AVERSA. Che sfortuna: se fosse passata, aumma aumma, la delibera di Marco Villano, i terreni dei Della Gatta e di Sagliocco avrebbero quadruplicato il loro valore

20 Maggio 2022 - 18:06

Ritorniamo, a 48 ore di distanza, su una vicenda scabrosa. La delibera, che riproponiamo nella sua versione integrale in calce a questo articolo, è costruita in modo da precostituirsi una scappatoia, assumendo la veste di mero atto di indirizzo all’Ufficio di Piano che lavora al nuovo Puc, tanto rozza, tanto platealmente illogica, da offendere anche l’intelligenza di chi non mastica la materia della legislazione urbanistica

 

 

 

 

 

 

AVERSA (Gianluigi Guarino) – La giunta comunale di Aversa, lo scorso 11 marzo, ha deliberato esattamente ciò che l’atto amministrativo numero 81 aveva proposto di deliberare.
Per cui è stato deliberato di attribuire alle aree della città G ed F1 (clicca e leggi) natura pubblicistica con vincolo conformativo e con la possibilità di interventi e misure perequative.
La seconda parte della delibera demanda al responsabile del gruppo di redazione del nuovo Puc e al Rup gli adempimenti consequenziali.
Questa non è una delibera di indirizzo, come qualcuno, dalle parte del Comune vorrebbe far passare allo scopo di parare il colpo accusato dopo che l’atto amministrativo è diventato di dominio pubblico.

Ma da quando in qua si è visto che le giunte informano il lavoro dell’Ufficio di Piano attraverso loro formali indicazioni?
Dunque, è totalmente pleonastico il demandare all’Ufficio di Piano ciò che questa struttura può assumere legittimamente attraverso confronti formali e informali con l’amministrazione comunale, specificatamente con l’assessore all’Urbanistica.
Sarebbe uno zelo, anzi un eccesso di zelo anticiclico, cioè del tutto estraneo alla storia e alle concezioni che l’assessore Marco Villano, oggi primo titolare del potere reale della città di Aversa, ha manifestato negli anni del suo impegno in politica, sempre associati al pensiero formidabilmente leggero, relativo, iper-pragmatico e iper-politicante del suo maestro Stefano Graziano.

E allora, con queste premesse, che affondano le loro ragioni nella storia autentica e autenticata della politica normanna degli ultimi 15 anni, è assolutamente legittimo valorizzare la prima parte della formula deliberativa, in modo da considerarla una espressione di potestà immediatamente esecutiva.

Peraltro, come abbiamo scritto l’altro giorno (IN QUESTO ARTICOLO) che senso ha raccomandare all’architetto Davide Vargas, nominato in pratica dallo stesso Villano al vertice dell’Ufficio di Piano, di applicare un format di qualificazione delle zone omogenee F1 e G che preveda la possibilità di utilizzare lo strumento della perequazione, se poi tutti i Puc di questo tempo, in relazione alle mutate condizioni di partenza, frutto del lungo tempo trascorso, prevedono in automatico l’apposizione di questi vincoli perequativi in tutte le zone F1 e G, diversamente da quanto accadeva con i Piani Regolatori Generali degli anni ’80 e ’90?

Pleonastico è dire poco. La storia e la formazione di Marco Villano tutto prevedono, infatti, eccetto l’indulgere in perdite di tempo per concettualizzazioni ideali, per strutture di indirizzo espresse in linea di puro principio.
Mai e poi mai accadrà che qualcuno dell’amministrazione di Aversa possa pensare di utilizzare la delibera, sfruttandone la confusione lessicale e sintattica probabilmente volute, per dire che questa sia stata solamente una indicazione per il lavoro di Vargas e del suo gruppo.

Sicuramente al suo interno sono stati apposti alcuni airbag di sicurezza.
Della serie: se ci sgamano possiamo sempre dire che questo era un atto di indirizzo quasi platonico, una dichiarazione di principio.
Noi di Casertace ci abbiamo pensato bene rileggendo la delibera altre due o tre volte.

