Ancora un video clamoroso. Un’altra serata al Ricciardi, tutta vita e a martellate di “tunz e tunz “organizzata e diretta dalla famiglia Modugno. Un nostro pensiero

18 Novembre 2021 - 19:44

 

CAPUA – (g.g.)Non abbiamo niente contro la famiglia Modugno. Come abbiamo già scritto qualche giorno fa sappiamo che si tratta di imprenditori autorevoli e bravi nel loro lavoro che da qualche generazione si occupano della non comune attività di riqualificatori e ristrutturatori di monumenti nazionali, che tali sono in quanto sottoposti a vincolo delle sovrintendenze. Nella storia di CasertaC’è è veramente la prima volta che focalizziamo l’attenzione giornalistica sulla famiglia Modugno. Ma è inevitabile perchè quello che sta succedendo all’interno dell’antico, prestigioso, monumentale immobile che ospita il teatro Ricciardi non ci convince, anzi, ogni giorno che passa, ci convince sempre di meno.

Siamo intervenuti la prima volta, stimolati da  brevi sequenze-video inviateci da nostri lettori capuani, i quali, evidentemente, ritenevano che trasformare il Teatro Ricciardi in una discoteca, in un’arena del “tunz e  tunz” non fosse in linea con la destinazione d’uso di quell’immobile, che, ben inteso, non è che debba essere necessariamente un teatro o un cinema, ma che non comprende, come opzioni di flessibilità relative alla sua destinazione d’opera che si possano svolgere eventi che esulino da quel vincolo che non è un sigillo di riconoscimento platonico di un valore storico ma si traduce come riteniamo la famiglia Modugno sappia bene, in una serie di prescrizioni e di restrizioni che implicano il divieto di svolgere determinate attività, ma soprattutto concretizzano l’obbligo da parte della proprietà o del gestore di chiedere, in occasione degli eventi organizzati al suo interno,  formale autorizzazione alla sovrintendenza, dato che in ballo non c’è solo la sacrosanta possibilità, facoltà, di un privato proprietario o di un privato gestore, di esercitare un diritto riconosciuto e difeso dalla Costituzione italiana che tutela la proprietà privata, nel senso che tutela l’ampia e spesso indeterminata disponibilità sulla stessa di chi proprietario o gestore è in forza della legge. Qui esiste, perchè discende anche questo da un principio costituzionale, anche la necessità che lo Stato, la Repubblica, vigili e svolga azioni di tutela del proprio patrimonio storico, architettonico, ambientale e, più in generale culturale. I diritti connessi alla proprietà privata, vanno dunque resi compatibili con la ragione generale, con il diritto di ogni cittadino di questo paese, di non veder disperdere l’identità della propria terra, la storia, il ricordo e la possibilità di continuare a farla vivere come elemento di coesione sociale e civile.

La domanda sorge, come si suol dire, spontanea. Questa combinazione, questa osmosi tra la prima e la seconda ragione è realizzata nel clamoroso “tunz e tunz” targato Gianmaria Modugno? Secondo CasertaC’è, no.  Siamo stati costretti, visto che avremmo volentieri evitato di farlo a tornare sull’argomento, dopo che il nostro primo articolo è scivolato letteralmente addosso ai gestori del teatro Ricciardi i quali il 13 novembre hanno organizzato addirittura una cena spettacolo con tanto di complessino che poi come vedrete dalle immagini ha aperto solo la strada alla riproposizione della discoteca con tanto di iper decibel sparati a palla contro le mura, contro le strutture interne di un monumento vincolato dalla sovrintendenza.

Ora, al di là di quella che il Cristian De Sica dei cinepanettoni  avrebbe ineluttabilmente definito ‘na cafonata, noi vogliamo veramente sgombrare il campo da quelle che possono essere delle nostre valutazioni personali che appartengono alla sfera delle opinioni, che, essendo tali, sono, per l’appunto, opinabili.

