità della pianta divelta e rubata. Quello non è infatti un episodio. Sarebbe stato strano e anomalo che non fosse successo.
Seguite bene il ragionamento: la regola è il degrado, la mancanza di sicurezza, la totale indifferenza degli oligarchi del soldo nei confronti del bene comune che non percepiscono in quanto non ne comprendono l’essenza. Una volta, il primo grado, con sentenza appellata, il sottoscritto è stato condannato con un’ammenda di 500 euro per aver definito i vigili urbani di Caserta imboscati. In attesa che la Corte di Appello fissi il processo che ovviamente si concluderà con una piena assoluzione, ci manteniamo prudenti e li definiamo, i vigili urbani di Caserta e l’impalpabile loro comandate, tenente colonnello di che cosa, tal De Simone, degli asceti della siesta messicana, applicata 12 mesi su 12.