AVERSA. Ora è vera pornografia: Roberto Romano parla troppo. Il sindaco e i talebani della poltrona pensano ad un altro ribaltone con Francesco Di Palma. E i “senza mutande”…

23 Agosto 2021 - 12:06

Beh, ne stiamo veramente vedendo delle belle nella città normanna in questa estate no limits. Tutto ciò accade con un consigliere regionale Giovanni Zannini che ha fatto diventare lo staff remunerato del presidente del consorzio idrico Pasquale Di Biasio più numeroso di quelli di Joe Biden e Vladimir Putin messi insieme

 

AVERSA – (g.g.) Sulla pratica degli incarichi distribuiti, a destra e a manca, da Giovanni Zannini, consigliere regionale di De Luca, scriveremo un articolo a parte o quantomeno vi dedicheremo una porzione corposa dello stesso. In quel frangente, esprimeremo il punto di vista su un fenomeno che, a suo modo, è senza precedenti in provincia di Caserta.

Abbiamo ricominciato con la storia di Zannini, non per mettere sempre lo stesso disco, ma perchè questo stato di cose, offre, ogni giorno, una modalità non correttamente segnalata e men che meno approfondita. Al riguardo, è imbarazzante verificare che in tanti comuni della provincia, i destini delle città, dei paesi sono legati al tempo impiegato dallo Zannini a dare incarichi o a far avere incarichi di sotto governo a questo o a quel consigliere comunale, alle loro mogli, ai loro parenti, avendo sempre nel Consorzio idrico, cittadella inespugnabile dell’illegalità, una sorta di pozzo senza fondo in cui il presidente Pasquale

Di Biasio, ad esempio, ha uno staff che probabilmente conta numeri addirittura superiori a quelli di Joe Biden e Vladimir Putin messi insieme.

Non è un mistero che il consigliere comunale di Aversa Roberto Romano, pur avendo partecipato al ribaltone, al furto di democrazia, al colpo di mano consumatosi lo scorso inverno, conservi sempre un certo spirito battagliero che lo porta a contestare fatti e situazioni che si verificano all’interno della nuova maggioranza.

Ora, non sappiamo se – e qui ritorniamo all’incipit di questo articolo -, anche Romano sia stato, negli ultimi giorni, pacificato,con lo sconto delle promesse che gli furono fatte al tempo in cui tradì il mandato elettorale ricevuto dagli aversani, mettendosi a disposizione del sindaco. Sappiamo, invece, che fino a una settimana fa, veniva segnalato come molto inquieto, come molto polemico.

Siccome il sindaco Alfonso Golia ha gettato la maschera e ha trovato nella filosofia di vita di un Marco Villano, di un Pasquale Fiorenzano, il suo habitat naturale che oggi diventa modello di vita e di governo della città di Aversa, con buona pace di tutti quelli che si alzano alle 5 del mattino per andare a lavorare sul serio, non si è messo certo a difendere Romano che oggi rappresenta una scocciatura per quelli che abbiamo definito, nell’articolo di ieri pomeriggio, i talebani della poltrona (CLIKKA E LEGGI)

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Un molare cariato da estirpare al più presto. Solo che, siccome i numeri sono quelli che sono, anche dopo il passaggio di fatto del medico Forleo, ovviamente previa promessa fattagli dallo Zannini, nei ranghi del sindaco, il siluramento di Romano si potrà perfezionare quando sarà sostituito ufficialmente.

Qui, per capire bene le cose, bisogna entrare in certi meccanismi della sedicente borghesia normanna. Francesco Di Palma, si sente legato ad Alfonso Golia al punto da aver scelto quest’ultimo come suo testimone di nozze. Alle elezioni comunali di due anni fa, però, si candidò, almeno sulla carta, dato che non si può giurare sul suo voto congiunto o disgiunto, contro il suo “compare” di nozze. Evidentemente la relazione col suo collega avvocato Paolo Galluccio, al tempo grande promotore della candidatura a sindaco di Giuseppe Stabile, insieme naturalmente a Luigi Cesaro detto Giggino a purpetta e al figlio di quest’ultimo Armandone, si candidò nella lista Forza Aversa.

Fu eletto e in questa prima parte della consiliatura se n’è stato buono nei banchi della minoranza. Anzi, troppo buono se n’è stato, visto e considerato che quando al suo compare di nozze serviva una ciambella di salvataggio, lui non s’è sottratto, magari assentandosi dai lavori del consiglio, così come successe un paio di bilanci fa. Oppure dando qualche voticino decisivo a scrutinio segreto, come ampiamente probabile sia capitato con i revisori dei conti.

Ora, però, anche questa maschera di mera circostanza potrebbe essere gettata, visto e considerato che il sindaco, previo permesso ricevuto da chi comanda oggi realmente, cioè Marco Villano e Pasquale Fiorenzano, ha proposto a Francesco Di Palma di entrare ufficialmente in maggioranza, in modo da liberarsi della scomoda e molesta compagnia di Roberto Romano.

Inutile dire che un ribaltonista verrebbe rimpiazzato da un altro ribaltonista, in una sorta di crescendo del più abietto malcostume trasformistico in una città in cui il consiglio comunale si è trasformato in un mercatino del Maghreb, in una vera e propria fiera delle vacche e dei manzi, facendo toccare, stavolta sul serio, il punto più basso della sua storia, perchè Golia, con questa serie infinita di porcherie, di tradimenti, di svendita becera di ciò che avrebbe dovuto custodire gelosamente, coerentemente, stiamo parlando del mandato ricevuto a suo tempo dal popolo, che ad Aversa, in tutta evidenza, non è sovrano, è riuscito a fare peggio finanche di Domenico De Cristofaro, detto Enrico.

Ovviamente, Zannini, la buttiamo lì, tra il serio ed il faceto, pare sia già pronto con un incarico di staff a qualche parente di Di Palma nel solito consorzio idrico, divenuto un sinedrio della mangiatoia, della abbuffata no limits, in cui il grande assente è la competenza, il processo di selezione improntato sulla qualità. Ma d’altronde siamo ancora scemi noi a segnalare quest’ultima cosa che abbiamo scritto sulla qualità delle scelte della politica.

Ne avvertiamo il dover, pur rendendoci conto che chi legge un articolo del genere non percepisce nemmeno lontanamente questo concetto, totalmente annichilito dalla pornografia di questa politica, manifestata, anzi ostentata, senza neppure la storica limitazione sui contenuti vietati ai minori di 18 anni. Un tipo di politica, popolata da politici (si fa per dire) che la qualificano anche e, a questo punto, soprattutto, nelle modalità con cui trascorrerono le proprie giornate, le proprie serate e anche le proprie nottate, come amano dire loro, “senza pregiudizi”, affermazione che qualcuno, scherzando, ha definito come l’espressione criptata del concetto autentico di serate da trascorrere rigorosamente “senza pregiudizi”, cioè “senza mutande”.