La relazione tra quello che l’atto amministrativo decide, definisce, con tutta evidenza, nel momento in cui “delibera di attribuire alle aree F1 e G la possibilità di utilizzare lo strumento perequativo”, e il modo con cui ciò viene collegato alla indicazione (“demanda al soggetto affidatario della redazione del Puc gli adempimenti consequenziali”) si spiega, secondo noi, in un solo modo, cioè attraverso il metodo dell’airbag appena citato.

Questa delibera, infatti, contiene una parte esecutiva e un’altra di mera indicazione, messa lì come una sorta di clausola di salvaguardia, di attrezzatura di sicurezza, in grado di attivare un piano B nel caso in cui fosse stata messa a nudo, così come è poi successo, la palmare illegittimità della prima parte, applicabile oggi solo come effetto di una variazione al Prg vigente approvata dal consiglio comunale e contrassegnata dalla trafila prevista per ogni approvazione complessiva di strumenti regolatori per lo sfruttamento del territorio.

D’altronde, se Villano si fosse convertito sulla via di Damasco, cadendo da cavallo e battendo la testa, diventando un puro di cuore, avrebbe formulato in maniera differente sia la narrativa, cioè la lunga premessa di questo atto di giunta, sia la formula che di questa narrativa rappresenta la conseguenza e che è la polpa, la deliberazione propriamente detta.
Non avrebbe usato, ad esempio, l’espressione “delibera di attribuire”, per poi introdurre con la congiunzione l’altro concetto relativo al lavoro dell’Ufficio di Piano.
Avrebbe, invece, armonicamente reso organico l’intero discorso. Senza giri di parole avrebbe scritto chiaramente che l’introduzione degli strumenti perequativi delle zone G ed F1 veniva raccomandata, come direttrice di marcia, a Vargas e a chi con lui sta lavorando.

In poche parole, sarebbe stato un tutt’uno e non invece due discorsi che appaiono collegati, ma che in realtà non lo sono, in quanto questa delibera significa che i vincoli stretti previsti dalle norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore Vigente vengono revisionati (in pratica aboliti) e poi in secondo luogo, assolutamente distinto dall’indiscutibile efficacia esecutiva del primo, “indichiamo all’Ufficio di Piano” e bla bla.

D’altronde, se si fosse trattato solo di una mera indicazione, di un mero atto di indirizzo, che senso avrebbe avuto citare in maniera esplicita gli articoli 53 e 56, riguardanti rispettivamente zona F1 e zona G, nella struttura narrativa della delibera?
Ve la riproponiamo in calce nella sua versione integrale. Vi accorgerete che la chiamata in causa di questi articoli è finalizzata a cambiare la loro struttura oggi. Immediatamente.

Veramente Villano crede che la gente abbia l’anello al naso?
Veramente Villano può permettersi di dire, senza trovare riscontro in una fragorosa pernacchia, che lui ha additato gli articoli 53 e 56 delle Nta del Prg vigente come esempio da non seguire a gente che fa questo di mestiere e che, almeno sulla carta, ha esperienza della materia?

La speranza è che a questa delibera non segua qualche altro papocchio.
Prima che il Tar, a cui si è rivolto il consigliere comunale Paolo Santulli, si pronunci, il sindaco Golia, il suo vice Villano e l’inquietante giunta in cui operano, revocassero la delibera n.81 senza se e senza ma e chiedendo scusa per il tentativo un po’ ribaldo fatto.

Qualsiasi altra azione costituirebbe una ulteriore presa in giro, che offenderebbe l’intelligenza di ogni aversano serio.
Se  fosse passata sotto traccia, oggi potrebbero festeggiare la triplicazione, la quadruplicazione del valore dei terreni che si trovano nell’area retrostante la stazione ferroviaria, dove con i vincoli stretti delle zone F1 e G caduti, si sarebbero potuti costruire parcheggi sopraelevati, aree direzionali, immobili per servizi al cittadino.

Insomma tutte quelle cose che una interpretazione estensiva del concetto di servizio pubblico ha arricchito le tasche di tanti palazzinari della provincia di Caserta e quindi anche della zona aversana.

Poco male. Dovranno aspettare solo qualche mese, cioè l’approvazione del nuovo Puc.
Siccome si tratta di gente che notoriamente rifugge l’affarismo, sicuramente non sono coinvolti nel pastrocchio di questa delibera.

E allora perché, assessore Villano? Rimaniamo vigili.