Alla PROVINCIA il figlio dell’imprenditore (per la DDA “contiguo” alla camorra) Carmine Diana becca appalto da oltre UN MILIONE DI EURO. La gara truccata e l’ingegnere comunale casertano
11 Agosto 2025 - 17:26

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La prescrizione chiuse il processo e riteniamo anche il decreto di sequestro nei confronti dell’ora 70enne fece la stessa fine. Il caso della Aura srl non va letto da solo, ma legato al contesto delle tante ditte e dei tanti imprenditori connessi in qualche modo agli interessi del clan dei Casalesi che alla Provincia di Caserta hanno comandato e comandano ancora. Che occasione sprecata dalla DDA di Napoli questa informativa
CASERTA (g.g./l.v.r.) – Che l’amministrazione provinciale di Caserta abbia avuto all’interno delle ditte aggiudicatarie di appalti da milioni di euro ragioni sociali, imprenditori con connessioni chiare e sancite con la criminalità organizzata è qualcosa che scriviamo non oggi, ma da diversi anni.
E nonostante chi si è seduto sulla poltrona di presidente, Giorgio Magliocca, Marcello De Rosa e ora Anacleto Colombiano, quindi tutti emanazione del consigliere regionale Giovanni Zannini, abbia ritenuto i nostri articoli, i nostri approfondimenti degli attacchi, noi mefistofelici ad aver avuto l’ardire di scrivere che la camorra esiste e punta agli appalti della Provincia, a confermare le nostre parole sono arrivate negli anni diverse interdittive antimafia a imprese aggiudicatarie di lavori, oltre ad inchieste in cui, seppur non seguite passo passo dal lavoro della Prefettura di Caserta, che per tempi e personale impiegato, in questi anni non è sembrata particolarmente interessata alle infiltrazioni criminali nel mercato legale, la DDA ha fatto emergere una pletora infinita di imprenditori che, tra il cambio assegni e rapporti di parentela stretta, orbitano attorno agli interessi economici del clan dei Casalesi e vincono appalti, alla Provincia e non solo, da milioni di euro.
IL CASO O’RUSS E TANTI IMPRENDITORI PULITI IN CONVIVENZA CON IL CLAN
Per tutto questo, a nostro avviso, l’informativa
Tante ditte sono citate, così come tanti imprenditori che, seppur non indagati, per quanto ne sappiamo noi, sembrano vivere con una certa convivialità, non voglio utilizzare il termine in società, con chi del clan dei Casalesi fa parte. Ma non solo, ci sono nomi di soggetti, incensurati, non indagati, ora imprenditori ritenuti puliti e senza connessioni camorristiche, secondo la Prefettura, che però hanno come zio, nonno o padre soggetti ritenuti intranei o contigui al clan dei Casalesi.
GIOVANNI E CARMINE DIANA, IL PRESUNTO APPALTO PILOTATO A SCAURI
E’ il caso di Giovanni Diana, 40enne da un paio di mesi, titolare della società Aura srl, con sede a Caserta e a San Tammaro. Secondo quanto è scritto nell’informativa dei detective, coordinati dai pm della DDA partenopea, il padre, Carmine Diana, originario di Casal di Principe, tra pochi giorni 71enne, è un imprenditore ritenuto in passato vicino al clan dei Casalesi, in particolare al gruppo guidato da Francesco Bidognetti. Arrestato nel 2010 nell’ambito di un’inchiesta sul riciclaggio, venne accusato di aver gestito patrimoni illeciti riconducibili proprio a Bidognetti. Sebbene le accuse siano cadute in prescrizione, evidentemente essendo venuta meno l’aggravante camorristica, la figura rimane inserita in un contesto investigativo delicato e non estraneo alle dinamiche della criminalità organizzata.
A parlare della Aura e di Giovanni Diana, sarebbero stati, nel corso di un incontro avvenuto il 2 maggio 2021 a Scauri, Nicola Schiavone e uno dei fratelli Galluzzo, attivi nell’area del basso Lazio.
