L’EDITORIALE. CORONAVIRUS della…provvidenza. Ieri, di domenica, il Campania completamente vuoto tra il melodramma leggero e la buon’ anima di Peppino il salumiere. LE FOTO

24 Febbraio 2020 - 11:03

CASERTA – (Gianluigi Guarino) Queste fotografie avrebbero stregato i grandi registi del surrealismo, che amavano trasporre dal sogno, dalle immagini oniriche, le aspirazioni, spesso scaduti allo stadio di incubi, del genere umano.

Beh, vedere un centro commerciale Campania, di domenica, completamente vuoto, quando di solito l’affluenza è di diverse decine di migliaia di visitatori, significa, infatti, rappresentare un qualcosa che va al di la della semplice fotografia cronistica. Si tratta di un caso in cui le cosiddette arti figurative assumono un significato molto più importante rispetto a quello, ormai svalutato, fatto dei milioni di fotogrammi mordi e fuggi, catturati qua e là e con la stessa aspettativa di vita di quei moscerini che spesso invadono le sere e le notti d’estate, provocando il panico, salvo poi morire dopo mezz’ora dalla loro nascita, esattamente come le foto mordi e fuggi, postate nel caos dei social.

Il Campania vuoto di domenica a causa della paura da Coronavirus. D’altronde, il

nostro è un paese esagerato. Nel bene e nel male e spesso e volentieri, è così esagerato da far diventare un tutt’uno in bene e in male. Mentre gli altri stati si guardano bene, di fronte a poche centinaia di casi, dal dichiarare lo scoppio di una epidemia o, peggio ancora, di una pandemia, rubricando, più sobriamente, gli stessi nel perimetro delle influenze di stagione, a cui il Coronavirus, seppure con manifestazioni patologiche più aggressive, comunque appartiene, noi siamo così coglioni da farci appiccicare addosso, stamattina, con tutte le conseguenze gravissime che si svilupperanno per l’economia, a partire dal turismo, l’etichetta di terzo paese più “appestato” del mondo.

Però, che volete fare: vuoi mettere il piacere di nuotare nel melodramma, nell’esagerazione dialettica, nell’enfasi collettiva. A noi italiani piace troppo emozionarci. Ci emozioniamo e poi recitiamo la parte della comunità dolente, preoccupata, ammaestrata in questa sua esagerazione, dai colleghi della mia categoria, le cui corrispondenze, dai luoghi del contagio, appaiono monologhi tragici di Medea più che seri resoconti giornalistici che hanno l’obiettivo di raccontare i fatti come stanno per davvero, senza accentuare continuamente i soli elementi negativi degli stessi.

Comunque, non tutti i mali vengono per nuocere: il Campania resisterà. D’altronde, ha fatto tanti di quei quattrini negli ultimi due decenni che potrebbe star chiuso anche due mesi senza che nessuno di chi, all’interno ha aperto attività commerciali, rischi di fallire. Il problema è che se la massaia, stamattina, avendo capito che meno persone incontra e meno rischia, riesuma dalla sua impolverata memoria quei negozietti di prossimità, scenderà di casa e non ne troverà nemmeno uno, sterminati come sono stati dal virus del gigantismo commerciale.

Peppino il salumiere, di cui il grande Totò Savio cantava in una licenziosissima, quanto deliziosa, canzone degli Squallor, non c’è più da un pezzo. E’ andato in pensione e fino ad ora se l’è spassata, seduto, ogni giorno, ai tavolini di un luminescente bar del Campania.