AVERSA. “In ginocchio da te”. Il sindaco Alfonso Golia va a genuflettersi in regione al cospetto di Giovanni Zannini per recuperare tre voti. TUTTI GLI SCENARI

3 Dicembre 2020 - 19:04

Era accompagnato dal suo vice Benedetto Zoccola che, ricordiamo, è concittadino del citato Zannini

AVERSA (g.g.) – Vista la situazione, così come questa si va configurando anche in queste ore, ci sentiamo abbastanza tranquilli nel formulare una previsione su quello che potrà succedere da qui al momento in cui, presumibilmente, il consiglio comunale di Aversa tornerà a riunirsi per quello che quasi certamente sarà l’ultimo tentativo di approvare l’Assestamento di Bilancio e il Bilancio Consolidato, che non potrà andare oltre la data del 22/23 dicembre, visto che i 20 giorni della diffida prefettizia decorrono dal momento in cui questa viene notificata all’ultimo consigliere che la riceve in ordine di tempo. Siccome è partita il primo dicembre sera da Caserta, è probabile che le notifiche siano avvenute tra ieri, due, e oggi tre dicembre. E questo andrebbe a fissare il termine ultimo per l’approvazione, come detto, tra il 22 e il 23 prossimi, che cadono martedì e mercoledì.

Il sindaco Alfonso Golia sta facendo le proverbiali carte false per cercare di conservare la poltrona. Quindi, se avete letto qualcosa di diverso, qualche dichiarazione rituale del primo cittadino, non dategli retta perché nella giornata di ieri lui e il suo vice sindaco Benedetto Zoccola

si sono recati a Napoli nell’ufficio del consigliere regionale Giovanni Zannini, peraltro concittadino di Zoccola, per cercare di elaborare una strategia finalizzata a far rientrare il voto dei tre consiglieri comunali che allo stesso Zannini fanno riferimento: cioè Olga Diana, Francesco Sagliocco e Giovanni Innocenti.

Oddio, ci sarebbe il problema di votare sì dopo aver votato no. Ma da queste parti è una bazzecola, infatti sarebbe già pronta la messinscena, considerato che il sindaco pare abbia già riunito la giunta per rimescolare, rishakerare il bilancio, dando l’impressione che il documento sia cambiato rispetto a quello bocciato il 30 novembre. Ma i fondamentali del Bilancio sono gli stessi. Modificare, allora, qualche posta, aggiungendo uno spicciolo di qua e togliendolo di là significa solo apporre una foglia di fico di fronte a quella che è una vergogna istituzionale e politica, dato che in un posto normale uno che vota contro un Assestamento di Bilancio il 30 novembre, non vota per onore e dignità a favore dieci giorni dopo.

Insomma, Diana, Innocenti e Sagliocco hanno un solo modo per cambiare radicalmente ciò che hanno fatto la sera del 30: appellarsi al 71esimo emendamento, applicando l’aversan-casertan style, che così recita: a noi della dignità politica, della dignità personale non ce ne frega un tubo. Siamo qua per apparare i fatti nostri. Io, Innocenti, ad esempio, sono l’ossea manifestazione che la fedeltà (anzi, un certo tipo di fedeltà) paga, altrimenti non sarei stato assunto dal Consorzio Idrico. E quindi chissenefotte se qualcuno storce il naso, mica siamo a Washington, a Capitol Hill o alla Camera dei Comuni o a quella dei Lord in quel di Londra?

Ovviamente, di cosa si poteva parlare se non di una poltrona nell’incontro svoltosi a Napoli tra Zannini e il sindaco Golia? Il problema è sempre costituito da questo benedetto assessorato da riconoscere al gruppo. Dipendesse da Sagliocco: una, dieci, cento, mille Federica Turco. Magari si lavorerà su qualche altra ipotesi, ma poi si dovrà fare sempre i conti in consiglio, perché l’esito sarebbe comunque tutt’altro che scontato. Ad esempio, il presidente dell’Assemblea, Carmine Palmiero, si è astenuto; a nostro avviso, senza avere alcun obbligo morale di farlo, dato che la sua funzione istituzionale è una cosa, altra cosa è esprimere con il voto democratico il suo diritto ad una posizione di dissenso che arriva, per giunta, da una persona che ha investito su Golia con il quale ha percorso una lunga strada, fitta di impegni e giuramenti su un cambiamento che non si è neppure intravisto.

Perché quale cambiamento è quello di un sindaco che si va a genuflettere dinanzi a un consigliere regionale per salvare la poltrona? Beninteso, queste cose sono sempre successe. Alfonso Golia non sarà l’ultimo e non è stato il primo, ma se oggi mandassimo in onda alcuni suoi video ed interventi della campagna elettorale, lì sì che potremmo dire, potremmo affermare che la riproposizione in salsa normanna della canzone di Gianni Morandi, In ginocchio da te, rappresenta un unicum.

Se Palmiero vota no, se Forleo viene in consiglio, per quanto riguarda la posizione di Peppe Stabile, se è vero che ha avuto delle cortesie da Stefano Graziano, è anche vero che oggi deve stare attento, soprattutto per gli interessi iper-costituiti che il fratello Salvatore ha nella sanità attraverso il sindacato Fials, a non mettersi contro il presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero, il cui gruppo ha votato no e rivoterebbe no, quindi se si astenesse o addirittura non si presentasse, il conto non sorriderebbe comunque a Golia, il quale cadrebbe lo stesso. Ma è pur vero che in una situazione del genere la partita dei numeri vada considerata totalmente aperta.

I 4 voti che, tra astensioni e , mancherebbero ai 14 raccolti dai No il 30 novembre, sarebbero in parte compensati dal ricompattamento del gruppo di Oliviero, che riporterebbe la quota dei No da 10 a 12. E allora, tutto ballerebbe su una o due astensioni.

Considerazione finale. Il sindaco Alfonso Golia sta compiendo il tipico errore dei neofiti e di chi viene colpito vertigini per giunta ancor più dannosamente inavvertite quando si trova tra le mani qualcosa di grosso che non è stato costruito attorno ad una solidità culturale, ad una coscienza istituzionale, ad una sapienza del vivere e che dunque ritiene di essere fortissimo perché scambia i like per voti elettorali. Quando è del tutto evidente che, in caso di elezioni comunali, non gli verrebbe offerto di nuovo su un piatto d’argento il favore di contrapporgli candidati tanto deboli come quelli che ha potuto battere in scioltezza nel 2018.

L’ipotesi, pure ventilata, che possa essere lo stesso sindaco Golia ad evitare un ritorno in consiglio per un nuovo voto all’Assestamento di Bilancio diventa di complicata attuazione proprio perché la partita dell’approvazione o della definitiva bocciatura dell’Assestamento di Bilancio si giocherà su una presenza o su un’assenza nei banchi del gruppo di Zannini o in quello occupato abitualmente da Stabile. Perché saremmo seriamente sorpresi e non avremmo difficoltà ad applaudire questa iniziativa se senza problemi, con chiarezza e serenità, Stabile e Sagliocco manifestassero già oggi la loro intenzione, risparmiando alla città un ulteriore farsa a disdoro di un’istituzione già pesantemente screditata dagli anni di De Cristofaro e dagli ultimi due targati Golia.

Ma la nostra è una pura astrazione. Se ad Aversa ci fossero politici in grado di assumere posizioni non avendo il problema di doverle rivedere, ripensare un giorno sì e l’altro pure in base alla convenienza di una profferta, la città non verserebbe nelle condizioni in cui versa. Per cui, prepariamoci ad un’altra arlecchinata.