I due discutevano apertamente di un appalto recentemente assegnato attraverso un meccanismo apparentemente pilotato. La gara, dicono, era stata costruita ad arte: le imprese da invitare erano state selezionate in base a un accordo preventivo, così da garantire l’aggiudicazione all’azienda designata fin dall’inizio.
Le modalità erano studiate nel dettaglio per non sollevare sospetti, con risposte scaglionate nel tempo e una regia occulta attribuita a un soggetto identificato solo come “Pasquale” che, secondo sempre le indagini, non sarebbe altro che l’ex responsabile dell’Ufficio Tecnico del comune di Minturno, ma da poche ore attivo nella vicina Gaeta, il casagiovese Pasquale Sarao, in passato attivo anche al comune limitrofo, ma casertano, di Sessa Aurunca.
A dare un senso ulteriore a quanto scritto dagli investigatori, questi segnalano che la Aura è risultata vincitrice di diversi appalti pubblici, tra cui uno del valore di oltre 160.000 euro per lavori nella Villa Comunale proprio di Minturno, assegnato formalmente il 7 gennaio 2021. Non solo, sempre a Minturno, ma nell’agosto 2023, con Schiavone già arrestato, abbiamo scoperto che la Aura ha visto aggiudicarsi i lavori per la biblioteca Raus, situata nella scuola Mons. Fedele per un valore di 33 mila euro.
ANCORA UNA VOLTA, GLI APPALTI ALLA PROVINCIA DI CASERTA
La stessa azienda, ormai potremmo dire inevitabilmente, vista la mole di imprese di parenti di soggetti vicini ai clan che prendono appalti alla Provincia, è risultata capogruppo dell’Associazione Temporanea di Imprese (ATI) con Artemide S.r.l., aggiudicataria il 24 ottobre 2023 di una gara bandita dall’amministrazione al tempo guidata da Magliocca, con rup l’indagato per le aggiudicazioni pilotate (come lo stesso Magliocca) Paolo Madonna, da oltre 1,3 milioni di euro, finanziato con fondi del PNRR per la costruzione della palestra dell’Istituto ISISS “Foscolo” di Teano, nell’ambito del programma europeo Next Generation EU.
Ora, nel momento in cui vi scriviamo, per Carmine Diana e Giovanni Diana non esistono indagini ai loro danni. Non sappiamo se hanno precedenti, ma possiamo anche ritenere che la fedina penale sia pulita. Ma questa presenza di commistioni, di un ambiente che vive in una specie di simbiosi tra il mondo legale e quello criminale, come fa a non preoccupare i vari presidenti della Provincia che si sono susseguiti? Perché, vero, non ci sono riferimenti all’esclusione dalla white list anti camorra della prefettura per la Aura, ma resta una notizia interessante quest’aggiudicazione.
E guai a leggerla senza contesto. Non è il problema Diana, anche se non fa certo piacere pensare che per un camorrista esperto di appalti quale Nicola Schiavone, la società Aura potrebbe aver vinto una gara truccata due anni prima di aggiudicarsi un appalto ultramilionario alla provincia di Caserta.
Il problema, anzi, i problemi sono l’affidamento diretto alla Marrell di Raffaele Pezzella, imprenditore sotto processo per corruzione e connessioni con il clan dei Casalesi, le aggiudicazione ai Pacchiello, il caso di D’Angiolella, quello recentissimo di Alfiero Capritto, la società che gestiva Pietro Apicella A’ Rocc’, la CGS di Pezzella, alla quale, tra Magliocca sindaco di Pignataro e presidente Provincia, stavano andando appalti per una somma vicina ai 5 milioni di euro, incredibilmente saltati dopo l’emersione delle inchieste giudiziarie e di CasertaCe.
Questo è il contesto in cui una ditta fino a prova contraria pulita come quella di Giovanni Diana è un tassello che ci fa scrivere da anni del rischio di un interesse dei clan negli appalti.