D’altronde, se uno si definisce liberale, oltre a dirlo deve anche praticare ogni giorno le azioni di chi, pur esprimendo dissenso su un fatto, su una situazione, su un’ argomentazione portata da altri, deve lottare perchè quest’argomentazione, questa situazione dunque, in astratto anche da discoteca, anche il “tunz e tunz” di Modugno possa manifestarsi come atto di libertà. Ora, ci rendiamo pure conto di esagerare un poco con la citazione. Ma in questo caso, avrebbe detto Tonino Di Pietro, “c’azzecca proprio” . Quel gran signore di Voltaire affermava in una delle sue frasi più note e conosciute rivolgendosi ad un suo interlocutore: “non condivido nulla di ciò che sostieni, ma sono pronto a farmi ammazzare affinchè tu lo possa sostenere liberamente”.

Questo per dire che noi, da liberali autentici, viviamo un certo disagio, con un certo disagio, con un certo imbarazzo,  i momenti in cui dobbiamo assumere delle posizioni soprattutto riguardo alle attività dei giovani, che possono apparire iper conservatrici, appartenenti però ad un conservatorismo gretto, decrepito, esposto da chi avendo superato un po’ di “anta” imbocca il solito sentiero passatista, della serie “una volta i ciovani erano educati….”. Niente di tutto questo. Se abbiamo scritto questo articolo non è per difendere una impostazione perbenista e parruccona, ma perchè tra i doveri etici di un liberale, c’è anche la seconda parte del principio enunciato da Voltaire: “un liberale ritiene, infatti, che la società debba essere organizzata attraverso uno stato di diritto con la legge la quale rappresenta l’unico principio regolatore, l’unica struttura a cui tutti devono uniformarsi,” non perchè la legge in quanto tale sia infallibile, ma perchè pure occorre che ci sia qualcosa che impedisca il disordine, la giungla in pratica l’anarchia che è roba molto diversa dai principi liberali e libertari.

Conclusione: ci farebbe piacere che invece di effettuare puerili e stupidi sabotaggi dei nostri post che pubblichiamo nella pagina di nostra proprietà, i Modugno accettassero un confronto che però, CasertaC’è con ogni probabilità, non otterrà, così come è successo, in altre situazioni, in altre circostanze quando abbiamo denunciato fatti che a nostro avviso sono riprovevoli. E sapete perchè non lo otterremo? Perchè la provincia di Caserta è troppo ignorante e dunque non riconosce nemmeno la genetica fondamentale della democrazia. Se un giornale, infatti, pone la questione in termini precisi, in questo caso riguardanti la relazione tra la libertà di iniziativa privata e la tutela del patrimonio storico-architettonico, bisogna avere la capacità, la forza di confrontarsi sulla questione specifica, senza divagare, senza, come si suol dire, ciurlare nel manico. Dunque, se la famiglia Modugno si ritiene realmente rispettabile, realmente dotata di conoscenza, di competenza (e così dovrebbe essere dato che si tratta del loro lavoro), accetti un civile confronto di tesi con Caserta C’è. Ma senza andare fuori tema. Perchè  sarebbe imbarazzante, inquietante, esplosivamente paradossale andare fuori tema,  in una situazione particolarissima come questa, in cui il nipote o i nipoti di colui che dal 1929 al 1932 ristrutturò e riqualificò il teatro Ricciardi affinchè questo potesse ricevere l’onore di ospitare in carne ed ossa Luigi Pirandello, in prima fila in occasione dell’inaugurazione, celebrata con l’opera teatrale “Sei personaggi in cerca di autore” diventano protagonisti di una reazione uguale e contraria nel momento in cui celebrano dei riti come quelli del “tunz e tunz” che magari possono avere anche la stessa dignità culturale di un’ opera di Pirandello ma che sicuramente svolgono questa loro funzione da una posizione anti tetica rispetto a quella che ispirò la famiglia Ricciardi a incaricare il maestro Raffaele Modugno a ridare lustro e prestigio storico a quel teatro e attraverso quel teatro, alla città di Capua.